Rifiuti nucleari: ora c’è la mappa delle 67 aree dove potrebbe sorgere il Deposito Nazionale

Sogin ha reso pubblica la Cnapi, la mappa che individua le zone dove potrebbe potenzialmente sorgere il Deposito Nazionale per contenere i rifiuti radioattivi provenienti dello smantellamento delle nostre quattro centrali e dalle attività di ricerca e di medicina nucleare. Il sito potrebbe sorgere in Piemonte, Toscana, Lazio, Puglia, Basilicata, Sicilia o Sardegna: ora partirà una consultazione pubblica anche se si sono già sollevate le prime polemiche.
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Kevin Ben Alì Zinati 7 Gennaio 2021

Il Deposito per i rifiuti radioattivi in Italia si farà, la domanda che ti starà ronzando in testa è: dove? Una risposta definitiva ancora non c’è però la Sogin ha pubblicato la Cnapi, ovvero la mappa delle aree italiane potenzialmente adatte ad ospitarlo. Si tratta di 67 zone che hanno soddisfatto i 25 criteri necessari e che ora si apprestano a diventare oggetto di una consultazione pubblica con le Regioni e gli enti locali, le associazioni di categoria, i sindacati, le università e gli enti di ricerca: quando verrà trovato l'accordo definitivo, partiranno i lavori che nel giro di (almeno) 4 anni porteranno alla nascita del Deposito nazionale dei rifiuti radioattivi.

Una lunga storia in breve 

La realizzazione di un Deposito italiano per gli scarti delle attività nucleari, come forse sai, è una questione che dura da diversi decenni. Il punto di partenza lo puoi collocare nel 1987, quando con un referendum si era deciso per la chiusura delle nostre quattro centrali, quelle di Latina, Caorso, Garigliano e Trino: di fatto, era uno stop definitivo al nucleare in Italia.

La necessaria conseguenza fu la costruzione di un deposito, un luogo dove poter ospitare i rifiuti atomici che venivano dal decommissioning delle centrali e da tutte quelle attività legate all’atomo, dalla ricerca alla medicina, che ancora restavano attive. La richiesta, giunta direttamente dall’Europa, intendeva omologarci ad altri Stati Membri. Forse non sapevi, infatti, che parte delle nostre scorie sono trasportate proprio all’estero.

Negli anni 2000 il Governo avviò una prima procedura per costruire un deposito sotterraneo ma le contestazioni sociali fecero accantonare il progetto. Per scrivere la normativa per la realizzazione del deposito nucleare nazionale ci vollero sette anni e nel 2010 furono stabiliti i criteri per individuare le aree potenzialmente idonee ma solo nel 2015 la Sogin trasmise la proposta all’Ispra per la validazione dei risultati cartografici e la verifica della corretta applicazione dei criteri. Infine, il 5 gennaio 2021 la carta delle aree italiane potenzialmente adatte è stata resa pubblica.

I criteri

Prima di elencarti le zone dove potrebbe potenzialmente sorgere il nuovo deposito nazionale, ti spiego in breve anche quali sono stati i principali criteri, contenuti nella cosiddetta “Guida tecnica n. 29”, che ha utilizzato Sogin per individuare queste 67 aree.

Siccome queste zone devono garantire il confinamento e l’isolamento dei radionuclidi al fine di assicurare nel tempo la protezione della popolazione, dell’ambiente e dei beni, si deve trattare di zone:

  • poco abitate 
  • non soggette a rischi di terremoti, frane o alluvioni
  • in cui non c'è alcun vulcano
  • poste ad un’altitudine maggiore di 700 metri sul livello del mare
  • distanti da autostrade, strade extraurbane principali e da linee ferroviarie

La carta non dice il punto esatto in cui bisognerà costruire il deposito ma elenca dunque i luoghi individuati che rispettano questi criteri.

La mappa

Le zone nella Cnapi sono individuate in 7 diverse regioni, dal Piemonte alla Toscana, dal Lazio alla Puglia, dalla Basilicata alla Sicilia e alla Sardegna. In base alle proprie caratteristiche sono state poi inserite in una sorta di graduatoria. Tutti e 67 i potenziali siti li puoi vedere dalla mappa che trovi qui, di seguito invece ti riporto quelli considerati più interessanti.

Le 12 zone più interessanti 

Ben 12 zone sono le zone più interessanti. Te le elenco divise per regione:

Sette sono in Piemonte: due si trovano in provincia di Torino e sono Rondissone-Mazze-Caluso e Carmagnola mentre cinque sono in provincia di Alessandria, ovvero: Alessandria-Castelletto Monferrato-Quargnento; Fubine-Quargnento; Alessandria-Oviglio; Bosco Marengo-Frugarolo; Bosco Marengo-Novi Ligure. L’area fra Alessandria-Castelletto-Quargnento e l’area Bosco Marengo-Novi sono le uniche ad aver preso “pieni voti”.

