
Picco, infezione, contagio, focolaio, sintomatici e pauci-sintomatici, curve e immunità. Tra le voci del vocabolario dell’epidemia negli ultimi giorni avrai sentito anche la parola “plateau”. L’ha usato il presidente dell’Istituto Superiore di Sanità Silvio Brusaferro per spiegare che la curva dei casi positivi in Italia ha smesso di crescere esponenzialmente e che ora siamo in una fase di stabilità: in un plateau, appunto. Ma che cosa significa in epidemiologia?
Spesso per comprendere e spiegare il concetto di plateau si utilizza la metafora della montagna perché la curva di un grafico che descrive l’andamento di un’epidemia, se analizzato a posteriori, ne descrive appunto il profilo. La “nostra” epidemia da Coronavirus è ancora in corso e quindi il grafico è in continuo aggiornamento ma al momento, come ha dichiarato l’Iss, sembra che abbiamo raggiungo il picco, ovvero la cima della montagna, dopo la quale ci aspetta la discesa. O quasi.
Perché più che di picco, anche Brusaferro ha parlato di plateau, una sorta di pianoro. Puoi immaginarlo come uno dei punti più alti della montagna, sì, ma più simili ad una distesa lunga e vasta anziché una cima vera e propria. Per attraversarla e scendere dall’altra parte, insomma, ci vorrà più tempo. È una fase di stabilità comune a tutte le epidemie.
Se visualizzato nel grafico della curva epidemica del Coronavirus, il plateau è il momento di massima diffusione dell’infezione che al posto di essere un "breve" picco è uno stato più prolungato nel tempo: secondo le ultime stime, infatti, i contagi dovrebbe continuare comunque a crescere ma con un ritmo più costante, contenuto e più lungo, senza quindi impennate repentine perché l’R0 starebbe abbassando i propri valori procedendo verso la soglia dell’1 che porterebbe all’azzeramento dei casi.
Ciò che all’interno di una curva epidemica permette di avere un picco o un plateau sono le misure di contenimento che vengono prese per fronteggiare la diffusione. Se l’azione dei governi e delle istituzioni fosse stata nulla, sul modello che aveva proposto il primo ministro inglese Boris Johnson, il picco e la discesa sarebbero stati raggiunti in tempi più brevi ma ovviamente con un costo sociale molto più elevato. Le misure di contenimento messe in campo dall’Italia così come praticamente da tutti gli altri paesi colpi dal virus ne hanno rallentato l’andamento, salvando però molte vite umane.
Provare a determinare quanto potrebbe durare questa fase di picco o plateau oggi non darebbe risultati certi. Ci sono ancora troppe variabili che caratterizzano la situazione. Il virus è nuovo e non ne conosciamo in modo approfondito né la storia né le capacità, non ci sono cure definitive ma solo terapie in fase di sperimentazione o farmaci autorizzati in modalità "off label", quindi per un uso diverso da quello per il quale sono stati realizzati, e non ci sono vaccini o profilassi.
Ciò che si sta facendo è simulare scenari e percorsi attraverso modelli che, oltre a tutto questo, devono anche tener conto delle misure che sono state attivate. Rispettarle sicuramente può aiutare a fare previsioni più precise.
Fonte | Istituto Superiore di Sanità