A Roma è emergenza cinghiali: una convivenza impossibile, ma l’abbattimento non è la soluzione

Dalla raccolta efficace dei rifiuti a un piano esteso di sterilizzazione. Le soluzioni per risolvere il problema dell’invasione dei cinghiali a Roma esistono, ed è il momento di fare qualcosa. Perché in questo caso, la convivenza tra esseri umani e animali, è impossibile.
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Gaia Cortese 20 Gennaio 2023

Roma è invasa dai cinghiali. Condivise sui social e rilanciate dalle testate giornalistiche, le immagini di cinghiali a spasso per la Capitale sono quasi all’ordine del giorno, e il problema non sembra trovare una soluzione.

Dalla riserva naturale dell'Insugherata al parco del Pineto, da villa Pamphilj a villa Ada e villa Glori, dalla riserva naturale di Castelporziano a quelle della Marcigliana e di Monte Mario: oggi il rischio di imbattersi accidentalmente in un cinghiale, se non più di uno, è un'eventualità molto probabile nei parchi di Roma.

Cosa succede ai cinghiali catturati?

Appena pochi giorni fa Carabinieri e Polizia Municipale si sono schierati nei pressi di villa Pamphilj a causa dell’avvistamento di alcuni cinghiali all’interno del parco. Secondo quanto dichiarato all'Ansa dal presidente del municipio XII di Roma, Elio Tomassetti, "non ci sono stati abbattimenti. Il protocollo prevede la narcotizzazione da parte dell'Asl. Dopodiché gli animali vengono portati, come accaduto in questo caso, in strutture specializzate dove si analizzano gli ungulati per capire se hanno contratto la peste suina. E da lì si decide cosa fare".

Ed è su questo ultimo punto, sul "cosa fare", che l'Ufficio legale di OIPA (Organizzazione internazionale protezione animali) è pronto a chiedere l’accesso agli atti per avere informazioni più dettagliate sulle procedure seguite e sul destino degli animali catturati.

Secondo quanto dichiarato da Alessandro Piacenza, responsabile Fauna Selvatica OIPA, gli esemplari "rimossi" dall'abitato, "dovrebbero essere trasferiti in rifugi e santuari e non abbattuti, nel rispetto della loro vita e anche dell'articolo 9 della Costituzione che tutela anche gli animali”.

“Il problema della presenza dei cinghiali nei centri urbani è dovuta a una scorretta raccolta dei rifiuti: dov’è attuata la raccolta porta a porta i cinghiali non si presentano negli abitati – continua Alessandro Piacenza -. Inoltre, ancor più a monte, vi è la politica dei “ripopolamenti” degli anni passati: i cinghiali che popolano oggi l’Italia, più grandi e prolifici degli autoctoni, sono stati introdotti dai paesi dell’Est Europa a uso e consumo dei cacciatori, cui ora si ricorre per risolvere un problema che loro stessi hanno determinato".

"Per arginare il fenomeno – conclude il responsabile Fauna Selvatica OIPA -. la politica dovrebbe adottare azioni di prevenzione come la pulizia del territorio, la corretta raccolta dei rifiuti, l’uso di dissuasori, fino alla sterilizzazione farmacologica, oggi allo studio del Ministero della Salute".

Negli ultimi 10 anni il numero dei cinghiali in Italia è raddoppiato, passando da 500mila del 2010 a un milione nel 2020.

Il problema interessa quindi Roma, ma anche altre città come Trieste, Genova o Firenze, perché la Capitale si distingue per avere numerosi parchi, e anche i cosiddetti “corridoi faunistici” che mettono in collegamento la città all’area esterna più selvatica, dove selve e boschi costituiscono l’habitat naturale di questi animali. Come spiega Maurizio Gabbiotti, guida dell’Ente Regionale Roma Natura, “l’unico motivo per cui un animale selvatico esce dal proprio habitat è per la ricerca del cibo”. Roma che da sempre ha un problema di smaltimento dei rifiuti è, per gli animali selvatici, un "piatto" ghiotto sempre servito.

Comune e Regione: un dialogo complicato

È quindi chiaro che ripulire la città dei rifiuti sarebbe la prima cosa da fare, e questo è compito del Comune.

