Ultima Generazione imbratta Palazzo della Signoria a Firenze

Puniamo gli ambientalisti che imbrattano i monumenti, ma cosa stiamo facendo per la siccità?

Il Po ha raggiunto il suo record negativo. Oggi è agli stessi livelli del 4 giugno 2022, un anno drammatico dal punto di vista dalle risorse idriche. Ma il decreto siccità ancora non è in vigore. Intanto ci preoccupiamo di punire delle azioni di protesta che non hanno mai provocato danni a quadri, monumenti o edifici storici. Lo scopo è sfruttare le vie legali per reprimere il dissenso e continuare a finanziare il fossile.
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Giulia Dallagiovanna 14 Aprile 2023

Attraversare uno dei tanti ponti che collegano una sponda del Po all'altra è un'esperienza angosciante. Chi è stato abituato fin da piccolo a vedere il grande fiume uscire dagli argini e inodare i campi circostanti avverte una stretta al cuore di fronte al fondo ghiaioso e alle barche piegate per la mancanza d'acqua. ANBI ha certificato che il Po è al suo record negativo: 100 metri cubi al secondo in meno rispetto al minimo storico di aprile. Dati simili, lo scorso anno, vennero registrati solo il 4 giugno e il 2022 è già stato drammatico dal punto di vista della siccità. Il 2023 sarà sicuramente peggiore.

Che il Nord Italia sia rimasto senz'acqua è visibile anche a occhio nudo e lo è ormai da mesi. Chi ha scelto di andare a sciare ha faticato a trovare la neve, il Lago di Garda è talmente a secco che i turisti raggiungono le isole a piedi. Una situazione già chiara quando, il 25 settembre scorso, Giorgia Meloni è stata eletta presidente del Consiglio. Così come lo era quando, il 22 ottobre, l'attuale governo di destra si è insediato, nominando ministro dell'Ambiente Gilberto Picchetto-Fratin che solo poche ore prima aveva esultato convinto di essere diventato ministro della Pubblica amministrazione.

Eppure, nonostante le riserve idriche del nostro Paese siano sempre più a secco, abbiamo dovuto attendere fino al 6 aprile 2023 perché il decreto siccità vedesse la luce. "Non sono Mosè, non ho prosciugato io l'Adige" aveva ritenuto opportuno scherzare Meloni durante un intervento alla Camera.

Ad oggi il decreto non è ancora stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale, passaggio fondamentale affinché possa entrare in vigore e poi convertito in legge. Nel frattempo però il governo ha trovato il tempo di vietare i rave, vietare commercio e produzione di carne sintetica, discutere della purezza della lingua italiana e far passare in fretta e furia un disegno di legge "anti-imbrattamento" mirato a colpire soprattutto le azioni di disobbedienza civile dei movimenti ambientalisti.

Il provvedimento non è una novità. Va a integrare il ddl Franceschini-Orlando, introdotto lo scorso anno per punire "la distruzione, la dispersione, il deterioramento, il deturpamento, l’imbrattamento e l’uso illecito di beni culturali o paesaggistici". Voluto in particolare dalla Lega, l'ultimo ddl porta a 40mila euro (prima si fermava a 10mila) la multa per chi imbratta un bene artistico, pur senza arrecare danni, e a 60mila euro (contro i precedenti 15mila) quella per chi invece lo distrugge.

