Una rete fantasma di 300 metri è stata ripescata nel Mar Ligure: inquinava e soffocava la biodiversità del fondale

Attraverso una difficile operazione la divisione subacquea di Marevivo è riuscita a recuperare la grande rete fantasma – del peso di circa 450 kg – che minacciava l’ecosistema marino. Si trovava a 40/50 metri di profondità dove continuava a “pescare e catturare, soffocando i fondali”.
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Martina Alfieri 17 Novembre 2022

La pesca sostenibile è un obiettivo a cui dobbiamo aspirare se vogliamo preservare la biodiversità del nostro mare. In futuro sarà sempre più importante contrastare l’overfishing ma anche ridurre la presenza di minacce nascoste come le “reti fantasma”.

Con una difficile operazione, la divisione subacquea di Marevivo è riuscita a recuperare nelle acque delle Secche di Vada, nel Mar Ligure, una grande rete da pesca fantasma che danneggiava la vita del fondale.

Dodici esperti subacquei si sono immersi con particolari sistemi a “circuito chiuso” e hanno utilizzato scooter subacquei elettrici per arrivare a 40/50 metri di profondità e ripescare la rete lunga 300 metri e del peso di 400/450 kg.

La rimozione di reti fantasma richiede un importante lavoro di squadra: al team di subacquei, si sono infatti aggiunti mezzi di supporto per il recupero e il trasporto a terra, forniti dal Circolo Nautico Foce Cecina – Sub Nettuno, mentre il Porto di Cecina, il Corpo delle Capitanerie di Porto di Livorno e di Vada e il Comune di Cecina hanno contribuito con l’assistenza logistica, il deposito e il corretto smaltimento della grossa rete.

Molti subacquei notano durante le loro immersioni la presenza di reti fantasma, ma è necessaria l’azione coordinata di una squadra ben strutturata per portare a termine queste operazioni”, dichiara in un comunicato Massimiliano Falleri, responsabile della divisione Subacquea di Marevivo. "Le reti fantasma rappresentano una minaccia all’intero ecosistema marino perché continuano a pescare e catturare, soffocando i fondali, e sono una fonte di inquinamento a causa delle microplastiche che con il tempo rilasciano nel mare, sminuzzandosi”.

Le reti abbandonate in fondo al mare, dunque, mettono a rischio pesci e piante acquatiche – come la preziosa Posidonia Oceanica – contribuendo allo stesso tempo a contaminare le acque.

Come sai, le microplastiche rappresentano una delle forme d’inquinamento più insidiose e pervasive. Un recente studio dell’Università di Catania è riuscito a dimostrare che anche i pesci abissali, che abitano i mari più profondi, ingeriscono microplastiche nocive come quelle rilasciate ad esempio dalle reti fantasma.