Più di 20 ore in sala operatoria per rimuovere un tumore: a Padova l’intervento-maratona che ha salvato un uomo di 36 anni

Un uomo di 36 anni era affetta da plurime masse tumorali al peritoneo, per salvare da un intervento considerato estremo, i chirurghi dello IOV di Padova l’hanno sottoposto a un intervento-maratona di rimozione delle masse e di parte dell’intestino durato oltre 20 ore spalmate su due più giorni.
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Kevin Ben Alì Zinati 11 Settembre 2023
* ultima modifica il 11/09/2023

Di futuro ce n’è, eccome. A cambiare le sorti di una diagnosi infausta e il destino di un uomo di 36 anni affetto da plurime masse tumorali al peritoneo e trattato con successo ci hanno pensato i chirurghi dell’Istituto Oncologico Veneto.

Ci hanno impiegato più o meno 20 ore: quelle necessarie per portare a termine un delicatissimo intervento di rimozione dei tumori, resecare l’intestino, effettuare un trattamento chemioterapico loco-regionale associato all’ipertermia e salvare la vita al paziente.

A dire la verità, gli interventi sono stati due, eseguiti a due giorni di distanza per permettere al paziente di ristabilirsi. Ma andiamo con ordine.

Tutto è iniziato lo scorso mese di marzo quando al pronto soccorso giunge un uomo in condizioni davvero critiche. Il tumore al peritoneo di cui soffriva ormai da tempo si era diffuso al punto che aveva invaso diversi visceri.

Gli sguardi dei chirurghi veneti a un certi punto si sono incrociati perché la situazione era chiara, e drammatica: difficilmente l’uomo sarebbe stato curabile con la chirurgia. Rimanevano insomma poche chances.

L’équipe di Chirurgia oncologica delle vie digestive diretta dal dottor Pierluigi Pilati ha comunque cominciato a studiare il caso, valutando opzioni, rischi e benefici. E alla fine, decide comunque di operare.

L’intervento prende avvio un venerdì mattina e va avanti per oltre 14 ore. Tanto è servito per eradicare gran parte delle masse tumorali al peritoneo e resecare più parti dell’intestino.

La patologia però era molto diffusa così in corso d’opera i chirurghi hanno preferito, in accordo con l’anestesista, spezzare il trattamento chirurgico. Una pausa di due giorni insomma, per consentire al paziente di stabilizzarsi.

Il lunedì immediatamente successivo, l’uomo è tornato in sala operatoria per altre 5 ore e mezza, durante le quali i medici l’hanno sottoposto alla chemioterapia a 42°C, è la cosiddetta ipertermia. Una tecnica che mira a colpire le cellule tumorali esponendole a temperature molto alte in modo da danneggiarle in modo ancora più preciso.

“Lo IOV mi ha dato speranza, mi ha fornito una prospettiva: mi sono trovato molto bene sia a livello sia chirurgico sia di disponibilità di tutti coloro che si sono avvicendati attorno a me – ha raccontato l’uomo, che oggi è in buone condizioni generali e ha una prognosi soddisfacente – L’intervento è stato molto complesso e anche il post-operatorio è stato molto impegnativo; adesso sto vedendo la fine del tunnel e non posso che ringraziare lo IOV e la mia famiglia, la cui presenza è stata fondamentale”.

Fonte | Istituto Oncologico Veneto

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