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Quali sono le specie selvatiche che dobbiamo proteggere in Italia per preservare gli ecosistemi: l’appello di Legambiente

In occasione della Giornata mondiale della fauna selvatica, Legambiente ha pubblicato un nuovo report sulla conservazione della biodiversità nel Belpaese: “Il decennio 2020-2030 sarà cruciale per la tutela della fauna selvatica a rischio”. Stambecco, aquila reale, orso marsicano, lupo, camoscio appenninico e gatto selvatico, ma non solo, vanno protetti a tutti i costi: ne va della salute dei nostri ecosistemi.
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Martina Alfieri 3 Marzo 2022

Le attività per la conservazione delle specie selvatiche nel nostro Paese non sono ancora abbastanza efficaci. Nonostante l’Italia sia tra i Paesi europei che possiedono una maggior ricchezza di biodiversità, la situazione peggiora di anno in anno. Il 3 marzo, in occasione della Giornata mondiale della fauna selvaticaWorld Wildlife DayLegambiente ha reso pubblico un report che analizza lo stato della conservazione della natura nel nostro Paese, indicando un piano d’azione per i prossimi anni. In particolare, sono sette le specie autoctone che dovremo preoccuparci di tutelare: lo stambecco, l’aquila reale, l’orso marsicano, il lupo, il camoscio appenninico, il gatto selvatico e la scarpetta di Venere – una pianta della famiglia delle Orchidacee.

La Giornata della fauna selvatica di quest’anno è dedicata proprio al recupero di specie chiave per il benessere dell'ecosistema. Nel caso dell’Italia, le sette specie animali e vegetali individuate da Legambiente – alcune delle quali ospitate dal Parco nazionale del Gran Paradiso e del Parco d'Abruzzo, Lazio e Molise, le due aree protette più antiche della nostra penisola – sono il simbolo degli sforzi fatti finora dai parchi e dai programmi di conservazione.

Inoltre, c'è un legame tra la sopravvivenza di queste specie nei rispettivi territori e il futuro del nostro pianeta che forse ignoravi: la biodiversità è infatti un aspetto fondamentale, che aumenta la capacità di un determinato ecosistema di ridurre le emissioni di gas serra. In altre parole, perdere piante e animali che abitano un territorio significa indebolirne l'ecosistema stesso e contribuire così al surriscaldamento del pianeta e alla crisi climatica.

Tutte costituiscono esempi di specie prioritarie da tutelare e in alcuni casi fortemente minacciate”, fa sapere Legambiente. “Il declino della biodiversità è uno dei maggiori problemi ambientali che l’umanità si trova ad affrontare: malgrado ciò, la portata e la gravità delle conseguenze di questo declino non sono ancora percepiti dal grande pubblico e dalla gran parte dei decisori politici”, si legge nel report Natura selvatica a rischio in Italia.

Per migliorare le condizioni degli habitat naturali e proteggere la biodiversità, Legambiente ha avanzato una serie di proposte da mettere in campo da qui al 2030. Sarà fondamentale, ad esempio, aumentare le aree protette per arrivare a tutelare il 30% del territorio e del mare, e destinare almeno il 10% di queste zone alla creazione di santuari per le specie a rischio. L’obiettivo è poi quello di spingere il governo ad approvare una Strategia nazionale per la biodiversità. Come sempre, insieme alla salvaguardia dell’ambiente, sarà necessario prevenire e contrastare gli effetti del cambiamento climatico, responsabile di gravi perdite ecologiche.