Quattro attivisti di Greenpeace stanno occupando una piattaforma della Shell

Sono saliti a bordo della nave White Marlin, che trasporta la piattaforma del colosso delle fonti fossili. «Basta perforare, cominciate a pagare», dicono, mentre si attrezzano per occupare la nave per giorni e fermare un nuovo progetto di estrazione di gas e petrolio nel Mare del Nord.
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Gianluca Cedolin 3 Febbraio 2023

Un gruppo di attivisti di Greenpeace è salita a bordo della White Marlin, una nave ingaggiata dal gigante fossile Shell per trasportare una piattaforma di trivellazione di petrolio e gas. «Stop drilling, start paying», «Basta perforare, cominciate a pagare», recitano gli slogan degli attivisti che, partendo su un gommone carichi di provviste, hanno occupato la nave quando si trovava a nord delle Canarie.

Pur sapendo di andare incontro a controversie legali e anche a peggiori pericoli (basta guardare il video dell'approccio alla nave per capire), Carlos Marcelo Bariggi Amara, dall'Argentina, Yakup Çetinkaya, dalla Turchia, Imogen Michel, dalla Gran Bretagna e Usnea Granger dagli Stati Uniti hanno deciso di intraprendere l'azione, per protestare contro la Shell, che da decenni inquina il mondo senza pagare nemmeno un penny per i danni creati.

Tra i principali responsabili della crisi climatica in corso, Shell sta trasportando la piattaforma nel giacimento di petrolio e gas Penguins, nel Mare del Nord, dove è pronta a sbloccare otto nuovi pozzi, come si legge in un comunicato di Greenpeace. «Shell deve smettere di trivellare e cominciare a pagare. Stiamo agendo oggi perché quando Shell estrae combustibili fossili provoca un'ondata di morte, distruzione e sfollamento in tutto il mondo, con il peggior impatto sulle persone meno responsabili della crisi climatica», ha detto Yeb Saño, dalle Filippine, responsabile di Greenpeace per il Sud-Est asiatico.

Insieme con l'attivista indonesiana Waya Pesik Maweru, aveva provato anche lui a salire a bordo della White Merlin, ma senza successo. Due settimane dopo le grandi proteste nella miniera di carbone di Lützerath, in Germania, ancora una volta degli attivisti stanno dimostrando coraggio nel protestare pacificamente per una giusta causa: l'abbandono dei combustibili fossili e la lotta contro la crisi climatica.