Ad oggi, non si ha notizia di danni provocati dalle azioni di Ultima Generazione e della campagna "Non paghiamo il fossile" di cui fa parte anche Scientist Rebellion. Come viene ripetuto ormai da mesi, la vernice utilizzata dagli attivisti è lavabile. Lo dimostra il video del sindaco di Firenze, Dario Nardella, che corre subito in soccorso degli idranti azionati contro la parete di Palazzo Vecchio ricoperta di arancione. Nel giro di poche ore, il muro è tornato pulito. L'indignazione invece non si è quietata: 5mila litri d'acqua ci hanno fatto sprecare, questi ambientalisti, recitava la maggior parte dei commenti. Nessuno si è chiesto come mai si sia subito fatto ricorso agli idranti invece che a metodi meno dispendiosi in termini idrici. Forse perché all'amministrazione Nardella quella soluzione piace: l'aveva già impiegata nel 2017 durante la sua lotta senza quartiere al bivacco dei turisti. Il sindaco di Firenze, in un anno in cui diversi comuni avevano dovuto imporre limitazioni all'uso domestico dell'acqua, aveva dato disposizione di bagnare gradinate e sagrati delle chiese affinché le persone non si sedessero.

Si può discutere dei metodi utilizzati da Ultima Generazione e della loro efficacia comunicativa. Ma un risultato lo hanno raggiunto: hanno fatto emergere tutta l'ipocrisia di una classe politica che di fronte alla crisi climatica si gira dall'altra parte. E lo fa con il tono paternalistico del ministro degli Esteri, Antonio Tajani, che durante il Vinitaly di Verona ha detto: "L'ambientalismo non può diventare la nostra nuova religione, che ci venga a dire che sopra a tutto c'è l'ambiente e magari ci si dimentica dell'uomo".

O di chi ricorda agli attivisti che vi sono altri luoghi, altre sedi dove portare la loro protesta. Come le Conferenze ONU sul Clima, ad esempio, che ogni anno riuniscono 196 Paesi per discutere di cambiamento climatico e possibili soluzioni. Alla Cop27 di Sharm el-Sheikh il ministro Fratin non ha aperto bocca, alla Cop15 sulla biodiversità non si è nemmeno presentato. Il presidente della Cop28 di Dubai è il sultano Ahmed al Jaber, CEO di Adnoc, il colosso petrolifero statale di Abu Dhabi. Gli organizzatori della Conferenza hanno già chiesto agli speaker di non criticare apertamente le grandi corporations. "Qual è l’alternativa alle azioni degli ambientalisti? Qualche ennesima conferenza in cui non si decide nulla?" ha chiesto in un video Matteo Saudino alias BarbaSophia.

Forse prima di correre in difesa dell'arte, dovremmo chiedere proprio a lei se si sia sentita minacciata. In questi giorni abbiamo contattato a stretto giro alcuni musei o spazi espositivi italiani che sono stati teatro dei blitz di Ultima Generazione. A proposito del gesto di due attivisti che a luglio 2022 si erano incollati alla Primavera di Botticelli, la Galleria degli Uffizi ci ha confermato: "nessun danno è stato arrecato all'opera grazie alla presenza della teca protettiva speciale". Stessa risposta in merito alla BMW M1 di Andy Warhol ricoperta di farina lo scorso novembre, mentre era in mostra alla Fabbrica del Vapore a Milano. Quando, il 14 ottobre 2022, I Girasoli di Van Gogh furono imbrattati con della zuppa di pomodoro, bastarono solo poche ore per poterli esporre di nuovo al pubblico. Il tempo di pulire il vetro, insomma.

Dal canto loro, musei e artisti hanno spesso offerto la propria solidarietà alle proteste, senza indignarsi troppo per i metodi utilizzati. Maurizio Cattelan, di fronte al suo Dito Medio in Piazza Affari ricoperto di vernice gialla, aveva dichiarato: "Il giallo è un colore che amo". Proprio nelle stesse ore in cui Matteo Salvini invocava la galera. E ancora, in occasione di un 8 marzo in cui il Dito era invece diventato fuscia, l'artista aveva commentato: "Il vandalismo quando è gratuito è violenza, ma se posso dare un dito a qualcuno per sensibilizzare su un tema importante come il rispetto delle donne, mi dispiace allora che manchino le altre quattro".

