Quel filo rosso che collega lo spreco alimentare all’ambiente e alla povertà, ma quante Italia ci sono?

Conoscere le cifre dello spreco alimentare è il primo passo per capire come rispettare l’ambiente e combattere l’aumento della povertà assoluta. Ohga si è messa in prima linea per seguire il filo rosso che collega queste tre importanti tematiche.
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Francesco Castagna 3 Febbraio 2023

Quando si parla di spreco alimentare bisogna prima di tutto esser sinceri con se stessi: quanto ci facciamo attenzione? Intorno a noi silenziosamente vive un numero sempre più elevato di persone che per mangiare deve rinunciare ad altro. La povertà infatti non è soltanto non avere disponibilità economica, ma anche non averne abbastanza.

Con un po' più di attenzione e di sensibilità è possibile rendersi conto di quante persone preferiscano abbassare la qualità del loro cibo per arrivare a fine mese. A tutti è capitato di farlo, con il tempo è diventata un'abitudine considerata normale, ma è arrivato il momento di dirci la verità: non lo è affatto. E di questa cosa è giusto che se ne occupino le istituzioni, perché dopo una pandemia e con una guerra in corso le condizioni di vita delle persone sono peggiorate ulteriormente, e a sentirne di più gli effetti sono i meno abbienti.

Il rapporto Censis 2022 è chiaro: 5,6 milioni di italiani sono in povertà assoluta, allo stesso tempo una famiglia su 3 teme l'aumento delle bollette. Sempre più persone e famiglie sono costrette a rivolgersi a enti no profit per gli alimenti, non solo chi che non lavora, ma anche chi, pur con uno stipendio, non riesce lo stesso a far quadrare i conti.

Mentre conduciamo la nostra normale vita di tutti i giorni, non ci rendiamo conto il più delle volte di sprecare cibo. Ma soprattutto non pensiamo al fatto che lo spreco alimentare ha un impatto sull'ambiente, perché quando buttiamo via del cibo, sprechiamo l'acqua necessaria per produrlo, l'uso del suolo, le emissioni legate al trasporto e l'energia impiegata per la sua produzione.

Secondo i dati dell'Osservatorio Nazionale contro lo Spreco Alimentare Waste Watcher/Spreco Zero, diretto dal professor Andrea Segré, le cifre dell'impatto ambientale legato a questa cattiva abitudine sono pari a4,8 miliardi di tonnellate di gas serra emessi nell'atmosfera e a un consumo della risorsa acqua pari a 180 miliardi di metri cubi.

Oltre a uno spreco alimentare, ce ne è anche uno economico. Il risparmio che otterremo da una corretta alimentazione e da una riforma dei nostri sistemi alimentari porterebbe a un tesoretto di più di 10 miliardi, risorse fondamentali per contrastare la povertà economica, energetica e soprattutto alimentare.

Se esistono già delle reti in grado di supportare queste carenze, è evidente che serve un supporto ulteriore da parte delle istituzioni e una responsabilità e sensibilità maggiore da parte di ogni persona. Per mostrare il filo rosso che collega lo spreco alimentare alla povertà e all'ambiente, noi di Ohga abbiamo intervistato il professor Segré nella sua sede di Bologna, e abbiamo passato una giornata intera con i volontari della Cooperativa del Pane Quotidiano, nella sede di Viale Toscana 28, a Milano.

È Claudio Falavigna, il responsabile dei volontari della cooperativa, che ci mostra che genere di attività svolgono ogni giorno, spiegandoci che la pandemia e la guerra hanno moltiplicato il numero delle persone meno abbienti.

"Oltre a tutti i lavoratori che lavoravano in nero e che non hanno potuto godere dei sostegni che lo Stato ha fornito in pandemia, è aumentato sia il numero degli ospiti che soprattutto le categorie. Sono cominciati ad arrivare, oltre agli anziani, anche i giovani, coppie, famiglie con bambini. Anche chi aveva un'attività o una professione si è cominciato a rivolgere a noi, perché purtroppo non avevano capacità economica sufficiente per gestire i 30 giorni in un mese", racconta Falavigna.

Persone con uno stipendio di 800 euro al mese, obbligate per forza di cose a rivolgersi a strutture di assistenza perché tra affitto, bollette e altre spese ciò che rimane non è abbastanza. Da febbraio poi, quando è iniziata l'invasione dell'Ucraina da parte della Russia, la situazione è cambiata ulteriormente. Sono aumentati gli ospiti, perché sono cominciati ad arrivare gli ucraini già dagli inizi di marzo.

Falavigna ci racconta che il primo periodo assistevano circa 200 ucraini al giorno, con il tempo il numero è cominciato lentamente a diminuire. Una parte di loro è stata accolta in situazioni confortevoli, altri sono ritornati in Ucraina, ma rimane ancora un numero importante.

Così nel nostro Paese si sta creando lentamente un'altra forbice sociale, quella alimentare. Le persone con meno disponibilità economica, oltre a dover scegliere un cibo di qualità minore, saranno sempre più costrette a razionare gli alimenti per riuscire ad arrivare alla fine del mese.

E già in questo periodo è molto difficile, lo dimostrano infatti i dati dell'osservatorio Waste Watcher/Spreco Zero, secondo cui sono 2,6 milioni le persone che faticano ad avere una nutrizione regolare. Questo soprattutto per via dell'aumento dei prezzi delle materie prime e dei rincari delle bollette.