Perché Coca-Cola come sponsor della Cop27 è un problema

Secondo Greenpeace, Coca-Cola è uno dei più grandi produttori di plastica al mondo. Per il movimento Break Free From Plastic è il primo responsabile di questa forma di inquinamento. Ma non solo. Lo scorso anno ha accettato di sponsorizzare un’iniziativa patrocinata dal presidente del Brasile, Jair Bolsonaro. Questa Cop non parte sotto i migliori auspici.
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Giulia Dallagiovanna 7 Ottobre 2022

"Sempre bello vedere come le COP vengano finanziate dalle aziende che causano la crisi climatica! E non è la prima volta. Come faranno i paesi a prendere impegni seri per uscire dai combustibili fossili, se lo sponsor è uno dei principali acquirenti dell'industria fossile?" si chiedono i Fridays for Future sulla loro pagina Facebook. Il riferimento è all'annuncio di uno dei principali sponsor della Cop27: Coca-Cola. Proprio così, l'accordo è stato firmato direttamente dal governo egiziano con tanto di cerimonia ufficiale, alla presenza del ministro degli Esteri, Ahmed Rady. Secondo Greenpeace, Coca-Cola è tra le multinazionali che producono più plastica al mondo e la sua attività contribuisce a "peggiorare la crisi climatica".

La Conferenza delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico è una riunione annuale in cui si incontrano i delegati dei 196 Paesi che hanno aderito alla Convenzione Quadro sui cambiamenti climatici (UNFCCC). Non di rado intervengono anche altre personalità, come leader politici, figure di spicco dell'attivismo ambientale o del mondo dell'imprenditoria. Lo scopo di queste due settimane di tavoli di lavoro e discussioni è quello di individuare strategie comuni da adottare per mitigare gli effetti della crisi climatica. Tutto questo il prossimo novembre, a Sharm El Sheikh, si svolgerà sullo sfondo del greenwashing. Come d'altronde era già accaduto lo scorso anno a Glasgow, che "vantava" come sponsor niente meno che Unilver, multinazionale britannica che annovera tra i suoi marchi di cibi già pronti e di detergenti per la casa. Nel report di Greenpeace, Unilever e Coca-Cola siedono una accanto all'altra.

"Coca-Cola produce 120 miliardi d ibottiglie di plastica usa e getta all'anno"

Sotto l'annuncio pubblicato su Instagram dalla pagina ufficiale di Cop27, i commenti si sprecano: "Perfetto, nel caso qualcuno nutrisse ancora speranze per questa Cop…"; "Cioè…sul serio? E non solo, lo comunicate pure sui social, come fosse qualcosa di cui andare fieri! Siete così fuori dalla realtà?"; "Il greenwashing al suo meglio".

"È da più di 4 anni che Coca-Cola risulta il primo responsabile dell'inquinamento da plastica, ha commentato Emma Priestland, coordinarice di Break Free From Plastic, un movimento globale che riunisce ong e attivisti. – Coca-Cola produce 120 miliardi di bottiglie di plastica usa e getta all’anno e il 99% della plastica è prodotto da combustibili fossili, peggiorando sia la crisi della plastica che quella climatica. È incredibile che a una multinazionale così legata agli idrocarburi venga permesso di sponsorizzare un incontro sul clima di tale importanza".

Ma non è tutto. Lo scorso anno Coca-Cola ha accettato di sponsorizzare l'iniziativa "Adotta un parco", che avrebbe lo scopo di proteggere la Foresta Amazzonica. Peccato che il programma sia stato lanciato dal presidente del Brasile, Jair Bolsonaro, che durante la sua legislatura ha visto battere tutti i record di deforestazione. Un'operazione di greenwashing diretta dal governo. Infine, un'inchiesta pubblicata nel 2008 su Internazionale accusava la multinazionale di essere coinvolta nell'omicidio di alcuni espondenti dei sindacati dei lavoratori in Colombia.

"Chi ha firmato l'accordo deve quanto meno riconoscere che siamo di fronte a un problema – ha dichiarato John Hocevar, direttore della Campagna Oceani di Greenpeace Usa. – oppure spiegarci come pensano di raggiungere gli obiettivi climatici senza bloccare l'inquinamento provocato dallo sponsor. Questa partnership svaluta l'intero scopo dell'evento".

Coca-Cola dal canto suo ha promesso di voler abbracciare la lotta contro la plastica negli oceani e di voler ridurre del 25% le loro emissioni entro il 2030, per arrivare a un net zero nel 2050.