Urbanisti e meteorologi dovranno ripensare al futuro delle città. Il confronto con Giulio Betti del Cnr e dell’Architetto Jacopo Reale 

Maltempo, alluvioni, piogge e grandine. Siccità, scarsità d’acqua. Due facce della stessa medaglia: ”la crisi climatica”. In questo approfondimento proveremo a capire, grazie alle risposte di Giulio Betti meteorologo del Cnr e Jacopo Reale Head of Architecture a Shanghai per Pininfarina, come bisognerebbe ripensare alla conformazione della città così che strade, quartieri, case ed edifici non subiscano i danni dovuti al riscaldamento globale.
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Mattia Giangaspero 16 Ottobre 2023
Intervista a Giulio Betti Meteorologist & climate expert at the Italian National Research Council (CNR) and LAMMA. Socio AMPRO e Jacopo Reale Head of Architecture a Shanghai per Pininfarina

Proviamo a creare un dibattito, un confronto su un tema che nell'immaginario collettivo è ancora molto astratto, ma che in realtà tocca ogni giorno tutti noi: "la crisi climatica". E proviamo a creare un dibattito non tanto sul tema "la crisi climatica esiste", bensì su quelle che, alla fine, il riscaldamento globale porta come conseguenze. Conseguenze che, invece, le percepiamo tutti i giorni, le viviamo e quindi non sono più così tanto astratte, ma concrete.

Partiamo dai fatti pratici, senza fornire dei numeri o dati scientifici. Anno dopo anno notiamo come si stiano vivendo periodi di scarsità d'acqua, siccità, ma anche periodi con forti alluvioni, temporali, grandinate. Sei d'accordo con noi che questo sta avvenendo? Adesso teniamo nel cassetto la parola "crisi climatica" e proviamo solamente a ragionare su quel che viviamo a livello climatico. A causa di questi periodi le nostre città soffrono e indirettamente soffrono anche tutti i cittadini che si ritrovano, per esempio, la strada di casa allagata, l'auto distrutta, la casa danneggiata e molto altro ancora. Allora adesso ci spostiamo nel concreto su un altro tema che per forza di cosa ti deve interessare: "Come deve cambiare la città per affrontare questi periodi?"

Si gioca tutto su questa domanda, perchè se alla fine l'uomo vuole e deve vivere all'interno di un mondo che cambia, di una natura che magari modifica l'intensità di questi eventi, ha bisogno che l'habitat in cui vive migliori, si modifichi per evitare di creare problemi e disagi, ma anche si modifichi per evitare di subire danni irrimediabili.

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📍Milano, 25/07/23 Attorno alle 4:00 di martedì 25 luglio si è abbattuto su Milano un nubifragio violento, accompagnato da una tromba d'aria, fulmini e grandine. L’ennesimo evento estremo che ha interessato il capoluogo meneghino in pochi giorni. La causa è una supercella, un tipo di temporale che si forma quando masse d’aria molto calda incontrano masse d’aria fredda, come sta accadendo appunto nel Nord Italia, e l’elevata quantità di energia che si genera dà luogo a fenomeni meteorologici molto intensi. Nel nostro Paese le supercelle stanno diventando sempre più frequenti a causa del cambiamento climatico. 📍Palermo 24/07/23 É in fiamme la montagna di Capo Gallo, a Palermo, a causa di due incendi scoppiati o in tarda notte o all'alba della mattina di ieri, lunedì 24 luglio. Sul posto si sono recati Protezione civile, forestale e Vigili del Fuoco di Palermo che lavorano senza sosta per provare a domare le fiamme. Colpita anche la zona perimetrale dell'aeroporto Falcone-Borsellino di Palermo. Secondo Coldiretti Sicilia ci vorranno almeno 15 anni per ricostruire i boschi bruciati. Le cause non sono ancora chiare, ma le temperature estreme di questi giorni hanno aggravato la situazione. 📍Catania, 24/07/23 Immagina di aprire il rubinetto e non veder scendere l’acqua o di voler accendere il condizionatore e non avere energia elettrica per farlo. Quando mancano acqua e luce, la vita si ferma. Ed è proprio quello che stanno vivendo a Catania a causa dei blackout elettrici. Il caldo estremo di questi giorni, con una media di temperatura sempre attorno ai 40°C, ha danneggiato i cavi elettrici e provocato una sospensione dei servizi che ancora non è stata ripristinata. #ohga #climatechange #incendio #crisiclimatica

