Petroliera con 750 tonnellate di gasolio affondata al largo della Tunisia: si cerca di evitare il disastro ambientale

La petroliera Xelo si è inabissata lo scorso sabato nelle acque tunisine del Golfo di Gabes, in un’area molto frequentata dai pescatori. Ora diversi Paesi, compresa l’Italia, stanno offrendo aiuti per prevenire le fuoriuscite di carburante ed evitare la catastrofe ambientale.
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Martina Alfieri 19 Aprile 2022

Da alcuni giorni nel Mar Mediterraneo si sta rischiando la catastrofe ambientale: lo scorso sabato 16 aprile 2022, al largo delle coste della Tunisia, è affondata la petroliera Xelo, che trasportava un carico di 750 tonnellate di gasolio. Le dinamiche dell’accaduto sono ancora poco chiare, ma l’Italia è stata tra i primi Paesi a offrire il suo aiuto alla Marina militare tunisina per prevenire sversamenti di gasolio nel mare.

La petroliera protagonista dell’incidente stava viaggiando con il suo carico di gasolio tra l’Egitto e Malta quando, nella notte tra il 16 e il 17 aprile, si è inabissata a 7 km dalla costa, nelle acque del Golfo di Gabes. Pare che la sera precedente avesse chiesto di poter entrare nelle acque tunisine a causa delle cattive condizioni meteorologiche. I sette membri dell’equipaggio sarebbero riusciti a evacuare e a mettersi in salvo prima che la nave affondasse. Al momento, però, non è ancora accertato se ci siano state o meno fuoriuscite di gasolio:

Non sappiamo se ci sia stata o no una perdita di idrocarburi. Non è che si può entrare in casa degli altri se non si è chiamati. Soprattutto se gli altri ritengono di potersela cavare da soli. Certo che siamo entrati in allarme da subito. E pochi minuti dopo eravamo già pronti a partire. I nostri sono stati bravissimi. L’ammiraglio Caligiore, capo del Reparto Marino Ambientale mi ha informato quasi minuto per minuto. Si sono messi tutti a disposizione. Hanno svolto un lavoro encomiabile. Perché ogni minuto può fare la differenza”, ha dichiarato il Ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani al Corriere.it.

La Marina Militare italiana è in contatto costante con la Marina Militare tunisina nella speranza di contribuire a evitare una catastrofe ambientale che avrebbe ricadute ecologiche anche per il nostro Paese, che finora ha messo a disposizione due navi, mezzi aeronavali e anche un drone subacqueo per supportare le autorità di Tunisi nel monitoraggio delle perdite.

Sempre secondo il Corriere, inoltre, ci sarebbero ancora diverse questioni da chiarire riguardo all'accaduto, a partire dalla nazionalità della nave affondata. La grande petroliera di 58 metri sarebbe registrata presso l’Ais (Automatic Identification System) come Xelo, battente bandiera della Guinea Equatoriale – informazione riportata anche dalla maggior parte della stampa – mentre nel registro dell’Organizzazione Marittima Internazionale (Imo) risulterebbe invece chiamarsi Melo, con bandiera del Camerun. Anche rispetto alla minaccia ambientale, alcune fonti ufficiali affermano che non sono avvenuti sversamenti, mentre altre dichiarano che le perdite ci sono state, sebbene non rappresentino ancora un rischio per la biodiversità.

Gli ambientalisti, e in particolare il WWF, stanno inoltre manifestando preoccupazione sulle attività di pesca che riguardano l’area in cui la nave è affondata, frequentata da circa 600 pescatori. In queste ore, oltre a monitorare la situazione e contenere i danni, sarà fondamentale informare gli operatori del settore ittico ed evitare che si avvicinino all’area colpita e potenzialmente contaminata da sostanze inquinanti, che potrebbero, attraverso il pesce, raggiungere anche l'uomo.