Shein è il brand più popolare al mondo: perché questo è un problema (molto grave)

L’ultra fast fashion è sempre più diffuso e a confermarlo ci pensa la fama dell’e-commerce cinese nato nel 2008: quest’anno ha superato Zara in popolarità, ma le implicazioni non possono essere ignorate.
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Sara Polotti 30 Dicembre 2022

Shein, a quando pare, è il brand più popolare al mondo. E questo è un problema. Perché se ormai è chiaro cheil fast fashion è tremendamente inquinante, questo brand è l'emblema di un sistema che non è per niente sostenibile per un pianeta già sofferente come quello su cui viviamo.

Capi a prezzi stracciati, resi frequenti, qualità scarsissima: Shein giocando sui costi bassissimi e sulle tendenze più cliccate del momento è riuscito in pochi anni a pareggiare i fatturati e la popolarità di catene come Zara e H&M, contribuendo all'ascesa del fast fashion, che non pare diminuire la sua presa sui consumatori e sulle consumatrici. Tanto da essere ora definito ultra-fast fashion.

La notizia

La notizia che circola negli ultimi mesi del 2022 riguarda la popolarità del marchio Shein, tra i meno etici e più contestati al mondo. Non solo per quanto riguarda la parte inquinante (ne parliamo più sotto), ma anche meramente per la tendenza a rubare design e idee di altri brand più piccoli e più grandi senza distinzione di colpi. Basta fare un veloce giro sul sito per notare come questo cavalchi le mode e le tendenze del momento ricalcando spudoratamente le linee di marchi d'alta moda. Ma è altrettanto semplice scoprire come Shein sia deleterio per i piccoli produttori e le piccole firme: designer indipendenti e siti di denuncia del mondo fashion si battono da tempo per mostrare al mondo come Shein rubi senza scrupolo i modelli, vendendoli poi a prezzi stracciati.

Numeri così ingenti di prodotti tessili contribuiscono alle discariche fast-fashion a cielo aperto che stanno sempre più venendo allo scoperto, come quella nel deserto di Atacama.

A quanto pare, insomma, Shein nonostante tutto questo resta il brand più popolare al mondo. A decretarlo è l'annuale ricerca di Money, che ha raccolto i dati internazionali e ha riportato come Shein nel 2022 abbia detronizzato il colosso Zara, vincitore dello stesso titolo l'anno precedente.

Guardando i dati Paese per Paese, in Italia Shein non è il marchio più popolare (a farla da padrone è Zalando), ma l'e-commerce più cheap del momento resta molto conosciuto anche qui, come suggeriscono le file che si sono potute osservare a dicembre 2022 a Milano, fuori da un negozio pop-up del brand.

Quanto inquina Shein?

Quantificare le emissioni inquinanti di un sito di e-commerce come Shein è difficile, se non impossibile, ma basti pensare a quanti capi sfornino ogni giorno le fabbriche del marchio. La rivista Environment parla addirittura di un range tra 2.000 e 10.000 pezzi giornalieri.

Se questo non bastasse, molti di questi indumenti a quanto pare sarebbero zeppi di sostanze chimiche pericolose. A sostenerlo è anche Greenpeace Germania, che recentemente ha rivelato i dati di un'inchiesta condotta su 47 prodotti a marchio Shein. Sul 15% di essi i ricercatori hanno trovato sostanze chimiche pericolose che infrangono i limiti imposti dall'Unione Europea. Su cinque capi d'abbigliamento, addirittura, le sostanze superavano del 100% o più il limite.

Le implicazioni umane

Anche a livello umano e umanitario Shein è un problema, e ad ammetterlo (indirettamente) è lo stesso brand, che dopo che un documentario inglese ha denunciato le ore di lavoro dei dipendenti Shein (secondo i produttori fino a 18 ore al giorno) ha confermato di aver infranto alcuni regolamenti locali riguardanti proprio le ore giornaliere lavorative dei propri dipendenti.

Per raggiungere i numeri sopra citati e per assicurare un grosso fatturato alle tasche di aziende come Shein, infatti, lo sfruttamento umano di manodopera a bassissimo costo è essenziale, e acquistare fast fashion di questo tipo contribuisce a un sistema estremamente insostenibile dal punto umanitario.