Circa un mese dopo il lancio del purè contro Il Pagliaio di Claude Monet, conservato al Museo Barberini di Postdam, ICOM (l'International Council of Museums, che riunisce i musei di tutto il mondo) aveva rilasciato un comunicato in cui sottolineava come: "La scelta dei musei come sfondo per queste proteste climatiche testimonia il loro potere simbolico e rilevanza nelle discussioni sull'emergenza climatica". E ancora: "ICOM ricorda la necessità di un'azione coraggiosa per ridurre le emissioni di carbonio e mitigare il riscaldamento globale. Il cambiamento climatico rappresenta una minaccia crescente per il patrimonio culturale, tangibile e immateriale, i musei e le loro collezioni, dai disastri naturali alle crescenti difficoltà nel mantenere le condizioni di conservazione a causa di condizioni meteorologiche estreme". La foto allegata al comunicato portava i credits di Just Stop Oil.

Contattato da Ohga, il presidente di ICOM e direttore del MUSE di Trento, Michele Lanziger, è stato ancora più esplicito: "Condivido la necessità di guardare a questo movimento e alle istanze che promuove con attenzione, andando a superare i forse troppo superficiali giudizi di totale rifiuto sui metodi adottati. La determinazione di operare nella piena reversibilità delle azioni ‘di imbrattamento' è stata confermata da alcuni rappresentanti del movimento in occasione di dialoghi informali".

Ma il sodalizio tra musei e attivisti è diventato ufficiale quando, l'8 febbraio 2023, nel Museo di Scienze naturali di Bolzano è stata inscenata un'azione di imbrattamento di comune accordo con il direttore David Gruber. Allo scopo di mostrarsi come alleati nella lotta contro la crisi climatica e la perdita di biodiversità, il museo ha permesso ad alcuni esponenti di Extinction Rebellion di ricoprire di vernice nera lavabile i vetri di un acquario. Gli Extinction Rebellion sono un movimento ambientalista nato nel 2018 e che per primo ha scelto la via della performance ad alto impatto visivo per sensibilizzare sui pericoli del riscaldamento globale. Nel 2019 alcuni di loro erano entrati alla National Gallery, si erano spogliati e versati addosso del liquido nero oleoso simile al petrolio: volevano protestare contro i fondi che la Galleria riceveva dalla BP Oil. Proprio dagli Extinction hanno preso forma Ultima generazione e la campagna Just Stop Oil.

Perché allora ci danno così fastidio quella vernice o quella zuppa? Forse perché ciascuno di noi, chi più chi meno, è cresciuto con un dogma che sanciva la sacralità dell'arte. Quella stessa ferma credenza per cui ammiriamo la Morte della Vergine di Caravaggio e storciamo il naso di fronte a una tela tagliata di Lucio Fontana. L'arte come qualcosa di immortale, che abbiamo abbiamo l'obbligo morale di tramandare ai nostri figli e ai figli dei nostri figli, facendo tutto il possibile affinché vi arrivi intonsa, immutata rispetto alla sua forma originale. È curioso che questo stesso pensiero non venga quando guardiamo al Pianeta.

Eppure proprio grazie agli attivisti che hanno rimesso l'arte al centro della loro protesta, le opere possono trovare nuova vita, diventare portatrici di un messaggio politico e sociale strettamente connesso all'attualità. "Che l’arte abbia un suo ruolo nella critica del proprio tempo non è cosa nuovaha commentato a tal proposito Fabio Fornasari, direttore artistico del Museo Tolomeo di Bologna. – Che non abbia semplicemente il ruolo di ornamento lo è altrettanto. L’arte non ha il solo attributo di generare la bellezza che ci intrattiene ma di farci pensare come genere umano all’interno di relazioni con i contesti, il nostro tempo, la società".

È davvero il timore di possibili danni al patrimonio artistico che ci porta a guardare con fastidio e indignazione le iniziative di Ultima Generazione? È davvero questa la ragione dietro all'inasprimento delle pene voluto dal governo con il recente ddl? Quando la vernice lavabile è stata diretta contro Palazzo Madama, in quanto sede del Senato e dunque luogo del potere, le condanne sono state ancora più dure.

