
Il raffreddamento radiativo è una delle frontiere della climatizzazione sostenibile (per esempio, recentemente hanno inventato delle pellicole raffreddanti che sfruttano proprio questo principio). Ma come funziona? E soprattutto: dove viene impiegato?
Alcuni ricercatori e ricercatrici hanno recentemente sviluppato un generatore termoelettrico che sfrutta il raffreddamento radiativo allo scopo di produrre elettricità senza bisogno di calore o luce solare, e quindi sia di giorno che di notte. Si tratta di un esempio davvero importante: ecco come funziona.
Secondo chi ha studiato questa tecnologia, i generatori termoelettrici autoalimentati (radiativi, appunto) funzionerebbero grazie a un UBSA, o "assorbitore" solare a banda larga, in grado di catturare la luce nel momento in cui c'è e in grado allo stesso tempo di rilasciare il calore gradualmente, grazie a un emettitore di raffreddamento radiativo planare (o RCE).
Se quindi l'UBSA scalda il generatore, l'RCE lo raffredda. Non è un controsenso: l'elettricità, infatti, viene generata dalla differenza di temperatura tra i conduttori (come già avviene nei dispositivi che sfruttano l'effetto Seebeck).
Se i generatori di energia tradizionali, come le classiche batterie, hanno capacità limitate e necessitano ricarica continua, le batterie a generazione radiale e termica permetterebbero di avere a disposizione energia pulita a ritmo continuo.
Soprattutto, l'energia così prodotta sarebbe molto più stabile e quindi fruibile in maniera più semplice e senza intoppi.
Per ora questi generatori radiali sono solo prototipi, ma chi li ha pensati l'ha fatto con la prospettiva di utilizzarli per la ricarica e l'alimentazione di piccoli apparecchi elettrici ed elettronici.