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Adesso sintetizzo tutto il discorso. La crisi climatica esiste e si traduce non nel vedere per la prima volta nella storia eventi atmosferici che non sono mai accaduti, ma si traduce nel vedere eventi normali, come la pioggia, ma con un'intensità maggiore. Eventi atmosferici molto più costanti, forti e che si spostano da un Continente all'altro, per esempio i cicloni. È come se il clima che un tempo era presente solo in America o in Asia, adesso si sia spostato in Europa e in Italia. Si traduce in un cambio di stagione, si traduce in non esiste più l'Estate o l'Inverno per esempio. Stiamo provando a rendere un discorso molto complesso banale per arrivare al punto finale di quel che vogliamo raccontare.

Se viviamo, come è accaduto quest'estate (del 2023) e vivremo, periodi dove città si allagano, fiumi esondano, cicloni spazzano via case o interi quartieri come è accaduto in Grecia e in Libia, cosa si può fare a livello urbano per adattarci a queste situazioni? È questo il tema ultimo che interessa all'essere umano.

Per parlare di tutto questo noi di Ohga abbiamo sentito due dei massimi esperti in materia di clima e metereologia e di urbanistica: Giulio Betti (Meteorologist & climate expert at the Italian National Research Council (CNR) and LAMMA. Socio AMPRO). E Jacopo Reale (Ha collaborato con studi di progettazione di fama internazionale, tra cui David Chipperfield Architects e Carlo Ratti Associati. E adesso Head of Architecture a Shanghai per Pininfarina).

Dottor Betti ultimamente si parla spesso di un clima nel Mediterraneo più pericoloso, anche avendo visto quel che è accaduto in Grecia e Libia e allora le chiedo: Qual è il motivo, cosa sta cambiando? 

Il Mediterraneo, un po' come gran parte d'Europa, è un cosiddetto "Hot Spot" del cambiamento climatico, cioè si è osservato un aumento della temperatura superiore rispetto a molte altre zone del Pianeta. Questo avviene per una serie di fattori: è un mare chiuso e quindi si riscalda più velocemente, è vicino al Continente Africano, risente delle variazioni delle correnti a getto, quindi anche Atlantiche. Diciamo che noi siamo molto dipendenti proprio dalle masse d'aria Atlantiche, che sono molto fresche, ma quando queste vengono a mancare, esse vengono sostituite da masse d'aria o continentali (ma sappiamo che appunto queste sono meno frequenti) oppure Nord africane. E queste portano ad aumenti delle temperature più rapidi rispetto al resto del Pianeta. In base a tutti questi processi siamo una zona esposta.

Questo cosa vuol dire? In sostanza tutti questi fattori rendono la nostra area, un'area esposta a fenomeni di precipitazioni estreme.

Questo perchè, per esempio, quando ho temperature superficiali delle acque più calde ho masse d'aria con più umidità e quando ci sono le condizioni di contrasti termici tali da favorire la condensazione di vapore acqueo in eccesso, ecco che arrivano fenomeni estremi. Questo non avviene solo sul Mediterraneo, ma anche sull'Europa centrale che gravita intorno al nostro mare. Basta pensare all'alluvione del 2021 in Germania che fu alimentata da masse d'aria provenienti sia dal Mediterraneo, sia dal Mare del Nord. Quindi ci ritroviamo una vasta area ad alta energia. 

