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Superbonus stop alla cessione del credito, cosa cambia per le famiglie

Arriva la stretta da parte del Governo Meloni alla cessione del credito e allo sconto in fattura. Il Superbonus cambia totalmente faccia dal punto di vista fiscale. Ecco cosa cambierà per famiglie e imprese.
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Mattia Giangaspero 17 Febbraio 2023

Cessione del credito e sconto in fattura. Su questi due temi il governo Meloni ha deciso di attuare una stretta con il decreto varato nella giornata di giovedì, 16 febbraio e subito l'Associazione nazionale dei costruttori (Ance) ha commentato negativamente questa decisione:

“È da ottobre che aspettiamo di capire come si pensa di risolvere una situazione che è diventata drammatica: non ci rendiamo conto delle conseguenze devastanti sul piano economico e sociale di una decisione del genere”

Inoltre l'esecutivo ha pensato che sia arrivato il momento di concludere un'altra attività, avviata anche recentemente da parte degli enti pubblici, quella di acquistare i crediti incagliati. Cosa sono? Si tratta di crediti derivanti dai bonus edilizi.

In merito ha espresso il suo punto di vista il ministro dell'economia e finanze Giancarlo Giorgetti:

"Il nostro obiettivo sul Superbonus è duplice. Dobbiamo cercare di risolvere sia il nodo crediti, che è arrivato ormai a 110miliardi di euro di buco per lo Stato e sia dobbiamo cercare di mettere in sicurezza i conti pubblici"

Ma c'è realmente il rischio di affossare famiglie e imprese?

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Superbonus, cancellato lo scont0 in fattura cosa cambia per le famiglie?

Per tutti coloro che che hanno già avviato interventi edilizi non verrà previsto lo stop totale allo sconto in fattura e anche alla cessione del credito. Invece per chi dovrà riqualificare la propria casa o un qualsiasi immobile, e potrà usufruire del Superbonus, resta solo la strada della detrazione d'imposta. In sostanza senza sconto in fattura (ovvero la ditta che effettua i lavori anticipa il pagamento totale dei lavori a chi li richiede e poi, a procedure concluse, richiede di ottenere l'importo anticipato allo Stato), non si potrà più evitare di pagare i lavori per le ristrutturazioni. Bisognerà aspettare la loro conclusione per poi ottenere la classica detrazione.

Nello specifico, il decreto cancella le norme che prevedevano la possibilità di cedere i crediti relativi a:

  •  interventi di riqualificazione energetica e di ristrutturazione di primo livello per le parti comuni degli edifici condominiali, con un importo pari o superiore ai 200 mila euro.
  • interventi di riduzione del rischio sismico sulle parti comuni dei condomini o nei comuni a rischio sismico 1, 2 e 3, che riguardano la demolizione e la ricostruzione integrale.
  • Infine viene imposto il divieto, alle pubbliche amministrazioni, di essere cessionarie di crediti d’imposta relativi agli incentivi fiscali maturati con queste tipologie di intervento.

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Superbonus, il rischio per le imprese

Tutto il settore dell'edilizia accoglie con grande preoccupazione la decisione del governo. Secondo l’associazione nazionale dei costruttori 1 miliardo di crediti incagliati rischia di causare il blocco di circa 6mila cantieri, che a catena rischierebbe di far fallire almeno 1.700 imprese di costruzioni. In gioco ci sarebbero circa 9.000 posti di lavoro, sempre secondo l'Ance.

E nella giornata di ieri, prima della conferma del governo di voler chiudere con la cessione del credito, il presidente dell'Ance Federica Brancaccio aveva commentato così su Facebook:

"Se, come sembra in queste ore, il governo bloccherà per sempre la cessione di nuovi crediti da bonus senza aver individuato prima una soluzione per sbloccare quelli in corso vorrà dire che si è deciso di affossare famiglie e imprese in nome di non si sa quale ragion di Stato"

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Il ministro Giorgetti ha però cercato di calmierare gli animi e rassicurare le imprese edili:

"faremo tutto il possibile", dice il Ministro. E infatti per lunedì è già in calendario un incontro a Palazzo Chigi con le associazioni di categoria.

Nel difendere questo tipo di provvedimento che la maggioranza di governo ha intrapreso, Giorgetti ha poi citato le parole dell’ex presidente del Consiglio Mario Draghi:

“Comprendo la posizione delle imprese ma mi permetto di citare una persona di cui ho molta stima e con cui ho fatto il ministro, che disse che il problema non è il superbonus ma sono i meccanismi di cessione disegnati senza discrimine e discernimento. Vorrei puntualizzare che non tocchiamo il Superbonus, interveniamo sulla cessione dei crediti d’imposta che ammontano direi a 110 miliardi, questo è l’ordine di grandezza che deve essere gestito, l’obiettivo è dare la possibilità di gestirlo”.

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