
La pesca a strascico, tecnica di pesca diffusa in tutto il mondo, è responsabile di emissioni di CO2 che più o meno corrispondono a quelle delle emissioni di gas serra annuali dell’intera Italia. L'ha rivelato un nuovo studio pubblicato su Frontiers in Marine Science.
Condotto da un gruppo internazionale di scienziati, lo studio ha stimato che questa praticarilasci nell'atmosfera tra 340 e 370 milioni di tonnellate di CO2 all'anno. Questo rappresenta circa il 10% delle emissioni globali di CO2 provenienti da attività umane.
La pesca a strascico è una tecnica di pesca che prevede il trascinamento di una rete sul fondale marino per catturare i pesci. Questa pratica è molto efficace dal punto di vista della quantità, ma può avere un impatto negativo sull'ambiente (per inciso, l’Italia è l’unico Paese a opporsi al nuovo divieto di pesca a strascico entro il 2030…).
Quando le reti da pesca vengono trascinate sul fondale, infatti, sollevano sedimenti che contengono carbonio organico. Questo, che si è accumulato nel corso di millenni, viene quindi rilasciato nell'atmosfera sotto forma di CO2.
Lo studio ha rilevato che il carbonio rilasciato dalla pesca a strascico raggiunge l'atmosfera nell'arco di 7-9 anni. Questo processo è relativamente lento, ma ha comunque un impatto significativo sul clima.
L'aumento delle emissioni di CO2 dall'atmosfera contribuisce al riscaldamento globale. La pesca a strascico, quindi, è una fonte di emissioni di CO2 da non sottovalutare.
La pesca a strascico è una tecnica di pesca che prevede il trascinamento di una rete sul fondale marino per catturare i pesci.
In pratica, i pescatori trascinano le reti lungo il fondale marino, con la conseguenza di raschiare tutto quello che vi si trova. Com'è facilmente intuibile, un tale metodo di pesca strappa via tutta la vita e l'habitat marino, tra cui coralli e spugne con pesci, meduse, stelle marine e qualsiasi altro essere che finisca nella rete.
Quando si tira su la rete, se ne seleziona il contenuto: il pesce – qualunque tipo – che ha dimensioni ragionevoli viene messo in vendita; il resto è chiamato “pesce spazzatura” e lo si lavora per realizzare la farina di pesce, utilizzata solitamente per il nutrimento negli allevamenti ittici.
È pur vero che le reti da pesca utilizzate possono essere di diverse dimensioni, a seconda della specie di pesce che si intende catturare con le reti più grandi possono raggiungere una lunghezza di decine di metri e una profondità di diversi metri, ma questo non cambia il fatto che portano con sé di tutto, anche pesci non destinati alla pesca.
Riassumendo, la pesca a strascico ha, quindi, diversi effetti negativi sull'ambiente, tra cui:
Fonte | Atmospheric CO2 emissions and ocean acidification from bottom-trawling – Frontiers in Marine Science