Oltre a questi elementi che le sto elencando, sul Mediterraneo stiamo osservando ultimamente blocchi anti-ciclonici che hanno formato (insieme all'eccesso di calore) le recenti alluvioni estremi, le quali hanno devastato Libia, Cirenaica, Spagna e Grecia. Questi blocchi anti-ciclonici non hanno consentito a queste perturbazioni di poter interessare aree più ampie, ma sono state intrappolate solamente su quelle zone e lì hanno scaricato tutta la precipitazione. 

Nel caso della Grecia l'aggravante è stato sia il flusso d'aria calda che proveniva dal Mar Egeo, sia l'aria calda che proveniva dal Mar Nero.

Si sente di dire che una parte di questi fenomeni atmosferici è causata dalla crisi climatica, oppure sono solo eventi estremi, ma naturali? 

Il concetto è questo: siamo sempre di fronte a fenomeni estremi che ci sono stati anche in passato. Quello che comincia a cambiare è la loro frequenza e la loro intensità. Le faccio un esempio, in Europa durante gli episodi alluvionali citati prima, abbiamo avuto un anticiclone talmente intenso da, non solo, far cadere decine di record termici storici in Francia, Danimarca, Germania, Inghilterra con valori ben sopra i 30 gradi, ma anche lo zero termico ha raggiunto in quei giorni è stato compreso tra i 4.8mila e 5.2mila metri sulle Alpi, su Capanna Margherita, Svizzera.

Abbiamo avuto temperature talmente alte che non sono mai state percepite in quelle quote neppure nell'estate record del 2003 o del 2022.

Quindi a cascata questa situazione ha generato eventi ugualmente estremi, ma di segno opposto, ovvero a livello di precipitazione. Quindi diciamo che si… può essere pure naturale, ma se si parla di fenomeni da record è faticoso dire che si tratta del ciclo naturale.

È evidente lo zampino del cambiamento climatico.

Giulio Betti climatologo Cnr

L'identikit dei tanti fenomeni estremi che abbiamo osservato negli ultimi due tre anni sono perfettamente in linea con le previsioni dell'IPCC. In Grecia sono cadute 754mml cubi d'acqua in 18ore. Cioè si tratta di una quantità di pioggia che cade in un anno. In Italia la grandine di luglio ha battuto i record di dimensione non solo nazionale, ma europeo. Tutto questo non può essere considerato semplice occasionalità e poi le aggiungo anche che quel che è accaduto e accade non è mai compensato da periodi più freschi con temperature nella norma.

Siamo passati per esempio dalla peggior siccità degli ultimi 500 anni in Europa nel 2022, a un anno con forti precipitazioni.

Dottor Betti un'ultimo focus volevo farla proprio sul periodo di queste eventi estremi. Negli ultimi 150 anni la maggior parte di precipitazioni estreme sono avvenuti nei mesi estivi e autunnali, perchè questo non accade in inverno. Perchè soprattutto in estate? 

Effettivamente durante la stagione estiva e autunnale c'è il massimo accumulo di calore, non soltanto a livello di atmosfera e quindi di colonna d'aria, ma anche di acque e oceani. Quindi ci sta che il mix di vapore acqueo disponibile nelle colonne d'aria calda, che raggiunge l'apice in quel periodi, e nelle superfici d'acqua, non fa altro che innescare precipitazioni abbondanti.

In inverno, ma anche in primavera, la massa d'aria è più fredda e può contenere meno umidità. Questo porta ad avere precipitazioni meno bloccate e meno rovinose.

Senza avere la sfera di cristallo: cosa potrebbe accadere all'Italia nei prossimi anni con questi cambi di temperature? 

Purtroppo dall'andamento storico recente le posso dire che questi fenomeni estremi possano aumentare. Ovviamente non è detto, ma tutto ci fa presagire questo. E quando parlo di fenomeni estremi non parlo solo di precipitazioni, ma anche di periodi prolungati di siccità. Spesso ci si dimentica di questa cosa. È quindi possibile aspettarsi periodi di scarsità idrica e periodi di forti precipitazioni, ma in lassi temporali troppo brevi.

L'Italia si presta tantissimo a questa sorte e non bisogna essere climatologi per osservare che il ciclo pluviometrico sta cambiando da noi.

