
Non c'è pace per i visoni. In un allevamento a Cavalgese della Riviera, centro di poco meno di 4000 abitanti in provincia di Brescia, sono stati uccisi tutti i 1600 visioni ancora presenti nella struttura, nonostante una legge del gennaio 2022 abbia vietato gli allevamenti da pellicce.
La decisione è stata presa per il sospetto di un focolaio di coronavirus SARS-CoV-2, dopo la scoperta di un solo caso di positività.
È il quarto focolaio di Covid in un allevamento italiano. Altri 1600 visoni sono già stati uccisi lo scorso anno, per lo stesso motivo: si trovavano a Galeata, in provincia di Forlì-Cesena, ed erano in attesa di essere liberati in nome della legge.
A denunciare l'episodio è stata la LAV, che nei giorni scorsi si era rivolta al ministro dell'agricoltura Francesco Lollobrigida per denunciare il gran ritardo nel mettere in pratica le varie procedure necessarie al trasferimento dei visoni dagli allevamenti di pellicce alle strutture di ricovero. Nell'appello al ministro, la LAV chiedeva: “Quanto ancora devono soffrire questi animali? Il Ministro Lollobrigida deve definire con urgenza le modalità di cessione e accasamento dei visoni rimasti ingiustamente imprigionati negli allevamenti in dismissione”.
Commenta a tal proposito Simone Pavesi, responsabile LAV Area Moda Animal Free: “Basta ritardi! Ogni giorno in più in gabbia riduce le possibilità di salvezza per gli ultimi visoni sopravvissuti alla crudeltà dell’industria della pelliccia e la loro reclusione è una minaccia per la loro vita e per la salute pubblica!”
Oltre all'innegabile tema etico del rispetto degli animali, questi allevamenti mettono a rischio anche la salute degli stessi essere umani: mantenere migliaia di visoni stipati in allevamenti intensivi possono essere possibili serbatoi del coronavirus, costituendo quindi in definitiva una minaccia per animali e uomini.