
Il Giappone è un paese straordinario – scommetto che anche tu una volta nella vita ci vorresti andare in viaggio – però è estremamente fragile, soprattuto per via del rischio sismico altissimo. Nel marzo 2011 uno tsunami, causato da un terremoto di magnitudo 9.0, ha travolto la centrale nucleare di Fukushima Dai-ichi a Ōkuma, nella prefettura di Fukushima, e di recente la regione è stata anche tra le più colpite dal tifone Hagibis. Come l'araba fenice che risorge dalle sue ceneri, a distanza di otto anni dal disastro nucleare più grave della storia, insieme a quello di Chernobyl avvenuto nel 1986, Fukushima si prepara a una rivoluzione green che cambierà radicalmente il suo aspetto.
Il governo giapponese ha infatti annunciato un piano da 300 miliardi di yen (all'incirca l'equivalente di 2,48 miliardi di euro) per realizzare 11 impianti solari e 10 parchi eolici nei territori abbandonati o contaminati, con il proposito di rendere la prefettura di Fukushima 100% rinnovabile entro il 2040. Ma tra gli obiettivi non c'è solo l'autosufficienza dal punto di vista energetico dell'intera regione; l'intento è anche quello di far rinascere Fukushima come un vero e proprio hub per le energie rinnovabili, fornendo elettricità anche all'area metropolitana di Tokyo, la più popolata del mondo con oltre 35 milioni di persone.
Il progetto prevede che entro il 2030 la prefettura di Fukushima sarà in grado di fornire il 13-14% del mix elettrico giapponese, e già oggi dispone di circa 1,5 GW di rinnovabili tra eolico, solare, geotermia, biogas e idroelettrico (nel 2012 la quota di rinnovabili era ferma a 0,4 GW). Un notevole passo in avanti per la martoriata comunità di Fukushima, che così cerca di uscire dal baratro in cui era sprofondata.