
Una battaglia che potremmo definire anche storica visto il periodo di crisi energetica che il mondo e l'Italia sta vivendo ormai da quasi un anno. Stiamo parlando della riduzione dell'IVA dal 22% al 5% anche per gli impianti di teleriscaldamento per il prossimo trimestre del 2023. Infatti nel decreto aiuti-quater presentato a novembre dal governo erano previsti sgravi sull'IVA all'interno della bolletta per tutte le tipologie di riscaldamento, ma non per questa.
Le prime segnalazioni per inserire la modifica nella nuova legge di bilancio sono arrivate da parte di Sunia, Sicet e Ambiente ed Energia attraverso una petizione online che è stata accolta prima dal Comune di Milano e dalla Regione Lombardia e adesso anche dal governo a Roma. Con un emendamento si è provveduto ad inserire un altro sgravo fiscale a favore di tutti quei cittadini o proprietari di attività commerciali che utilizzano il teleriscaldamento e non sono pochi. Si perché, secondo A2A, solo nel capoluogo lombardo le persone che utilizzano questo sistema di teleriscaldamento sono 223 mila (25 mila famiglie), molte anche residenti in quartieri popolari. In Italia invece sono quasi 3 milioni gli abitanti che utilizzano il teleriscaldamento, grazie anche a 331 reti di distribuzione che raggiungono 282 comuni (poco più del 6% della domanda residenziale totale).
Sarebbe stata quindi un'ingiustizia escludere dal pacchetto-aiuti il teleriscaldamento visto che si tratta anche di un sistema energetico più pulito di quello a turbogas. Secondo un report di GSE (Gestore servizi energetici), infatti, sviluppare le reti del teleriscaldamento può portare ad un taglio delle emissioni di CO2 di quasi il 40% ed un risparmio energetico di circa il 26%.
Quando si parla di teleriscaldamento il primo esempio da fare è quello dell’acqua calda dei sanitari di casa, ma anche dei termosifoni. Attraverso lo stesso sistema che produce calore, l’obiettivo è riscaldare anche vaste superfici.
Nello specifico si tratta di una tipologia d’impianto che genera un calore centralizzato distribuito direttamente ad edifici e case mediante una doppia rete sotterranea di tubazioni.
Nessuna presenza, in casa o nei condomini quindi, di pompe di calore che, oltre ad inquinare maggiormente, necessitano anche di manutenzioni costose. In questo modo è possibile anche azzerare il rischio di perdite di gas e incendi, perché avverrebbe la riqualifica di tutti quei locali interni agli immobili dove sono presenti le stesse pompe di calore.
Il processo di produzione e trasformazione del teleriscaldamento avviene attraverso un fluido chiamato termovettore, e non è altro che aria calda o vapore acqueo, convogliato all’interno di turbine, le quali poi producono energia.
Parlando d'efficienza, gli impianti di teleriscaldamento rispetto a quelli alimentati da carburanti fossili impattano decisamente meno sull’ambiente anche perché evitano di disperdere il calore prodotto durante il processo energetico. Questo non accade nella fase di combustione degli altri impianti che invece perdono fino al 50% del calore.
Se pensi adesso di voler cambiare il tipo di riscaldamento in casa devi far conto anche di alcuni tasti dolenti che purtroppo ci sono e riguardano il costo.
La realizzazione di questi impianti prevede un dispendio economico maggiore. Il costo dell’allacciamento al teleriscaldamento può variare in base alla potenza dell’impianto, ma si aggira intorno ai 25 euro per Kw. Considerando di voler riscaldare una superficie di 100 mq si necessitano di 11Kw ed il prezzo così sale a 275 euro circa. Infine per dover passare al teleriscaldamento è necessaria la presenza di una centrale di produzione nelle vicinanze e l’Italia non ha ancora una diffusione tale da poter permettere a tutti di adottare questo sistema di riscaldamento.
Anche la disomogeneità nella distribuzione sul territorio italiano non aiuta. Molte centrali sono concentrate nel Nord Italia e assenti nel Sud, tant’è che il 50% di tutte le reti attive si trova tra Toscana, Lombardia e Piemonte, con Brescia, Milano e Torino che sono le città con più vasta distribuzione di questo sistema.
La speranza è che questo sistema efficiente di riscaldamento possa svilupparsi sempre di più sul territorio. Tornando invece a parlare di IVA, l'obiettivo è che vengano trovati i fondi sufficienti per pensare a degli sgravi fiscali fissi, e non prorogati per qualche mese in contrasto solo al costo dell’energia. In questo modo tutti sarebbero più propensi a voler cambiare la propria tipologia di riscaldamento poiché non sommersi da costi eccessivi.