Non solo. Oltre a mettere in atto tutte le misure possibili per evitare la presenza dei rifiuti, il Comune ha il compito di provvedere alla pulizia delle aree verdi, dove l'eventuale eccessiva crescita della vegetazione può diventare un nascondiglio per i cinghiali. L'Amministrazione comunale dovrebbe anche occuparsi di promuovere e sostenere quelle iniziative volte a individuare metodi alternativi agli abbattimenti selettivi per il contenimento della specie.

La Regione invece dovrebbe attuare un piano di gestione del cinghiale attraverso un controllo numerico e supportare i servizi veterinari dell’ASL per provvedere all’anestesia e all’eventuale eutanasia degli animali catturati.

Altra cosa da fare sarebbe occuparsi della recinzione dei parchi, cosa non facile (altrimenti forse ci saremmo già arrivati), a causa dell’estensione di alcuni parchi. Qui il dialogo tra Comune e Regione è complicato dal momento che se la recinzione e la raccolta dei rifiuti sono di competenza del Comune, quello che succede nei parchi è di competenza della Regione. Da qui, lo stallo.

La battaglia delle associazioni animaliste

In tutto questo groviglio burocratico, le associazioni animaliste puntano allo stop degli abbattimenti e ad incentivare un efficace piano di sterilizzazione anche perché, a dire il vero, gli abbattimenti causano un incremento delle popolazioni dei cinghiali dovuto alla dispersione del branco sul territorio e di conseguenza ad aumento delle possibilità che le femmine si riproducano.

"Il problema non è solo quello di passaggi di responsabilità tra Comune e Regione, ma una questione di competenze – spiega Claudia Taccani, Avvocato e Responsabile Sportello Legale OIPA Italia e portavoce del Presidente -. Per la gestione degli animali selvatici la competenza è della Regione e della Città metropolitana p Provincia (a seconda del luogo di interesse), ma nel caso di Roma c’è anche la questione della peste suina che non è mai stata totalmente debellata e, visto che questo problema è anche sanitario, la competenza non è limitata alla Regione e alla Città metropolitana, ma è anche di tipo statale".

"Per quanto riguarda gli abbattimento, come OIPA siamo naturalmente contrari, anche perché è ormai dimostrato che non è il metodo migliore per limitare il numero di una specie che in una determinata epoca storica e contesto locale può risultare nociva – continua l'Avvocato Taccani -. A nostro parere bisognerebbe applicare misure preventive basandosi su studi concreti, cosa che non è sempre stata fatta in maniera regolare e costante. Bisognerebbe, per esempio, approfondire e sviluppare il metodo contraccettivo che era già stato lanciato da un emendamento alla Legge di bilancio 2022″.

"L'abbattimento con l'attività venatoria non risolve il problema. Attualmente la procedura dovrebbe essere quella per cui gli animali vengono sedati sul posto in presenza di un medico veterinario per poi essere portati altrove – conclude l'avvocato -. Esistono dei santuari in cui gli animali non convenzionati vengono tutelati e possono continuare a vivere, ma la normativa è ancora poco chiara. La stessa Sfattoria degli Ultimi (oggetto la scorsa estate di un ordine di abbattimento da parte dell’Asl per la prevenzione della peste suina, ndr) aveva dato disponibilità per ospitare i cinghiali ma, per quanto a noi noto, pare che l'offerta non abbia avuto seguito". 

Cosa prevede la Legge di Bilancio

Con il pretesto del controllo faunistico, la Legge di Bilancio 2023 modifica profondamente la legge 157/92 sulla protezione della fauna e la legge 394/91 sui Parchi e le aree protette. Si parla genericamente di fauna selvatica, non solo di cinghiali: pertanto si potrà sparare ai cinghiali, ma anche a tantissimi altri animali. Non solo. È previsto che si potrà farlo anche nelle aree protette.

Sempre l'emendamento approvato prevede che gli animali possano essere uccisi anche dai cacciatori, categoria che ha tutto l’interesse a mantenere alto l’"allarmismo" che si è creato in questi anni.