Plastica in mare, l’Ue ha bisogno di un piano per ripulire i fiumi e ridurre i rifiuti della pesca

Il Parlamento europeo, votando a favore della risoluzione proposta dall’eurodeputata Catherine Chabaud, invita la Commissione e gli Stati Membri ad adottare un piano d’azione per gestire, da una parte, l’inquinamento da plastica nei fiumi e, dall’altra, favorire l’economia circolare nel settore della pesca.
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Federico Turrisi 31 Marzo 2021

Una delle principali minacce per la fauna marina, lo sappiamo, è il cosiddetto marine litter, ovvero l'inquinamento da rifiuti solidi (soprattutto di plastica) che per biodegradarsi impiegano anche secoli. E il problema riguarda anche i pescatori – si stima che il settore della pesca perda tra l'1 e il 5% delle sue entrate a causa dell'inquinamento marino – e tutti noi consumatori, che ogni giorno rischiamo di ingerire inconsapevolmente microplastiche.

A dirlo non è un'associazione ambientalista, ma il Parlamento Europeo, che lo scorso 25 marzo ha approvato con 646 voti a favore, 3 contrari e 39 astensioni, la risoluzione proposta dall'eurodeputata francese Catherine Chabaud. In sostanza, la richiesta alla Commissione Europea è quella di elaborare, in concerto con i Paesi membri dell'Ue, un piano d'azione per contrastare il marine litter, in particolare su due fronti. Da una parte, c'è la questione della plastica nei fiumi. Basta un dato per far riflettere: circa l'80% dei rifiuti marini proviene dalla terra, ragion per cui è importante studiare metodi per intercettare la plastica nei corsi d'acqua prima che raggiunga la foce e poi si disperda in mare aperto.

L'altro ambito su cui si gioca questa fondamentale partita è invece la pesca. Attualmente nell'Unione Europea soltanto l'1,5% degli attrezzi da pesca viene riciclato e una percentuale non precisata si perde in mare. Il fenomeno delle cosiddette "reti fantasma" ha un forte impatto sulla fauna marina, come tartarughe e cetacei, che rischiano di rimanere impigliati o di ingerire delle vere e proprie matasse di nylon ed esche.

Per questo motivo, il Parlamento esorta la Commissione ad accelerare anche sullo sviluppo di un'economia circolare in questo settore, partendo dall'eliminazione graduale (phase out, in inglese) degli imballaggi in polistirene espanso sui pescherecci e nelle pescherie e migliorando i canali di raccolta e riciclo dei rifiuti marini. Non ultimo, aggiunge l'Europarlamento, la comunità europea dovrebbe dare impulso anche alla ricerca sui materiali sostenibili per gli attrezzi da pesca, in maniera da ridurre sempre di più l'impatto sull'ambiente.