Ti abbiamo parlato spesso delle microplastiche e di come continuamente entrino nel nostro corpo attraverso il cibo che mangiamo, l'acqua che beviamo e l'aria che respiriamo, causando danni ancora in buona parte incalcolabili. Secondo una recente analisi del Wwf, ogni settimana ingeriamo circa 5 grammi di plastica, dei quali un decimo arriva dai crostacei. A questo proposito, una ricerca del Quex institute (nato da una partnership tra gli atenei di Exeter e del Queensland) ha confermato la presenza di microplastiche in quasi ogni pesce o frutto di mare.
Il team ha acquistato in dei mercati del pesce australiano dieci ostriche e dieci gamberi tigre d'allevamento, cinque granchi blu, dieci calamari e dieci sardine selvatici, trattandoli esattamente come farebbe un consumatore.
Li hanno portati in laboratorio, curati, e hanno analizzato le parti commestibili con la tecnica pirolisi-gas cromatografia-spettrometria di massa, una complessa analisi chimica che consente di stabilire la presenza in ambienti complessi di piccolissime particelle di polistirene, polietilene, cloruro di polivinile, polipropilene, metil metacrilato. Attraverso essa, i campioni subiscono una decomposizione termica e vengono poi analizzati attraverso una spettrometria di massa.
Appurato il fatto che pesci e molluschi sono pieni di plastica, ci sono alcune specie di essi che per la struttura e forma organica ingeriscono una quantità maggiore di sostanze plasticose, tutte le altre specie di pesce contengono meno microplastiche. Vediamo quali:
Ad oggi non sono ancora chiare quali siano le conseguenze sulla salute. Quello che sappiamo è che per le microplastiche il principale rischio potrebbe essere l’infiammazione che potrebbe derivare dalla composizione chimica. Inoltre le microplastiche possono anche diventare vettori di additivi chimici tossici e agenti patogeni. Alcuni monomeri – i pezzetti di puzzle di cui ti parlavo prima – sono particolarmente dannosi: ad esempio il Bisfenolo A (BPA) imita il comportamento di alcuni ormoni e quindi può rompere l’equilibrio del nostro sistema ormonale. Alcuni additivi della plastica, come gli ftalati, si comportano anch’essi da interferenti, e sono stati associati a difetti del neurosviluppo nei bambini, al diabete, a problemi di fertilità in uomini e donne, all’obesità e a problemi dell’apparato respiratorio.
(Pubblicato da Gianluca Cedolin 18.09.2020
Modificato da Mattia Giangaspero il 20.05.2024)