Una marea di rifiuti di plastica invade le spiagge di Bali: ecco lo scempio prodotto dall’uomo

Nei giorni scorsi alcune delle spiagge più importanti dell’isola indonesiana, tra cui quelle di Kuta, Legian e Seminyak, sono state letteralmente ricoperte di spazzatura. Troppo comodo dare la colpa ai monsoni e alla cattiva gestione dei rifiuti: la crisi legata all’inquinamento dei mari è globale.
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Federico Turrisi 5 Gennaio 2021

Un angolo di paradiso ridotto a un inferno. Le immagini che arrivano dalla spiaggia di Kuta – siamo sull'isola di Bali, una delle mete turistiche più rinomate dell'Indonesia – sono impressionanti e ci danno veramente l'idea delle dimensioni di un problema come l'inquinamento da plastica in mare. In seguito alla violenta perturbazione dei giorni precedenti, la scorsa domenica la località balneare si è svegliata sepolta da tonnellate di spazzatura portata dalle correnti. Il litorale si è trasformato in una discarica a cielo aperto.

Hanno dovuto assistere alla stessa scena le spiagge di Legian e Seminyak. Il vento e le forti piogge ci hanno messo del loro, ma è davvero impressionante la quantità di rifiuti che si è riversata sulle coste, come testimoniano le immagini pubblicate sui social network dalla ong ambientalista 5 Minute Foundation.

Gli abitanti dei villaggi colpiti dallo tsunami di plastica si sono messi subito all'opera per ripulire le loro spiagge. In soli due giorni, fa sapere l'agenzia per l'ambiente e i servizi igienico-sanitari della zona di Badung, sono state raccolte oltre 90 tonnellate di rifiuti. Ma la plastica continua ad arrivare dal mare. Il problema va risolto alla fonte, e noi tutti come società (non solo chi si occupa di smaltimento dei rifiuti) dovremmo porci qualche domanda sui nostri modelli di produzione e consumo dei beni.