Cinque sono in Lazio, tutte in provincia di Viterbo, e sono: Montalto di Castro (due siti), Canino-Montalto di Castro, Corchiano-Vignanello, Corchiano.

Le 11 zone buone 

Ci sono poi 11 zone che invece risultano “buone” come siti dove localizzare il deposito, ma che non hanno riscosso lo stesso interesse delle prime 12. Si tratta di:

  • Castelnuovo Bormida-Sezzadio (Alessandria)
  • Fra Pienza e Trequanda, in val d’Orcia (Siena)
  • Campagnatico (Grosseto)
  • Gravina (Bari)
  • Due zone tra Altamura e Matera (Bari)
  • Una in provincia di Matera
  • La zona a cavallo tra le Murge (Puglia)
  • Due zone fra Matera e Taranto

Cosa conterrà

Del quando sorgerà il deposito te ne ho parlato, sul dove hai capito che ci vorrà ancora del tempo mentre sul cosa conterrà posso dirti che nel Deposito verranno confinati circa 95 mila metri cubi di rifiuti radioattivi: sia quelli già prodotti sia quelli che verranno generati nei prossimi 50 anni.

Di questi 95mila metri cubi, quasi 78mila saranno rifiuti a molto bassa e bassa attività, la cui radioattività decade nell’arco di 300 anni: il 60% di questi deriverà dallo smantellamento degli impianti nucleari mentre il 40% dalle attività industriali, di ricerca e di medicina nucleare (noi ti avevamo parlato, per esempio, dell'Adroterapia): pensa alle sostanze radioattive che vengono usate per la diagnosi clinica o le terapie anti tumorali. I restanti 17mila metri cubi che verranno stoccati, invece, saranno rifiuti a media e alta attività.

Le reazioni

Il Ministero dell’Ambiente ha accolto la notizia della pubblicazione della Cnapi come una testimonianza della “forte assunzione di responsabilità da parte del governo su un tema, quello della gestione dei rifiuti radioattivi, che comporta anche per il Paese una procedura di infrazione europea: attualmente i rifiuti radioattivi sono stoccati in una ventina di siti provvisori, che non sono idonei ai fini dello smaltimento definitivo”.

Il deposito conterrà circa 95 mila metri cubi di rifiuti radioattivi e vi verranno stoccati anche quelli generati nei prossimi 50 anni

Reazioni opposte, come puoi immaginare, sono invece arrivate da Greenpeace. Che non condivide la strategia di dotarsi di un solo Deposito Nazionale: “Ospitare in un solo luogo i rifiuti di bassa attività a lungo termine e «temporaneamente» le scorie di media ed alta attività, vorrebbe dire essere l’unico caso al mondo di gestione combinata dei rifiuti nucleari” scrive Greenpeace in un comunicato, dove sottolinea anche quali potrebbero essere le implicazioni. Ovvero la possibilità di “nuclearizzare” un nuovo sito “vincolandolo a lungo termine alla presenza di rifiuti pericolosi” e la messa in ombra “del parere dei cittadini e degli enti che li rappresentano territorialmente”.

Il caso della val d’Orcia

Come avrai visto dal breve elenco che ti ho fatto qui sopra, tra i siti potenzialmente idonei per ospitare il Deposito nazionale dei rifiuti radioattivi c’è anche la val d’Orcia. Che, forse lo sai, fa parte dei patrimoni mondiali dell’Unesco.

Al momento della pubblicazione della Cnapi e della “triste” scoperta, è arrivata la totale opposizione del presidente della Regione Toscana Eugenio Giani: “È contraddittorio valorizzare scenari paesistici che come nel caso della Val d'Orcia diventano patrimoni mondiali dell'Unesco e prevedere poi depositi di scorie di materiale radioattivo nucleare” ha scritto in un lungo post Facebook.

Sebbene non ci sia ancora nulla di ufficiale, quella di un sito tra Pienza e Trequanda suona come “una proposta irricevibile e non negoziabile” per i sindaci della Val d'Orcia e della Val di Chiana mentre ancora più categorico il commento del sindaco di Campagnatico Luca Grisanti: “Non sapevo niente ma è una follia.

Come puoi immaginare, ci attendono altri mesi e anni intensi per capire dove andranno a finire i nostri rifiuti nucleari.