Visoni e Covid-19, per gli animalisti è arrivato il momento di chiudere definitivamente gli allevamenti in Italia

Anche nel nostro Paese si sono registrati casi di positività all’interno degli allevamenti di visoni e nel Cremonese si ricorrerà all’abbattimento di tutti gli animali (quasi 30 mila) per prevenire la diffusione del virus. Per Simone Montuschi, presidente di Essere Animali, non basta la sospensione di tre mesi prevista dalla nuova ordinanza del Ministero della Salute: “Il problema si riproporrà a febbraio, l’unica strada è la chiusura definitiva”.
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Federico Turrisi 26 Novembre 2020

Non si tratta più solo di crudeltà nei confronti degli animali da pelliccia. Il dibattito sulla chiusura degli allevamenti di visoni è diventata anche una questione di salute pubblica. Come ti abbiamo spiegato in un altro articolo, i mustelidi sono suscettibili a un'infezione da coronavirus SARS-CoV-2 e possono diventare serbatoio di una variante mutata del virus trasmissibile all'uomo. Proprio per impedire la formazione di cluster all'interno degli allevamenti di visoni, il ministro della Salute Roberto Speranza ha recentemente firmato un'ordinanza che prevede la sospensione delle attività di queste strutture per tre mesi, fino a febbraio 2021.

Nella nota del ministero si legge che "in caso di sospetto di infezione, le autorità locali competenti dispongono il sequestro dell’allevamento, il blocco della movimentazione di animali, liquami, veicoli, attrezzature e l’avvio di una indagine epidemiologica. In caso di conferma della malattia, i visoni dell’allevamento sono sottoposti ad abbattimento". E così è stato per lo stabilimento di Capralba (in provincia di Cremona), il più importante d'Italia. Qui, dal momento che è stato individuato un focolaio, saranno soppressi tutti i 28 mila animali presenti nella struttura.

Per quanto l'ordinanza firmata da Speranza sia un primo provvedimento, gli animalisti non possono certo cantare vittoria. "L'Italia sta solo prendendo tempo", sostiene Simone Montuschi, presidente di Essere Animali. L'organizzazione animalista è impegnata da tempo a portare avanti la campagna "Visoni Liberi" per chiedere la chiusura degli 8 allevamenti rimasti attivi in Italia. "A parte il caso di Capralba, gli altri allevamenti attenderanno fino a febbraio un nuovo provvedimento del ministero della Salute, ma nelle gabbie avranno ancora i riproduttori".

"Il problema è semplicemente spostato ai prossimi mesi. A febbraio il ministero autorizzerà nuove riproduzioni? Se lo farà, vorrà dire che nei mesi successivi ci saranno di nuovo 66 mila visoni – questi sono i numeri delle produzioni annuali in Italia – che saranno condannati a vivere in gabbia e saranno comunque un potenziale rischio per la salute pubblica. A febbraio il virus non sarà sparito, e di conseguenza gli allevatori rimarranno dei potenziali vettori".

L'industria legata all'utilizzo degli animali da pelliccia è in costante declino. È un dato di fatto. Con la crescita della sensibilità etica da parte dell'opinione pubblica, è crollata la domanda, e dunque anche l'offerta. "Di certo, non stiamo parlando di un settore particolarmente rilevante per l'economia del nostro Paese". Pertanto, la strada da seguire per Montuschi è solo una: chiudere una volta per tutte gli allevamenti di visoni presenti sul territorio nazionale. "Le gabbie dell'impianto di Capralba saranno per la prima volta vuote e come Essere Animali ci batteremo affinché rimangano vuote. Molti Stati europei – l'ultimo in ordine di tempo è l'Ungheria – hanno deciso di imporre divieti e restrizioni all'allevamento di animali da pelliccia. Che cosa aspetta anche il governo italiano?"