Rinoceronte bianco del Nord: la corsa contro il tempo dell’Italia per salvare la specie dall’estinzione

Al momento sono stati ottenuti tre embrioni, grazie a una vera e propria fecondazione in vitro: gli ovociti sono stati prelevati dalle uniche due femmine ancora in vita, mentre gli spermatozoi provengono da due esemplari già deceduti. Ma cosa sta succedendo di preciso? E quante speranze ci sono di veder nascere dei cuccioli?
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Giulia Dallagiovanna 9 Febbraio 2020

Su Ohga stiamo seguendo una vera e propria mission impossibile da parte di scienziati e ricercatori: salvare dall'estinzione il rinoceronte bianco del Nord, del quale al momento sopravvivono solo due esemplari. Si tratta di Najin e Fatu, due femmine che vivono nella riserva naturale di Ol Pejeta Conservancy in Kenya. I maschi sono invece tutti morti. Per fortuna però era stato prelevato dello sperma da altri due di loro, Suni e Saut, poi deceduti per cause naturali. E con questo prezioso materiale organico, il 25 agosto erano stati fecondati in vitro 10 ovociti, estratti dalle uniche sopravvissute, grazie alla tecnica Icsi (Intra Cytoplasm Sperm Injection) che prevede di iniettare gli spermatozoi direttamente negli ovociti. A settembre, la bella notizia: erano stati ottenuti due embrioni che potrebbero quindi portare alla nascita di due cuccioli di rinoceronte bianco del Nord. E pochi giorni fa, il nuovo annuncio: dopo aver nuovamente prelevato degli ovuli dalle due femmine, si è formato un terzo embrione.

Tutta questa operazione vede in prima linea l'Italia, con il laboratorio Avantea, di Cremona, che si occupa di effettuare e monitorare la procedura, e l'Università di Padova, che ha il compito di vigilare sul benessere degli animali coinvolti. E noi abbiamo parlato proprio con la professoressa Barbara de Mori, che coordina il laboratorio incaricato di vigilare sull'aspetto etico di tutto il progetto.

"Si tratta di un tentativo nuovo sotto tanti punti di vista – ci ha spiegato. – Le probabilità di riuscita sono buone, perché le tecniche che vengono utilizzate sono molto precise, ma stiamo lavorando in emergenza. La situazione è molto complicata e questo fa sì che debbano essere impiegate tutta una serie di conoscenze e nuove tecnologie. La fecondazione in vitro che viene eseguita è molto simile a quella prevista per per l'essere umana e gli embrioni sono al momento conservati nel laboratorio di Cremona".

Il prossimo passo sarà quello di impiantare gli embrioni nell'utero di una o più femmine di rinoceronte meridionale, che porteranno avanti quella che a tutti gli effetti è una gestazione per altri. Quando accadrà, però, non è ancora possibile stabilirlo con certezza. "Bisogna essere cauti – conferma la professoressa de Mori – per evitare di sprecare un materiale genetico così importante e di pregiudicare il benessere di tutti gli animali coinvolti. Noi auspichiamo che si possa arrivare a una gravidanza entro la fine di quest'anno, anche perché il periodo di gestazione è molto lungo. Non possiamo però garantirlo: molto dipende dai tempi di sviluppo di ciascun passaggio, una proceduta che deve avvenire in modo molto accurato".

Bisogna essere cauti, ma se questa tecnica dovesse funzionare potremmo aver trovato un nuovo strumento contro l'estinzione di diverse specie animali

E a proposito di benessere degli animali che prendono parte a questo grande progetto, Barbara de Mori assicura che non venga assolutamente compromesso. "Abbiamo svolto anche per Najin e Fatu tutte quelle procedure che nella fecondazione in vitro umana vengono osservate in maniera standard, perciò il loro benessere viene tutelato. Non solo, ma se si riuscisse davvero a portare a termine una gravidanza, queste due femmine avranno anche la possibilità di crescere due cuccioli della loro specie. Il progetto infatti prevede che il cucciolo venga allevato da loro".

Per ora quindi dobbiamo aspettare, nella speranza di poter dare a breve il lieto annuncio. Ma se questa tecnica dovesse dimostrarsi efficace, se insomma si arrivasse davvero a veder nascere due nuovi piccoli rinoceronti bianchi del Nord, allora potremmo aver trovato un nuovo strumento per contrastare l'estinzione di diverse specie animali. Primi fra tutti, proprio i rinoceronti, minacciati dai bracconieri, dalle guerre civili e dal cambiamento climatico. Certo, è pur sempre un'ultima spiaggia e prima di ridurci a questo punto, dovremmo provare a prevenire la scomparsa di questi esemplari dal nostro Pianeta.