Profumo di bucato: quella fragranza che sa di pulito e sole

Un profumo inconfondibile, identificabile in una sola immagine: un panno steso ad asciugare al sole e al vento. Un profumo che sa di pulito e di raggi di luce, per il quale esiste una spiegazione chimica, scoperta di recente da una giovane ricercatrice italiana.
Entra nel nuovo canale WhatsApp di Ohga
Rubrica a cura di Sara Del Dot
22 Giugno 2020

Un lenzuolo bianco ondeggia leggermente appeso a un filo, su un balcone, in un prato, sotto la luce del sole. È un’immagine che, in un modo o nell’altro, abbiamo tutti nel cuore. Forse ci ricorda la nostra infanzia, forse le vacanze trascorse in campagna, forse ci ricorda mattinate stanche e giochi all’aperto. Soprattutto, di quell’immagine riconosciamo benissimo il profumo. Quell’odore di bucato appena fatto, di panni puliti, di raggi solari, di benessere, serenità e famiglia. È un odore celebre, che nella storia è stato cantato, narrato, amato.

Ora, è stato anche studiato. E compreso. Eh già, perché il classico profumo di bucato non è composto solo di poesie e bei ricordi. È una fragranza che trattiene in sé una spiegazione chimica, che coinvolge acqua, sole e alcune molecole che sono presenti anche in tanti altri profumi. A scoprirlo, è stata una giovane ricercatrice italiana.

Si chiama Silvia Pugliese, ha 29 anni ed è una chimica. Assieme a un team di ricercatori dell’Università di Copenhagen, Silvia ha studiato il fenomeno del particolare profumo di panni stesi per scoprirne quell’essenza che anche lei, come tanti altri, si porta dentro da quando era bambina.

Nello studio, i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Environmental Chemistry, Silvia e i suoi colleghi hanno lavorato con diversi bucati, sia su un terrazzo dell’università sia all’interno di un ufficio. Gli scienziati hanno utilizzato degli asciugamani di cotone IKEA, lavandoli in acqua ultra pura tre volte e mettendoli ad asciugare ogni volta in tre differenti posti: all’aria sotto al sole, all’ombra oppure in uno spazio chiuso. Una volta asciutti, li hanno chiusi in un sacchetto per 15 ore per poi analizzare le molecole sprigionate.

Alla fine, la scoperta. I panni stesi all’aperto, probabilmente per il contatto con l’ozono, sprigionano alcune sostanze, nello specifico aldeidi e chetoni, gli stessi che si trovano anche in alcune fragranze naturali ben conosciute e che vengono usati anche nella realizzazione di molti profumi. Inoltre, sembra che i raggi del sole che colpiscono direttamente i tessuti possano innescare delle reazioni chimiche che trasformino molecole “normali” facendo loro generare il classico profumo di bucato.

Questo articolo fa parte della rubrica
Sono nata e cresciuta a Trento, a due passi dalle montagne. Tra mille altre cose, ho fatto lunghe passeggiate nel bosco altro…