Sei giovani ambientalisti fanno causa alla Norvegia: “I combustibili fossili cancellano il nostro futuro”

Hanno tra i 20 e i 27 anni gli attivisti che vogliono portare di fronte alla Corte europea dei diritti dell’uomo (CEDU) niente di meno che il governo norvegese. Il motivo? Le licenze concesse per le trivellazioni nell’Artico violerebbero il diritto, riconosciuto dalla Costituzione, a un ambiente sano.
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Federico Turrisi 24 Giugno 2021

Il governo norvegese vuole continuare a estrarre petrolio e gas naturale? "È una minaccia per il nostro futuro, e quindi gli facciamo causa". È quello che hanno pensato sei giovani attivisti (di età compresa tra i 20 e i 27 anni) di due organizzazioni ambientaliste, Greenpeace e Young Friends of the Earth, che hanno formalizzato la loro accusa di fronte alla Corte europea dei diritti dell’uomo (CEDU).

Gli ambientalisti, in particolare, contestano la decisione presa dalla Norvegia nel 2016 di concedere dieci licenze per la ricerca di giacimenti di idrocarburi nella regione artica, per la precisione nel mare di Barents. Una decisione che, secondo loro, andrebbe contro l'articolo 112 della Costituzione Norvegese (che riconosce il diritto a vivere in un ambiente salubre) e, nel bel mezzo di una crisi climatica, violerebbe i diritti fondamentali.

Su questa vicenda specifica si sono espressi già tre tribunali norvegesi, rigettando le richieste delle associazioni ambientaliste, e lo scorso dicembre anche una sentenza della Corte Suprema norvegese aveva dato il via libera alle esplorazioni petrolifere. La decisione dei giudici però è considerata difettosa dagli attivisti, dal momento che sminuisce l'importanza dei loro diritti costituzionali ambientali e non tiene conto di una valutazione accurata delle conseguenze del cambiamento climatico per le generazioni future. Ricordiamo che la Norvegia è il secondo produttore di petrolio e gas naturale in Europa (dopo la Russia): il governo ha promesso di investire molto su idrogeno ed energie rinnovabili, in particolare sull'eolico off-shore, ma non ha alcuna intenzione di interrompere le estrazioni almeno fino al 2050.

In un'intervista rilasciata al quotidiano britannico The Guardian, Mia Chamberlain, una dei sei attivisti, ha affermato che la crisi climatica e l'inerzia del governo la stanno privando della fiducia nel futuro e portando alla depressione: "La nostra domanda alla Cedu è per me una manifestazione di azione e speranza". La sentenza di un tribunale olandese contro il colosso petrolifero Shell ha creato un importante precedente. Staremo a vedere che cosa decideranno questa volta i giudici.