Jacopo Reale Doppia Laurea Magistrale in Architettura presso il Politecnico di Milano, e l’Università Tongji di Shanghai. Head of Architecture a Shanghai per Pininfarina

L'architetto Jacopo Reale adesso ci fornirà quello che è il quadro generale a livello urbano della conformazione di una città. Siccità, precipitazioni portano a pensare a un nuovo livello urbano da raggiungere. E la scelta di svolgere l'approfondimento anche a livello urbano è stata possibile grazie alla sua visione. Infatti nei suoi progetti, fonde diverse discipline, tra cui urbanistica, architettura, ingegneria, big data, scienze naturali, sociologia ed economia, per sviluppare applicazioni concrete che migliorano l'esperienza urbana dei cittadini.

Come si posso strutturare a livello urbanistico, nel breve periodo, strade, vie, quartieri e anche città stesse per adeguarsi al cambiamento climatico?

Attualmente mi trovo nel cuore di New York, dove una violenta ondata di maltempo ha, qualche settimana fa, colpito la metropoli, lasciando strade allagate, linee della metro fuori servizio. Quindi anche una città grande e dell'importanza di New York ha e deve fare i conti con gli effetti devastanti del cambiamento climatico. Questo evento, purtroppo poi, non è un caso isolato. L'incremento di precipitazioni incessanti e tempeste di una magnitudine senza precedenti, come quelle viste in Italia e in Grecia quest'estate, sta mettendo alla prova la resilienza delle città in tutto il mondo.

A fronte di questa emergenza climatica, emerge la necessità di riconsiderare e ridefinire l'urbanistica delle nostre città. Le strade, le vie, i quartieri e persino le stesse città devono essere ristrutturati per adattarsi a questa nuova realtà.

Un approccio chiave è quello delle "Sponge Cities", o Città Spugna. Questo innovativo modello urbanistico si basa su due concetti fondamentali: la riduzione dell'impermeabilizzazione delle strade e la creazione di ampie aree verdi. In questo modo, si favorisce l'assorbimento delle acque piovane, riducendo il rischio di allagamenti e inondazioni.

Gli urbanisti dovrebbero lavorare con la natura, piuttosto che contro di essa

Jacopo Reale Head of Architecture a Shanghai per Pininfarina

Quello che abbiamo fatto fino ad ora è stato completamente sbagliato, mi riferisco al modo in cui le città moderne tendono a utilizzare corsi d’acqua in cemento per incanalare le inondazioni nei laghi o nei mari. Dovremmo imparare a rispondere in modo resiliente agli effetti del cambiamento climatico facendo della natura una nostra alleata e imparare dalla sua intelligenza. Anche se non esiste un’unica formula, le Sponge Cities sono reti verdi complesse che mirano a utilizzare il 70% delle acque alluvionali.

Ci siamo ritrovati quest’estate a vivere mesi con precipitazioni incessanti, tempeste mai viste soprattutto in Italia e Grecia. alluvioni, inondazioni di fiumi, come possono essere arginate al meglio in una città?

L’adozione di politiche che incentivano la creazione di tetti verdi e la permeabilizzazione delle superfici stradali potrebbe essere un passo cruciale. L'installazione di bacini di raccolta delle acque piovane e la promozione di parchi dotati di sistemi di drenaggio efficienti andrebbero a completare il quadro. Tuttavia, le sfide legate alle alluvioni e alle inondazioni richiedono un approccio multidimensionale. Oltre alle strategie di drenaggio, è fondamentale implementare sistemi di monitoraggio delle precipitazioni e promuovere la vegetazione lungo i corsi d'acqua, contribuendo così a prevenire e gestire situazioni di emergenza.

In Italia siamo passati dall'estate più secca degli ultimi settant'anni, a quella con piogge torrenziali che hanno causato molte alluvioni. Questi eventi, purtroppo, non possono più essere considerati eccezionali, ma sono piuttosto gli effetti tangibili dei cambiamenti climatici.

