Trovati PFAS nel sangue: Frans Timmermans positivo al primo esperimento sui funzionari europei

Secondo le analisi condotte su una dozzina di funzionari UE, ci sono tracce di questi composti chimici nel loro sangue. Ecco cosa sta facendo l’Unione europea.
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Francesco Castagna 31 Gennaio 2024

I primi a subire gli effetti dell'inquinamento ambientale sono i lavoratori e chi vive nelle zone limitrofe a fabbriche, stabilimenti o depositi, ma gli agenti inquinanti a quanto pare sembrerebbero non fare sconti a nessuno. Il 31 gennaio sono usciti i risultati di un'analisi sui PFAS condotta su 12 funzionari europei, tra questi c'è anche Frans Timmermans, l'ex vicepresidente della Commissione europea e ideatore del Green Deal.

I funzionari hanno accettato di sottoporsi a un test biologico del sangue, come da richiesta delle ONG Chemsec ed European Environmental Bureau (EEB). L'indagine sui "prodotti chimici per sempre", ha dimostrato come in tutti gli individui esaminati risultino fino a sette tipi di PFAS, cinque politici inoltre hanno superato i livelli-soglia di sicurezza esistenti.

L'indagine sui PFAS

Tutti, nessuno escluso, sono esposti ai rischi dei PFAS. Non sfuggono neanche i piani alti UE: sono risultati positivi tre vicepresidenti della Commissione europea, il Commissario per l'ambiente, il capo dell'Agenzia europea per l'ambiente e sei membri del Parlamento europeo provenienti da un'ampia gamma di Paesi europei. Il test serviva a rintracciare la presenza di 13 PFAS nei loro corpi. Risultato: più della metà dei PFAS presi in considerazione sono stati rilevati. "La contaminazione da PFAS non fa discriminazioni. Siamo tutti vittime. Nessuno è immune dall'inquinamento chimico, a prescindere dal luogo o dal modo in cui vive", ha detto Tatiana Santos, responsabile delle politiche sulle sostanze chimiche dell'EEB.

Cosa dicono i risultati dei test

Secondo il documento elaborato dalle ONG Chemsec ed European Environmental Bureau,  la media dei PFAS rilevati nel sangue è di 8,37 µg/L (equivalente ng/ml). Secondo i due enti, i livelli di esposizione non differiscono significativamente dall'esposizione media degli europei. Tutti gli individui sono esposti sia ai PFAS che sono già stati vietati sia a quelli che sono ancora ammessi nel mercato dell'UE.

"La presenza di questi composti chimici nel sangue dimostra che: i) le autorità non sono riuscite a proteggere tutti noi dall'esposizione a sostanze chimiche nocive nonostante le azioni di regolamentazione e ii) l'industria europea ha continuato a produrre ed emettere PFAS, pur conoscendo i rischi per la salute", spiegano le due ONG.

Una volta ottenuti i risultati degli esami del sangue, l'ex vicepresidente Timmermans ha detto: "Le sostanze chimiche tossiche per sempre sono ovunque. Invadono il nostro ambiente, le verdure coltivate in casa, il pesce e il nostro corpo, dove persistono per sempre. I nostri cittadini devono essere protetti da questo. Dobbiamo fermare tutte le emissioni di questa spazzatura legalizzata. Chiediamo all'Europa di vietare completamente l'uso di queste sostanze chimiche".

Per scendere nel concreto, Timmermans ha fatto un riferimento anche al caso dell'azienda chimica Chemours, nei Paesi Bassi: "deve smettere di avvelenare i suoi vicini e l'ambiente. Se non prenderà le misure necessarie, non ci sarà futuro per questa azienda nel nostro Paese".

Cosa sta facendo l'Unione europea

L'UE aveva già vietato alcuni dei PFAS rilevati nelle tracce di sangue dei 12 funzionari politici, tra cui PFOA e PFOS. Gli altri tipi, invece, sono stati regolamentati dall'Unione europea e ora si possono utilizzare solo per alcuni usi esclusivi, come PFNA, PFDA, PFUnDA e PFHxS. Il PFHpS invece è ancora ammesso nel mercato dell'UE.

In Italia una delle più alte concentrazioni di PFAS si trova in Veneto, che è stata dichiarata zona rossa. L'Unione europea aveva anche proposto il REACH (Regolamento per la registrazione, la valutazione, l'autorizzazione e la restrizione delle sostanze chimiche), per intervenire sul forte inquinamento legato alla presenza di questi composti chimici. Tuttavia, le pressioni dell'industria e della politica attualmente hanno portato l'attuazione di questo regolamento a una fase di stallo. Nel 2023 poi cinque stati membri hanno proposto al Parlamento e alla Commissione UE il divieto dei PFAS all'interno dell'Unione europea, ma l'iniziativa potrebbe vedere la sua luce solo a partire dal 2026. Nel mentre, la Nuova Zelanda ha appena approvato il divieto di utilizzo di questi composti nei cosmetici a partire dallo stesso anno.

"L'unico modo per affrontare questa crisi è regolamentare queste sostanze chimiche come gruppo, cosa che dovrebbe avvenire con l'attuale proposta di restrizione dell'UE. Fortunatamente, esistono già alternative più sicure per la maggior parte degli usi dei PFAS. Si tratta solo di dare loro un'opportunità", ha spiegato Anne-Sofie Bäckar, direttore esecutivo di ChemSec, che ha voluto realizzare questo esperimento per sensibilizzare i cittadini sulla tutela della salute pubblica e dell'ambiente.

Fonte| Chemsec;

Crediti foto|Chemsec & EEB