Un intervento “pionieristico” al Sant’Andrea di Roma: asportato un tumore giudicato inoperabile

La paziente, una donna di 58 anni, aveva un tumore polmonare infiltrante l’arco aortico. Il quadro era delicato e complesso, ma l’equipe multidisciplinare del policlinico universitario è stata in grado di portare a termine l’operazione senza nemmeno dover ricorrere all’arresto del muscolo cardiaco.
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Giulia Dallagiovanna 10 Maggio 2023
* ultima modifica il 10/05/2023

I tumori del polmone infiltranti l'aorta sono un tipo di neoplasie che di norma viene considerato inoperabile. Ma per una donna di 58 anni, ricoverata all'ospedale Sant'Andrea-Sapienza di Roma questa frase non corrisponde più al vero. Lo stesso policlinico ha definito "pionieristica" e "straordinaria" l'operazione che l'equipe guidata dal professor Erino Angelo Rendina, direttore della Chirurgia Toracica, ha portato a termine con successo.

La paziente aveva ricevuto una diagnosi di neoplasia polmonare sinistra infiltrante l'arco aortico, ovvero un tratto di arteria lungo circa 5 centimetri, posto tra il tratto discendente e quello ascendente, dal quale si dirama, ad esempio, la carotide. Prima dell'intervento, si era infatti già dovuta sottoporre a cicli di chemioterapia.

La situazione era delicata e ai medici era chiaro che l'eventuale operazione sarebbe stata complessa. Hanno quindi proceduto con una valutazione multidisciplinare e con lo studio pre-operatorio necessario per poter affrontare al meglio il trattamento chirurgico. E tutto è andato per il meglio. L'intervento "ha consentito una perfetta e completa asportazione del tumore" e l'impianto di una protesi sintetica che è andata a sostituire la porzione di vaso rimossa. "Il tutto – si legge nel comunicato diffuso dal policlinico universitario – senza ricorrere all’arresto del muscolo cardiaco, ma in assistenza di circolo a cuore battente".

E la paziente ora è stata dimessa ed è potuta tornare a casa. È in buone condizioni, anche se dovrà comunque seguire il percorso oncologico post-operatorio.

Un'ulteriore conferma di come la medicina stia compiendo passi da gigante negli ultimi anni e di come una diagnosi di tumore, persino nei casi più gravi, non debba per forza corrispondere a una condanna a morte.

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