Il presidente Ignazio La Russa (Fdi) aveva parlato di "atto che offende tutte le istituzioni e che solo grazie al sangue freddo dei carabinieri non è trasceso in violenza". Chiunque abbia seguito con attenzione le varie azioni di disobbedienza civile degli ambientalisti sa che sono non violente per scelta.Le nostre azioni di oggi con la vernice o con la zuppa di pomodoro servono a evitare che, più avanti, qualcuno la faccia con le bombeaveva detto Simone Ficicchia in attesa di sapere se sarebbe stato sottoposto a sorveglianza speciale, al pari di un ‘ndranghetista o di uno stalker violento. Chiunque abbia visto i video del blitz sa che le affermazioni di La Russa sono semplicemente ridicole: la strada era vuota, gli attivisti non hanno opposto alcuna resistenza agli agenti. Persino i Radicali italiani, che della protesta hanno sempre fatto la propria bandiera, avevano preso le distanze dal gesto, diramando un comunicato che terminava con l'infelice frase: "no alle proteste, sì alle proposte".

Sugli autori di quel gesto pende ora l'accusa di danneggiamento aggravato nonostante non sia stato riportato alcun danno al muro dell'edificio e nonostante l'azione non sia stata eseguita all'interno di una manifestazione.

Intanto, a proposito dell'efficacia, è interessante guardare a quanto sta accadendo al Leopold Museum di Vienna, dove lo scorso anno gli attivisti avevano imbrattato Morte e Vita di Gustav Klimt. Il direttore, che a suo tempo si era detto contrario al metodo scelto, ha ribadito la propria solidarietà con la necessità di attirare l'attenzione sulla questione climatica. Così, a partire dal 22 marzo, i visitatori si sono trovati davanti a un qualcosa di insolito: i 15 quadri della collezione permanente sono stati appesi con un'inclinazione che va dagli 1,5 ai 5 gradi. Corrisponde al rischio di aumento della temperatura nel luogo raffigurato dall'opera e ed è accompagnata da una didascalia che spiega cosa potrebbe accadere a quel paesaggio se continuiamo con questo ritmo di produzione di emissioni inquinanti. L'iniziativa si chiama "A Few Degrees More (Will Turn the World into an Uncomfortable Place)": sarebbe nata lo stesso, se prima non ci fosse stato il gesto di Letzte Generation?

Ma forse il vero punto di forza di questi atti così dirompenti è un altro. Ai più attenti, infatti, non possono sfuggire alcuni dati di fatto. Gli ambientalisti protestano principalmente contro i SAD (sussidi ambientalmente dannosi, connessi direttamente o indirettamente alle fonti fossili) che il governo ha già riconfermato almeno fino al 2028, come ha spiegato ReCommon. Allo stesso tempo, il governo che vuole ergersi a paladino del patrimonio artistico italiano prevede di tagliare 58 milioni di euro alla spesa per la cultura da qui al 2025. Il ddl anti-imbrattamento è l'ennesimo provvedimento spot? Quello che può essere approvato in poche settimane e dare l'impressione di un esecutivo con la schiena dritta in grado di risolvere un problema non appena questo si presenta? E allora il dramma della siccità, ben più allarmante di un muro sporco?

Il ddl in realtà serve a molto di più: a reprimere il dissenso pacifico utilizzando le vie legali e il codice penale. Tutto quello che uno Stato democratico non dovrebbe fare. Lo scopo è probabilmente fare in modo che tutto questo clamore attorno all'ambiente si azzittisca e proseguire finalmente con il business as usual. Con i finanziamenti al fossile, con l'opposizione all'elettrico, con l'ambiente che non si mette sopra all'uomo, per dirla con le parole di Tajani. Peccato che l'uomo, senza l'ambiente, non possa sopravvivere. L'ambiente senza l'uomo, invece, sì.