Sì all’olio di palma ma solo se sostenibile: il Regno Unito stoppa i prodotti che “sanno” di deforestazione

Dai biscotti alle torte, dai rossetti ai saponi: se i prodotti contengono olio di palma legato a produzioni non sostenibili allora non si utilizzano più. Il progetto, che ha visto capofila la cittadina di Chester, ora sta coinvolgendo sempre più città inglesi. L;’obiettivo è semplice: fermare quella parte di produzione di olio di palma che promuove la deforestazione e mette a rischio estinzione specie animali come gli oranghi, le tigri o i rinoceronti di Sumatra.
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Kevin Ben Alì Zinati 5 Gennaio 2022

Sostenibile o niente. Nel Regno Unito non si accettano più mezze misure quando si parla di olio di palma e di tutti i prodotti da esso derivati.

Dai biscotti alle torte, dai rossetti ai saponi se questi prodotti non garantiscono una produzione sostenibile dell’olio vegetale, allora non si utilizzano più.

Il progetto, che ha visto capofila la cittadina di Chester e dal suo zoo, ora sta coinvolgendo sempre più città inglesi decise ad unirsi per dire stop a quella parte di produzione di olio di palma che promuove la deforestazione e mette a rischio estinzione specie animali come gli oranghi, le tigri o i rinoceronti di Sumatra.

L’insostenibilità dell’olio di palma

“Senza olio di palma”. L’avrai visto scritto da più parti e su diverse confezioni di biscotti o altri prodotti alimentari. Questo perché negli ultimi anni l’olio di palma è finito sotto la lente d’ingrandimento fondamentalmente per due ragioni.

Una è legata ai suoi potenziali rischi per la salute, determinati dalla presenza al suo interno di acidi grassi saturi e dalla presunta produzione di elementi genotissici il 3-monocloropropandiolo se sottoposto ad elevate temperature. Bisogna dire però che ancora oggi, dato il suo vastissimo utilizzo in tutto il mondo i dubbi sulla sua sicurezza restano un tema ancora molto dibattuto.

Lo sono meno, invece, gli impatti ambientali di una parte della sua filiera produttiva. La stragrande maggioranza dell’olio di palma viene coltivata e prodotta in Indonesia e in Malesia dove, per far spazio alle coltivazioni, vengono disboscate foreste e sradicati milioni di alberi.

Il problema è doppio perché queste attività di disboscamento coinvolgono anche zone come le torbiere, caratterizzate da un'alta densità di carbonio che, una volta bruciate causando enormi emissioni di gas serra.

Le piantagioni di palma da olio, quando seguono questo sviluppo, comportano la di enormi foreste pluviali del sud-est asiatico, habitat naturali di animali come gli oranghi e le tigri.

La soluzione però non è lo stop totale alla produzione di olio di palma, né il boicottaggio al suo utilizzo. Quello di palma è l’olio vegetale più usato al mondo e coinvolge circa il 35% della produzione mondiale e la sua richiesta è destinata ad aumentare del +40% entro il 2050.

Lo spiega bene l’Unione Italiana Olio di Palma Sostenibile sulla base delle stime della Fao secondo cui da qui ai prossimi 30 anni la popolazione mondiale supererà i 9 miliardi: “Se pensiamo che in un'alimentazione equilibrata i grassi dovrebbero fornire intorno al 30% delle calorie totali quotidiane, è facile immaginare che la domanda di olio di palma possa crescere a livello globale”. 

In Indonesia e in Malesia spesso per far spazio alle coltivazioni vengono disboscate foreste e sradicati milioni di alberi

Se dunque abbandonassimo l’olio di palma dovremmo trovare in fretta un’alternativa in grado di rispondere all’aumento di domanda e allo stesso tempo garantire una produzione sostenibile economicamente senza la necessità di convertire ancora più terra all’agricoltura.

Il che, come puoi immaginare, non è fattibile. La soluzione piuttosto è fermare le produzioni basate sulle deforestazione e affidarsi a un sistema più sostenibile.

In Inghilterra 

Il Regno Unito ha applicato alla lettera questa filosofia. La cittadina di Chester, nel nord-ovest dell’Inghilterra, nel 2019 è diventata una tra le prime città sostenibile in fatto di olio di palma al mondo.

Più di 50 organizzazioni di Chester tra ristoranti, piccole imprese e luoghi d’arte hanno aderito a questo progetto eliminando dalle loro catene di approvvigionamento tutti i prodotti con olio vegetale legati alla deforestazione e sensibilizzando i consumatori verso scelte alimentari sostenibili.

Il progetto di Chester ha fatto rumore nel regno Unito, tanto che ora diverse città stanno raccogliendo il messaggio. Anche Oxford, Newquay, Plymouth e il villaggio di Mochdre nel nord del Galles hanno infatti deciso di impegnarsi per favorire solo prodotti con olio di palma 100% sostenibile.

In più, in rispetto agli accordi di Glasgow mirati tra le altre cose a fermare la deforestazione entro il 2030, il governo del Regno Unito si sta anche muovendo per vietare alle grandi aziende di utilizzare prodotti coltivati ​​su terreni deforestati illegalmente.