Perché mangiare una banana prima di andare a letto può aiutarti a dormire meglio

Secondo la scienza, mangiare una banana prima di andare a letto può aiutare a conciliare il sonno: i nutrienti presenti in questi frutti in qualche modo riescono a interagire co il nostro corpo aiutandolo a riposare e a migliorare la qualità delle ore notturne.
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Kevin Ben Alì Zinati 22 Maggio 2024
* ultima modifica il 22/05/2024
In collaborazione con la Dott.ssa Silvia Soligon Biologa nutrizionista

Mangiare una banana la sera prima di andare a letto sembra poterti aiutare a dormire bene. E il merito risiederebbe in alcuni dei nutrienti contenuti al loro interno che giocherebbero un ruolo positivo nella qualità del tuo sonno.

Dormire poco capita. Così come coricarsi, chiudere gli occhi per qualche ora e poi restare svegli con lo sguardo fisso e rivolto al soffitto senza più riuscire ad addormentarti. Non preoccuparti: è normale. Soffrire di insonnia è una condizione davvero molto diffusa che colpisce circa un terzo degli italiani adulti. Per il 10% di loro, inoltre, si tratta di un problema persistente.

Nella maggior parte dei casi, l’insonnia comunque è trattabile. Esistono diversi farmaci in grado di conciliarti il sonno anche se, come puoi facilmente intuire, la «medicina» migliore consiste nel modificare il proprio stile di vita verso abitudini più equilibrate e sane. Eliminando, per esempio, le fonti di stress.

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Hai mai provato, però, a gestire la tua insonnia con l’alimentazione? Anche scelte alimentari corrette possono aiutare a riconquistare una buona qualità del sonno.

Evitare cibi difficili da digerire o lasciar trascorrere abbastanza tempo tra il pasto e il sonno sono piccoli accorgimenti che potrebbero davvero aiutarti, soprattutto se dovessi soffrire di reflusso gastroesofageo.

Accanto ai cibi da evitare ce ne sono alcuni tuttavia invece che dovresti far rientrare nella tua dieta. È il caso delle banane.

Perché le banane conciliano il sonno

La scienza nel tempo si è resa conto che i nutrienti contenuti nelle banane aiutano davvero a conciliare il sonno. Uno di questi è il triptofano. “Si tratta dell’aminoacido precursore della serotonina: quella sostanza utilizzata dall’organismo per produrre la melatonina, l’ormone che ha il compito di regolare il ritmo sonno-veglia ci ha spiegato la dottoressa Silvia Soligon, biologa nutrizionista, sottolineando poi che in condizioni normali la melatonina tende ad alzarsi a fine giornata, poco prima di addormentarci per diminuire poi al mattino, lasciando spazio al cortisolo, un’altra sostanza che invece «accende» l’organismo.

Assumere buone dosi di triptofano attraverso l’alimentazione può quindi favorire un buon funzionamento del meccanismo sonno-veglia.

Questa sostanza, tuttavia, avrebbe un limite intrinseco. “Per funzionare – ha continuato la dottoressa Soligon – deve arrivare nel cervello oltrepassando la barriera ematoencefalica e questo passaggio è meno efficiente quando ci sono altri aminoacidi neutri a contrastarlo”. 

Per avere abbastanza triptofano nel cervello da innescare una buona sintesi di melatonina, quindi, è chiaro che nell’organismo dev’essercene una quantità sufficiente per competere con gli altri aminoacidi. “Aumentare il consumo di triptofano quindi potrebbe aiutare a dormire meglio. E le banane possono esser utilizzati in questo senso”. 

L’altro «segreto» della banana come medicina per il sonno è il magnesio. Ovvero quel macroelemento convolto tanto nello sviluppo quanto nella gestione dello stress.

“Il magnesio e lo stress vivono un rapporto simile a un circolo vizioso. Dosi ridotte di magnesio, infatti, promuovono lo stress ma allo stesso tempo è lo stress che causa un riduzione dei livelli di magnesio nell’organismo. L’unico modo per tenere l’equilibrio è assumere dosi sufficienti di magnesio” ha spiegato la biologa, secondo cui la banana può rappresentare un cibo sano e in grado di non farci andare in carenza di questo macronutriente.

Il triptofano è l’aminoacido precursore della serotonina, la sostanza da cui si origina la melatonina, l’ormone che regola il ritmo sonno-veglia

Tra gli altri componenti estremamente utili e benefici contenuti nelle banane c’è anche la vitamina B6. Appartenente al gruppo vitaminico B, è una delle sostanze coinvolte nel metabolismo di proteine, carboidrati e grassi, nella formazione dell’emoglobina (la sostanza che trasporta l’ossigeno ai tessuti) ma anche nella sintesi della serotonina.

“Sebbene in dosi davvero basse e insufficienti a colmare l’intero fabbisogno giornaliero, le banane contengono anche vitamina B6. Un confronto tra diversi studi scientifici sembra suggerire che questa sostanza potrebbe effettivamente aiutare a dormire”.

Secondo la dottoressa Soling, poi, l’attenzione andrebbe posta anche sulla concentrazione di fibre e carboidrati presenti nelle banane. “Questo frutto possiede tanti carboidrati, molti sono zuccheri semplici e altri carboidrati complessi, oltre a una buona dose di fibre. Questi macronutrienti promuovono il buon sonno perché sembrano favorire il rapporto tra il triptofano e gli altri aminoacidi nel cervello”.

Mangiare la banana di sera fa male?

La revisione della letteratura scientifica offerta dalla dottoressa Soligon dimostra effettivamente che la banana, così come altri alimenti ricchi di queste sostanze, può effettivamente aiutare a migliorare la qualità del proprio sonno.

Allo stesso tempo, tuttavia, offre anche lo spunto per ripensare in maniera più ampia il ruolo di questo frutto all’interno della nostra alimentazione. “La banana è ricca di zuccheri semplici e possiede un indice glicemico elevato, caratteristiche che spesso la rendono un cibo da cui guardarsi – ha chiosato la biologa nutrizionista – Se guardiamo con più attenzione però, possiamo osservare che le banane possono offrire grossi benefici per la nostra salute, anche verso una miglior qualità del sonno”. 

Il segreto, ha concluso la dottoressa Soligon, non è dunque allontanarsi dal cibo o privarsi di alcuni cibi. “Semmai è importante mangiare un po’ di tutto ma in maniera equilibrata.

Le informazioni fornite su www.ohga.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.