Vorrei che si soffermasse maggiormente sulle Sponge City. Nel concreto a livello urbano come si strutturerebbero le città spugna? 

Il concetto di Sponge City fu introdotto nel 2012 dal presidente cinese Xi Jinping per descrivere l'approccio alla gestione delle acque superficiali

Questo modello prevede un'infrastruttura di drenaggio concepita come una spugna, con l'obiettivo di massimizzare l'assorbimento dell'acqua durante i temporali. L'acqua viene successivamente immagazzinata in vasche sotterranee per evitare che raggiunga i corsi d'acqua e allaghi le strade. Questo modello non solo previene alluvioni, ma contribuisce anche a contrastare la siccità, poiché l'acqua immagazzinata può essere utilizzata per l'irrigazione dei campi e per altri usi domestici. Si tratta di un approccio di progettazione urbanistica scalabile che può essere adottato in qualsiasi parte del mondo, indipendentemente dalla fascia climatica di appartenenza.

Il governo cinese ha avviato un primo gruppo di città pilota in varie parti del paese, ciascuna caratterizzata da condizioni e rischi idrologici diversi, come montagne, zone costiere, pianure e climi temperati o tropicali. Questo approccio mirato permette di testare e raffinare il modello di Sponge City in una varietà di contesti, offrendo un quadro completo di come possa essere applicato efficacemente per affrontare sfide idrologiche diverse.

L’assorbimento e il riutilizzo delle acque alluvionali non solo aiutano le città ad evitare le gravi conseguenze delle inondazioni urbane, ma portano anche molti altri benefici. Le Città Spugna creano più acqua pulita per i residenti, poiché le infrastrutture verdi filtrano l’acqua in modo naturale. Questi sistemi riducono al minimo anche il carico sulle reti idriche e di drenaggio della città, riducendo al contempo il rischio di future inondazioni. Nel frattempo, le aree urbane più verdi continuano a migliorare la qualità della vita.

Si tratta di lavori urbanistici da compiere nell’immediato futuro per questo motivo volevo chiederle di fare qualche esempio concreto di lavoro da dover svolgere in una "città x" per ridurre l’impermeabilizzazione delle strade ed evitare cosi vie intere totalmente allagate.

Singapore aeroporto

Singapore, nota per la sua pianificazione urbanistica avanzata, ha adottato un approccio integrale nel diventare una Sponge City. Qui, una rete intricata di parchi, giardini verticali e sistemi di drenaggio innovativi è stata implementata per agevolare l'assorbimento delle acque piovane. L'integrazione di bacini di raccolta delle acque e sofisticati meccanismi di drenaggio ha creato un ecosistema urbano in cui la gestione delle acque è una componente fondamentale.

Amsterdam

Amsterdam ha intrapreso una riforma audace, trasformando i tetti degli edifici in giardini pensili altamente funzionali. Questa iniziativa ha non solo incrementato le aree verdi urbane, ma ha anche notevolmente migliorato la capacità di assorbire le precipitazioni. L'approccio ha dimostrato l'efficacia di lavorare in sinergia con l'ambiente naturale, creando un ambiente urbano più resistente e sostenibile.

Shangai

Shanghai si è distinta come una delle prime città ad adottare il modello di Sponge City. La città ha implementato una rete di pavimentazioni permeabili, consentendo l'assorbimento delle acque piovane direttamente nel terreno. Inoltre, l'uso di bacini sotterranei come riserve idriche tattiche ha dimostrato di essere cruciale nel prevenire sovraccarichi dei corsi d'acqua e future inondazioni. Questa strategia ha evidenziato la possibilità di affrontare le sfide idrologiche con soluzioni intelligenti e sostenibili.

L'approccio Sponge City, basato sulla gestione integrata delle acque superficiali, rappresenta una pietra miliare nell'urbanistica resiliente al cambiamento climatico. Questi esempi dimostrano che attraverso l'adozione di tecnologie innovative e la sinergia con l'ambiente naturale, è possibile creare città più sostenibili, efficienti e resilienti alle sfide idrologiche del futuro.