Tartarughe decapitate sulle spiagge pugliesi: potrebbe trattarsi di un rito scaramantico

Cinque esemplari di tartarughe Caretta caretta decapitate sono stati segnalati in pochi giorni sul litorale che unisce Bari a Trani. Secondo il Wwf e gli scienziati del progetto Tartalife potrebbe trattarsi di un macabro rito scaramantico ad opera di alcuni pescatori. Così, i pericoli in cui questo esemplare a rischio estinzione incorre ogni giorno non fanno che moltiplicarsi.
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Sara Del Dot 20 Febbraio 2019

Non bastano i predatori, non basta l’inquinamento, non basta la pesca selvaggia, non basta il cambiamento climatico. Ai già tanti pericoli che si insidiano nei fondali marini e sulle spiagge, a minacciare le tartarughe potrebbero aggiungersi anche gli arcaici riti scaramantici di alcuni pescatori. È ciò che ha ipotizzato il Wwf dopo che, nel giro di pochi mesi, sono state ritrovate diverse tartarughe con la testa mozzata sparse lungo il litorale che collega Bari a Trani, in Puglia. La denuncia del ritrovamento è stata fatta dal Centro recupero tartarughe Wwf di Molfetta (Bari).

Le immagini in cui si sono imbattuti gli operatori marini sono a dir poco terrificanti. Fino ad ora, sono ben cinque gli esemplari trovati decapitati. Anche gli esperti di TartaLife, il progetto europeo per la conservazione e tutela della Caretta caretta, specie protetta, propendono per l’ipotesi avanzata dal Wwf secondo cui potrebbe trattarsi di un macabro nonché decisamente obsoleto rito superstizioso. Gli esperti che si occupano del progetto di tutela di questa specie a rischio estinzione, tuttavia, hanno voluto sottolineare che la maggioranza dei pescatori, molti dei quali collaborano con loro, sono costantemente in prima linea per aiutare le associazioni a tutelare e conservare la salute delle Caretta caretta, impegnandosi a utilizzare espedienti per impedire che questi animali rimangano impigliati nelle loro reti o si feriscano a contatto con le imbarcazioni. Anche per questa ragione, il Wwf ha richiesto alle forze di Polizia un tempestivo intervento per individuare gli autori di questa mattanza. L’Assessore all’ambiente della Regione Puglia, Gianni Stea, si è appellato alla collaborazione dei pescatori con le forze dell’ordine e la magistratura per fare luce sull’accaduto.

Tartarughe, un rischio senza fine

La mattanza di tartarughe rappresenta solo l’ennesima goccia nel mare di pericoli in cui queste specie, ormai in estinzione, incorrono ogni giorno. Appena una settimana fa, su una spiaggia del Cilento, un maschio adulto di Caretta caretta è stato trovato morto con lo stomaco pieno di plastica. E lo stesso triste destino è toccato due giorni fa a un altro esemplare di 30 centimetri, questa volta trovato su un lido del leccese, rimasto aggrovigliato con la pinna in un sacchetto di nylon senza riuscire più a nuotare. Insomma, sembra che non ci sia pace per questi animali tanto longevi quanto in costante pericolo di vita. Che rischiano l’estinzione, in un modo o nell’altro. Ogni anno, infatti, sono quasi mille le tartarughe che vengono soccorse e portate nei centri di recupero italiani del Wwf perché in condizioni di pericolo. Oltre 150.000 finiscono catturate accidentalmente nei mari del mondo, e di queste circa 40.000 non sopravvivono. Inoltre, circa una tartaruga su due nel Mar mediterraneo ha ingerito della plastica. Non è chiaro quanto ancora avranno la possibilità di abitare i nostri mari, ma una cosa è certa: il rischio più grande in cui incorrono ogni giorno è uno solo, ed è l’essere umano.