Per via della sedimentazione i bacini idrici perdono fino al 50% della loro capacità

Uno studio mette per la prima volta in evidenza la potenziale perdita di stoccaggio idrico delle dighe su scala globale a causa dei sedimenti: un problema noto, ma sempre sottovalutato. Si tratta di “un avvertimento su questa crescente sfida idrica globale con implicazioni potenzialmente significative per lo sviluppo”, scrivono i ricercatori.
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Roberto Russo 29 Marzo 2023

Quando i fenomeni climatici diventano estremi, attraverso intense ondate di calore, siccità e mancanza di precipitazioni, i bacini idrici scendono a livelli di rischio elevati. A questa situazione già d'emergenza si aggiunge un altro fattore di rischio: la sedimentazione.

Si tratta di un problema non da poco: i sedimenti lasciano sempre meno spazio all'acqua e ciò contribuisce a compromettere lo stoccaggio dell'acqua necessaria per lo sviluppo e l'irrigazione, l'energia idroelettrica e il controllo delle inondazioni.

Quanto è grave il problema? Secondo un studio (condotto dai ricercatori dell'Istituto per l'acqua, l'ambiente e la salute dell'Università delle Nazioni Unite, con sede in Canada) pubblicato sulla rivista Sustainability, alcune dighe potrebbero perdere fino al 50% della loro capacità di stoccaggio dell'acqua entro metà secolo.

Lo studio

La ricerca stima che la perdita di stoccaggio dovuta alla sedimentazione sia osservabile in oltre 47.000 grandi dighe in 150 Paesi. Lo studio definisce la sedimentazione dei bacini idrici “una sfida importante che deve essere affrontata”.

Lo studio non è certo il primo a suggerire che la sedimentazione sia un problema. Purtroppo è noto da decenni, anche se i ricercatori sostengono che  sia stato ampiamente ignorato. Lo studio in questione è, comunque, è il primo a valutare la potenziale perdita di stoccaggio su scala mondiale.

Il problema della sedimentazione dei bacini idrici

I dati evidenziano che entro il 2050 le principali dighe del mondo avranno perso più di un quarto della loro capacità di stoccaggio. I risultati variano a seconda della regione e del Paese, con le dimensioni e l'età delle dighe come fattori più importanti.

Si prevede che L'Europa, con migliaia di dighe obsolete, abbia già perso il 19% della propria capacità di stoccaggio, che salirà al 28% nei prossimi 30 anni.

Gli Stati Uniti subiranno la seconda più grande perdita di stoccaggio nelle Americhe dopo Panama: viene calcolata una riduzione del 34% delle sue 7.469 grandi dighe entro il 2050.

In Africa, dove la costruzione di dighe è più recente, si prevede una perdita di stoccaggio del 17% entro il 2030 e del 24% entro il 2050. La nazione più colpita sarà l'arcipelago delle Seychelles, che possiede due grandi dighe costruite circa mezzo secolo fa. Si prevede che queste dighe perderanno metà della loro capacità di stoccaggio entro il 2050 a causa dell'insabbiamento.

La regione Asia-Pacifico, che è quella con il maggior numero di dighe al mondo, dovrebbe aspettarsi una perdita di capacità di circa il 23% entro la metà del secolo, meno di altre regioni. Le perdite maggiori si registreranno in Giappone, che ha già perso il 39% dei suoi bacini idrici e la percentuale salirà al 50% entro il 2050. Dopo il Giappone, seguono Azerbaigian (24%), Israele (24%), Kazakistan (20%) e Afghanistan (20%).

Come risolvere il problema?

I ricercatori puntano sul dragaggio, ma avvertono che è costoso e temporaneo. Un'opzione più economica potrebbe essere la rimozione dei sedimenti, che però può avere “impatti negativi significativi a valle”. Un'opzione migliore sarebbe quella di deviare i flussi intorno alla diga utilizzando un canale separato. C'è un'altra opzione. “Anche la rimozione completa delle dighe, comprese quelle piene di sedimenti, è una pratica da valutare” commentano i ricercatori. “La rimozione delle dighe può riportare i fiumi al loro stato naturale e ripristinare il trasporto naturale dei sedimenti”.

Nessuna delle soluzioni è facile, economica o rapida, per questo i ricercatori sperano che il loro studio possa stimolare l'azione. “Ciò che è importante sottolineare è che l'entità complessiva delle perdite di stoccaggio dell'acqua dovute alla sedimentazione è piuttosto preoccupante”, affermano gli studiosi, soprattutto perché “si aggiunge all'elenco dei problemi di sviluppo idrico che il mondo deve già affrontare e che non è stato in grado di risolvere”.