Rapporto Ecomafia 2020: in aumento i reati ambientali, giro d’affari da quasi 20 miliardi di euro

Legambiente mette in guardia: nel 2019 le illegalità contro l’ambiente accertate sono stati 34.648, con un incremento del +23,1% rispetto al 2018. Una delle principali piaghe rimane l’abusivismo edilizio, e la criminalità continua a essere attiva in settori come lo smaltimento dei rifiuti e il traffico di animali.
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Federico Turrisi 14 Dicembre 2020

Il settore della criminalità ambientale sembra proprio non conoscere crisi. Sono a dir poco preoccupanti infatti i dati pubblicati da Legambiente venerdì scorso in occasione della presentazione del rapporto Ecomafia 2020. È bene precisare fin da subito che i numeri si riferiscono al 2019, cioè a un periodo antecedente all'emergenza Covid-19. Ebbene, notiamo che complessivamente i reati ambientali sono in aumento (+ 23,1% rispetto al 2018): quelli accertati sono stati per l'esattezza 34.648, una media di quattro all'ora. Campania, Puglia, Sicilia e Calabria sono le regioni dove si commettono più illeciti ambientali, mentre la Lombardia fa registrare il numero di arresti più alto.

In testa alla classifica degli ecoreati troviamo gli illeciti nel ciclo del cemento (11.484, con una crescita del 74,6% rispetto al 2018), che superano nel 2019 quelli relativi al ciclo dei rifiuti (9.527, +10,9% rispetto all'anno prima). Salgono anche i reati contro la fauna (8.088, +10,9% rispetto al 2018) e quelli connessi agli incendi boschivi (3.916, +92,5% rispetto al 2018). A crescere è anche il numero di inchieste sulla corruzione ambientale: quelle rilevate da Legambiente dal 1 giugno 2019 al 16 ottobre 2020 sono state 134, con 1.081 persone denunciate e 780 arresti.

Da capogiro, inoltre, le cifre relative al business potenziale complessivo dell’ecomafia: le stime parlano di 19,9 miliardi di euro soltanto per il 2019. A spartirsi la torta, insieme ad imprenditori, funzionari e amministratori pubblici collusi, sono stati 371 clan (tre in più rispetto all’anno precedente).

Ci sono però anche delle buone notizie. Si conferma la validità delle leggi sugli ecoreati (68/2015) e contro il caporalato (199/2016). Con il primo provvedimento, entrato in vigore a fine maggio del 2015, l’attività svolta dalle Procure ha portato all’avvio di 3.753 procedimenti penali con 10.419 persone denunciate e 3.165 ordinanze di custodia cautelare emesse (dati elaborati dal ministero della Giustizia). Grazie alla legge sul caporalato, nel 2019 le denunce penali, amministrative e le diffide sono state complessivamente 618, contro le 197 del 2018 (+313,7%), e sono più che raddoppiati gli arresti (da 41 a 99). Nel settore agricolo sono da segnalare i risultati dei controlli effettuati contro l’utilizzo illegale di pesticidi e altri prodotti chimici, compresi quelli messi al bando perché cancerogeni: 268 i reati penali e gli illeciti amministrativi contestati, 162 persone denunciate e diffidate, 23 sequestri e 216 sanzioni penali e amministrative emesse.

"Se da un lato aumentato i reati ambientali, dall’altra parte la pressione dello Stato, fortunatamente, non si è arrestata. Anzi. I nuovi strumenti di repressione garantiti dalla legge 68 del 2015 stanno mostrando tutta la loro validità sia sul fronte repressivo sia su quello della prevenzione", afferma Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente. "Non bisogna però abbassare la guardia, perché le mafie in questo periodo di pandemia si stanno muovendo e sfruttano proprio la crisi economica e sociale per estendere ancora di più la loro presenza.

"Per questo è fondamentale completare il quadro normativo: servono nuove e più adeguate sanzioni penali contro la gestione illecita dei rifiuti, i decreti attuativi della legge che ha istituito il Sistema nazionale protezione ambiente, l’approvazione delle leggi contro agromafie e saccheggio del patrimonio culturale, archeologico e artistico, una forte e continua attività di demolizione degli immobili costruiti illegalmente per contrastare la piaga dell’abusivismo, l’introduzione di sanzioni penali efficaci a tutela degli animali e l’accesso gratuito alla giustizia per le associazioni che tutelano l’ambiente”.