Stiamo per entrare in un periodo che potremmo definire, senza esagerare, cruciale per il clima. Il 31 ottobre infatti inizierà la Cop26 di Glasgow, ossia la 26esima Conferenza delle Parti sul cambiamento climatico delle Nazioni Unite. Questo evento sarà preceduto dal vertice dei capi di Stato e di Governo dei Paesi appartenenti al G20, che si terrà a Roma tra il 30 e il 31 ottobre e in cui si parlerà anche di clima.
Ecco perché oggi 22 ottobre tornano ad alzare la voce i ragazzi di Fridays for Future con un nuovo sciopero globale. La richiesta? È sempre la stessa: giustizia climatica. Come lo scorso 24 settembre, quando oltre 800 mila persone sono scese in strada in più di 1.500 località per partecipare al Global Climate Strike, l'hashtag di riferimento sarà #UprootTheSystem, ovvero sradicare il sistema.
Se continuiamo a inseguire il profitto infischiandocene dell'ambiente, finiremo per sbattere contro un muro. Il nostro attuale modello di sviluppo economico basato sulla crescita del Pil, come ha avuto modo di rimarcare anche il fresco vincitore del premio Nobel per la fisica Giorgio Parisi in audizione alla Camera lo scorso 8 ottobre, è infatti incompatibile con la lotta contro la crisi climatica.
"Alla Pre-Cop26 di Milano i leader mondiali hanno detto di ascoltarci, ma la crisi climatica e ambientale continua a non essere trattata come un’emergenza", si legge in una nota diffusa da Fridays for Future Italia. In un recente rapporto dell'UN Climate Change, dove sono stati analizzati i piani nazionali di riduzione delle emissioni di gas serra (i famosi Ndc, Nationally Determined Contributions), si mette in evidenza che, se non si prendono azioni immediate, le emissioni globali aumenteranno del 16% entro il 2030 rispetto ai livelli del 2010.
Ciò va contro l'obiettivo fissato dall'Accordo di Parigi di contenere il riscaldamento globale sotto 1,5°C rispetto all'era preindustriale dal momento che, stando alle conclusioni dell'ultimo rapporto dell'Ipcc, se gli obiettivi dei governi dovessero rimanere questi, l'aumento della temperatura media globale arriverebbe a 2,7°C entro la fine del secolo.
"Per questo – sottolinea il movimento – vogliamo azioni immediate, e alla Cop26 i governi del mondo devono rispettare le loro promesse per difendere le condizioni di vita attuali e future e i nostri sistemi di supporto vitale. Facciamo particolare pressione perché non sia lasciato indietro nessuno, in particolare i più emarginati. Gli stati ricchi e più responsabili storicamente delle emissioni hanno il dovere morale di agire subito".