Perché l’Unione europea ha vietato le etichette anonime di succhi e marmellate

Dal Parlamento UE arriva lo stop ai prodotti che non presentano un’etichetta specifica: nello specifico si tratta di succhi e marmellate.
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Francesco Castagna 15 Dicembre 2023

Da ora in poi non troverai più succhi o marmellate senza che ci sia indicata la provenienza. C'è lo stop da parte di Bruxelles, che introduce il nuovo obbligo di indicare la provenienza della frutta utilizzata per questi prodotti, in cui è prevista una regolamentazione anche per il miele: "vengono rese ancora più trasparenti le etichette con l’indicazione delle percentuali dei mieli provenienti dai diversi Paesi nelle miscele", questo è quel che emerge da un comunicato della Coldiretti, che commenta la Direttiva Breakfast, appena approvata in Parlamento UE.

"Un passo importante fortemente sollecitato dalla Coldiretti impegnata da anni nel percorso di trasparenza dell’informazione ai consumatori sull’origine degli alimenti portati a tavola, a tutela della libertà di scelta", ha affermato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini.

Spesso i prodotti che non contengono il luogo di provenienza sono realizzati con pratiche insostenibili e che fanno male all'ambiente. Fino ad ora quindi la provenienza non era obbligatoria per questi prodotti, questo espediente spesso viene utilizzato dalle aziende al di fuori dell'Unione europea per nascondere i dettagli riguardanti il rispetto dell’ambiente, del lavoro e della sicurezza alimentare, che i Paesi comunitari sono tenuti invece a rispettare, secondo il principio di reciprocità.

Non solo un danno per l'ambiente, ma anche economico. Il nostro Paese infatti, secondo l'analisi Coldiretti su dati Istat, è il secondo produttore europeo di frutta. Le perdite sulla produzione però sono state enormi: a causa delle importazioni di prodotti poco sostenibili, l'Italia ha dovuto dire addio a cento milioni di piante da frutta negli ultimi 15 anni: uva da tavola, ciliegie, arance e clementine.

La nuova direttiva quindi si inserisce in un percorso che è iniziato nel 2000 e ha previsto l’obbligo di indicare la provenienza della carne bovina, latte, passata di pomodoro, formaggi, salumi, riso e pasta. A partire dal 2025 invece sarà vietato vendere anche frutta o verdura in busta, oltre a noci, mandorle, nocciole e altra frutta secca: agrumi, fichi e uva. Il prossimo alimento che sarà coinvolto dalla direttiva europea sarà il grano impiegato per diversi usi: nel pane, nella farina, nei dolci e biscotti e degli ingredienti utilizzati nei gelati.

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