Phyllis Omido e la sua battaglia per il diritto alla salute e contro l’inquinamento da piombo in Kenya

La lunga battaglia di una Erin Brockovich africana contro una fonderia che inquina il territorio con pericolose sostanze tossiche, tra cui il piombo. Questa è la storia di una donna che vuole fortemente che il diritto di salute sia garantito a tutti.
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Gaia Cortese 20 Novembre 2018

La chiamano la Erin Brockovich africana. Lei è Phyllis Omido, avvocata di Mombasa, in Kenya. Il dibattimento contro la Metal Refinery EPZ, attualmente in corso presso il tribunale di Mombasa, è iniziato lo scorso marzo, e si deve esclusivamente a questa donna. Phyillis Omido vive nel quartiere di Owino Uhuru, una delle borgate più povere intorno alla città di Mombasa.

Nel 2009 Phyllis viene assunta dalla EPZ per occuparsi delle relazioni con la comunità e il suo primo incarico è proprio quello di preparare un rapporto sull'impatto ambientale dello stabilimento. I dati raccolti rivelano ben presto che il denso fumo nero che esce dai camini della fonderia è pieno di sostanze tossiche, e in particolare, di piombo. Anche i reflui liquidi della EPZ vengono scaricati, senza essere trattati in alcun modo, direttamente nei corsi d'acqua del territorio. Nella relazione finale consegnata alla direzione aziendale, Phyllis consiglia di trasferire la fabbrica il più lontano possibile dai quartieri abitati, ma l'azienda ignora completamente la richiest. Nel frattempo il bambino di pochi mesi di Phyllis si ammala: febbri violente e continue di cui non si capisce la causa, fino a che non si inizia a pensare all'inquinamento da piombo. Gli esami del sangue confermano l'ipotesi: il bambino ha nel sangue livelli altissimi di piombo, presumibilmente assorbiti attraverso il latte materno.

L’amministrazione pubblica di Owino Uhuru porta l’acquedotto alla borgata, il prezzo dell’acqua è troppo caro per la maggior parte degli abitanti.

Il figlio di Phyllis non è l'unico a stare male, altri bambini dell'abitato, sottoposti ai test clinici, risultano avvelenati. E' a questo punto che la donna si licenzia dall'EPZ e fonda un gruppo indipendente, il Center for Justice, Governance and Environmental Action, per iniziare la battaglia nei confronti della fonderia. Non sono solo i bambini ad essere stati avvelenati, anche i dipendenti della EPZ, sprovvisti di protezioni adeguate, lavorano piombo e altre sostanze tossiche a mani nude, e le conseguenze non sono difficili da immaginare. Iniziano a morire i pesci degli stagni e le galline che razzolano per le strade del quartiere. A questo punto gli elementi necessari per intentare una causa e ottenere la chiusura della fonderia ci sono tutti.

Ha inizio una complessa class action che porta la fonderia di piombo a chiudere nel 2014. Restano però contaminati acqua e terreno e resta il piombo nel sangue degli abitanti di questo paese. Adulti e bambini continuano ad ammalarsi, diverse donne hanno seri problemi di fertilità e il numero degli aborti spontanei e delle morti post-nascita è molto elevato. L'amministrazione pubblica ha portato acqua potabile alla borgata, che però ha un costo e non tutti se la possono permettere. Nel dibattimento in corso i querelanti chiedono la bonifica del territorio e 1,6 mliardi di scellini kenyani (13 milioni di euro circa) come risarcimento. Resta il problema dell'accesso ai medicinali non disponibili per tutti gli abitanti e il desiderio di tornare alla qualità di vita di un tempo.

Nel 2015 Phyllis Omido, ha ricevuto il Goldman Environmental Prize, il premio ambientale della Fondazione Goldman, conosciuto anche con il nome di Nobel verde. Per l'avvocata, non solo quella fonderia non avrebbe mai dovuto essere autorizzata, ma è fondamentale che sia confermato il diritto dei cittadini di capire cosa succede a pochi centinaia di metri dalla loro casa, perchè il diritto alla salute è di tutti.