Un vaccino per bloccare la dipendenza da cocaina. Un modo, insomma, per impedire alla sostanza stupefacente di arrivare al cervello di chi la assume e innescare quel tunnel da cui è davvero complicato uscire.
La speranza, diventata un’idea, sta prendendo sempre più forma grazie al lavoro di un gruppo di scienziati brasiliani dell’Università federale di Minas Gerais che sta appunto lavorando allo sviluppo di un farmaco capace di bloccare gli effetti della cocaina così come dal crack, un’altra droga derivata dalla prima.
“Calixcoca”, come è stato ribattezzato, per ora è stato testato efficacemente su modelli animali ma a breve dovrebbero partire anche le sperimentazioni umane.
Se ne verranno confermate la sicurezza e l’efficacia, potrebbe diventare un alleato estremamente importante contro una piaga, quella della cocaina, dalle dimensioni spaventose. La polvere bianca, infatti, è la seconda droga più consumata in Europa e quasi il 5% della popolazione adulta a livello mondiale ne ha fatto uso almeno una volta. In Italia, secondo l’Istituto Mario Negri, ogni giorno si consumerebbero 11 dosi ogni 1000 abitanti.
Il vaccino brasiliano mira a stimolare l’organismo a produrre una risposta immunitaria capace di impedire alle molecole di cocaina di oltrepassare la barriera ematoencefalica e innescare quindi gli effetti stupefacenti che attirano i consumatori.
Le molecole di questa sostanza stupefacente sfruttano il flusso sanguigno per raggiungere il cervello e l’area della ricompensa, dove arriva a stimolare la produzione di dopamina e favorire le esperienze piacevoli.
Il farmaco allo studio sfrutterebbe proprio questo meccanismo. Con la sua azione, infatti, vuole spingere il sistema immunitario a sviluppare una serie di anticorpi che si attaccano alle molecole di cocaina rendendole troppo grandi per defluire correttamente nel sangue e oltrepassare la barriera ematoencefalica.
In questo modo si bloccherebbe sul nascere il sistema della ricompensa e tutte le altre sensazioni piacevoli stimolate dalla droga. Non provando già alcun piacere, verrebbe meno quindi anche il consumo ripetuto e quindi la dipendenza.
Fonte | Università federale di Minas Gerais