
Una marea nera larga oltre 3 chilometri e mezzo nel golfo di Manila, nelle Filippine. È quello che ha riferito la Guardia Costiera dopo che all’1:10 nella notte del 25 luglio la petroliera MT Terra Nova che trasportava 1,4 milioni di litri di carburante industriale è affondata al largo di Limay, riversando parte del carico in mare.
Il ministro dei trasporti Jaime Bautista ha dichiarato che si sta tentando di contenere la perdita e ritrovare l’unico disperso dell’equipaggio (16 su 17 sono stati già soccorsi), ma le operazioni rese difficili dal forte vento e dal mare mosso a causa del tifone Gaemi. Non sarebbe il primo effetto spiacevole del tifone, visto che le piogge monsoniche e il vento nei giorni scorsi hanno provocato la morte di 13 persone e migliaia di sfollati nel Paese.
Condizioni meteo che avrebbero potuto incidere anche sulle dinamiche dell’incidente della MT Terra Nova, stando a quando dichiarato dalla guardia costiera, che ha iniziato un'indagine per ricostruire la vicenda in modo dettagliato. L'unica cosa che sembra essere certa, secondo le autorità, è che la petroliera affondata non avrebbe violato "le regole di navigazione in caso di maltempo", perché al momento della sua partenza dal Porto non era stato emesso alcun avviso pubblico di tempesta.
Quello avvenuto nelle Filippine, purtroppo, non è che l’ennesimo incidente di questo tipo. Un episodio simile si è verificato a marzo 2024, in Giappone, dove una petroliera sudcoreana che trasportava quasi mille tonnellate di acido acrilico si è ribaltata. O ancora, sempre nelle Filippine, la vicenda della Princess Empress del 2023, la petroliera che che trasportava circa 800mila litri di petrolio e che si capovolse al largo di Naujan, a sud-est di Manila, sversando il carico in mare e inquinando le coste di quattro province. In quel caso alcuni dirigenti della società sono stati incriminati per disastro ambientale.
Per capire quanto disastri come questo possano essere impattanti sul lungo periodo, ti basta pensare a quello della Deepwater Horizon, la piattaforma petrolifera che esplose il 20 aprile del 2010 nel golfo del Messico, rilasciando in mare circa 500 milioni di litri di Petrolio. È stato uno dei maggiori disastri ambientali della storia.
Dopo 14 anni, stando a quanto riportato da studi e ricerche, alcune specie sono riuscite a riprendersi, altre sono ancora in difficoltà.
Nonostante quello della MT Terra Nova non sia il primo incidente di questo tipo nelle Filippine, il Paese rientra tra i 17 “megadiversi” del mondo, ovvero quei Paesi classificati dall’UNEP, Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente, come i più ricchi di biodiversità del Pianeta per numero di specie vegetali e animali al suo interno.
L’ inquinamento da petrolio rappresenta una tra le forme più gravi di contaminazione dell’ambiente marino. Questo perché, una volta arrivato in mare, si estende sulla superficie dell’acqua creando una macchia scura e oleosa, responsabile della morte di numerosi organismi. Quelli che non muoiono assimilano le sostanze tossiche che, attraverso la catena alimentare, arrivano ad altri animali e anche a noi.
Sono danni difficilmente reversibili, per questo è importante mobilitarsi subito per cercare di contenere la perdita e fare un quadro generale della situazione e della direzione in cui si muove.