Avere l’Hiv non è una condanna a una vita ritirata, senza affetti e senza soddisfazioni. Oggi, grazie alle terapie, si può vivere normalmente e se sogni una famiglia non devi rinunciare a questa possibilità. Certo, ci vuole un po’ di fortuna, ma ciò vale per tutti: incontrare l’amore e mettere in gioco il proprio cuore è un rischio per chiunque. Ma starai pensando le coppie “sane” hanno più probabilità di avere figli “sani”? Vero, ma devi sapere che le coppie sieropositive possono avere un bambino HIV-negativo. Lo confermano i dati nazionali. Negli ultimi anni le nuove diagnosi di HIV in Italia sono state circa 3.600 e le trasmissioni verticali madre-figlio sono state lo 0,3%.
La maggior parte dei consigli per le persone con HIV che voglio un bimbo è uguale per tutti gli aspiranti genitori. Tuttavia, sono necessari alcuni passaggi aggiuntivi per ridurre la probabilità di trasmissione dell'HIV. Scopriamo quali sono le tue opzioni per essere genitore.
L' HIV è un virus che può indebolire il sistema immunitario al punto da non essere in grado di controllare alcune infezioni. L'infezione da HIV non è la stessa cosa dell'AIDS. L'AIDS (sindrome da immunodeficienza acquisita)è lo stadio più avanzato dell'infezione da HIV, quando il sistema immunitario è più debole e una persona ha diverse malattie specifiche. L'HIV è comunemente trasmesso attraverso:
Le persone sieropositive e in trattamento che hanno raggiunto e mantenuto una carica virale non rilevabile non possono trasmettere l'HIV sessualmente. Per le persone che non hanno l'HIV, l'uso regolare del preservativo è il modo più semplice per prevenirlo.
È estremamente improbabile che le donne che vivono con l'HIV che sono in trattamento e hanno una carica virale stabile non rilevabile trasmettano l'HIV al loro bambino durante la gravidanza e il parto. C'è, infatti, una possibilità su 1000 di passare l’infezione, sale invece all’1-2% di trasmetterlo in fase di allattamento per i primi 12 mesi.
Se la donna non sapeva di essere sieropositiva già da prima, deve iniziare la terapia antiretrovirale al momento della diagnosi e il trattamento deve protrarsi per tutta la durata della gravidanza. L’infezione, inoltre, ha una maggiore probabilità di trasmettersi durante il parto, per questo viene raccomandato il parto con taglio cesareo, programmato alla 38a settimana di gestazione.
Se hai deciso di avere un bambino, la pianificazione della gravidanza è importante e in caso di Hiv deve essere un po’ più attenta. Prima di tutto parlane con il medico che ti sta curando e fatti indirizzare su un ginecologo o una struttura adeguata. Molte coppie sierodiscordanti (coppie in cui un partner ha l'HIV e l'altro no) scelgono di avere figli attraverso la riproduzione assistita.
Inoltre, dovresti iniziare ad assumere un supplemento giornaliero di acido folico durante il tentativo di concepimento e per le prime 12 settimane di gravidanza. La vitamina B9 aiuta le cellule del corpo a svilupparsi e previene alcune malformazioni, come la schiena bifida.
Quando a essere positivo è il futuro papà, per concepire può essere utilizzata una procedura chiamata "lavaggio dello sperma". Durante questa procedura una macchina separa gli spermatozoi (che non portano l'HIV) dal liquido seminale, che può trasportare il virus. Lo sperma lavato viene quindi utilizzato per fecondare l'uovo della donna utilizzando uno speciale catetere inserito nell'utero. Se il partner maschile è in trattamento efficace e ha una carica virale stabile non rilevabile, non vi è alcun rischio di trasmissione dell'HIV. Anche la fecondazione in vitro (FIV) può essere un'opzione.
Le coppie sieroconcordi (o coppie in cui entrambi i partner hanno l'HIV) possono avere un figlio sieronegativo. Se entrambi i partner sono in cura, il rischio che entrambi trasmettano l'HIV al loro bambino è quasi nullo. È però importante parlarne prima con il medico curante.
Il parto è un momento estremamente delicato. Che cosa si può fare per ridurre il contagio?
Il parto cesareo è raccomandato se una donna:
La fatica di una mamma non finisce al momento del parto, anzi inizia. Ti starai chiedendo se puoi allattare? Sebbene ci sia un basso rischio di trasmissione al tuo bambino, se sei sieropositivo e hai una carica virale stabile non rilevabile dovresti evitare l'allattamento al seno e scegliere il latte artificiale. Il latte materno potrebbe contenere HIV. Ricordati che le donne sieropositive non hanno bisogno di rivelare il proprio stato di HIV o giustificare il motivo per cui non allattano a ogni infermiera, ostetrica, consulente per l'allattamento o doula, o durante l'educazione all'allattamento al seno.
Non è tutto, i bambini con madri sieropositive ricevono un trattamento antiretrovirale per un periodo da 2 a 6 settimane dopo la nascita. Questo trattamento è noto come PEP (o profilassi post-esposizione) e riduce significativamente la possibilità che tuo figlio contragga l'HIV.
Il tuo bambino sarà anche regolarmente testato per l'HIV, di solito fino a quando non avrà 18 mesi. Gli esami comporteranno una combinazione di test anticorpali e PCR (reazione a catena della polimerasi). Sono generalmente considerati HIV negativi entro i 3 mesi di età se non vengono allattati al seno.
C’è anche un’altra strada per diventare genitori e sono le adozioni. È un percorso lungo e difficile e devi però sapere che non esiste in Italia alcuna legge che impedisca alle persone con Hiv di adottare un bambino o una bambina, ma tra gli esami medici richiesti dal Tribunale dei Minori solitamente figura anche il test dell’Hiv (specie nelle adozioni internazionali). È il Tribunale a valutare l’idoneità psico-fisica. L’accertamento dell’HIV non preclude dunque la possibilità di adottare, ma potrebbe essere un fattore di non idoneità.
Fonti | Lila; Ospedale Niguarda