Angela e una vita a combattere il randagismo nella sua Sicilia: “È una missione, ma gli altri devono cambiare mentalità”

Nella giornata mondiale dedicata agli animali abbiamo acceso un riflettore sul randagismo, una delle piaghe che affligge da tempo il nostro Paese. Così ci siamo fatti raccontare la storia e la giornata di Angela: una giovane donna che con la sua associazione Zampa Siciliana recupera e salva letteralmente la vita a cani, gatti e animali di ogni specie abbandonati e maltrattati.
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Kevin Ben Alì Zinati 4 Ottobre 2020

Mentre parliamo, Stella non la smette di abbaiare. Non è un cane del rifugio, vive qui solo due mesi all’anno, quando i suoi padroni sono in vacanza. Angela è salita in auto per provare ad isolarsi e pulire la conversazione ma lei proprio non ne vuol sapere di starle lontana. “È gelosa e quando sono al telefono con qualcuno deve far sentire che c’è anche lei”.

Stella è un po’ come la cuginetta esuberante e impicciona, di tanto in tanto viene a casa e scombussola la routine, spargendo quell’alone di gioia e divertimento che resiste anche giorni dopo che se n’è andata. Quando lei è in giro, “il pirata” non ha un momento libero. Il pirata è Salvatore, un pastore maremmano dal folto pelo bianco e golosissimo di carne. È arrivato solo un anno fa “ma è già diventato la mascotte del rifugio” e con Stella ha un rapporto speciale.

Poi ci sono Gennarino, il colosso dalla lingua lunga e Jamal, che quando ha fatto il suo ingresso nella famiglia di Angela era solo un microbo mentre oggi “è grande e bello come il sole”. Insieme all’Alfredone e ai suoi occhi marrone chiaro e divertiti, tengono a bada Nora, la nuova arrivata che con le sue strisce nere assomiglia a una tigre in miniatura.

Quella di Angela Pinzarrone è una vera e propria famiglia, fatta da Salvatore, Jamal, l’Alfredone, Nora e altri cento cani che da anni ormai vivono negli spazi di Zampa Siciliana Onlus, il rifugio che Angela gestisce insieme al marito Mario, un uomo simpatico e gentile che non sa mai dire di no alla moglie. Zampa Siciliana recupera cani e animali abbandonati per poi aiutarli a trovare una nuova casa. Questa però è la versione parafrasata ed edulcorata della missione, perché Angela letteralmente salva loro la vita, strappandoli dalle strade, dalle catene ai pali, dalle fiamme a cui loro, quelli lì, li destinano. Dimenticandosene. Fregandosene.

Una piaga 

Oggi è la giornata mondiale degli animali, sono le ventiquattrore in cui, una volta di più, mettiamo al centro di tutto il rispetto e il benessere di questi esseri viventi che, con noi, condividono il pianeta. Per farlo, è importante non fare come quelli lì, quei “finti padroni” che abbandonano i loro cani o i loro gatti nell’immondizia e nei boschi, dimenticandosi il valore di una vita, umana o animale che sia. E il randigismo è una delle piaghe del nostro paese che non va dimenticata.

Gennarino che fa da ombra, e da scudo, ad Angela

È una piaga nel Sud Italia. Qui il numero dei cani tenuti nei canili è ancora molto alto, insieme a quello degli animali vaganti sul territorio: questi, riproducendosi in maniera incontrollata contribuiscono involontariamente al fenomeno. Nella fotografia scattata dalla Lav si vede che dei 98.596 cani presenti nei canili rifugio, il 67,1% si trova nel Mezzogiorno. Nel 2018 il numero dei cani nei rifugio è diminuito del 4,2%, soprattutto in Sicilia con 6.972 cani in meno ma si tratta, comunque, di numeri altissimi. Senza contare che la sofferenza di un animale non si può quantificare o racchiudere in un più o un meno davanti a una statistica.

Per questo, fare ciò che fa Angela non da tutti. Ci vogliono coraggio e uno stomaco di ferro. “È una vita pesante, si deve nascere in un certo modo per poter seguire questa missione e se ti obbligano, non ce la fai. Bisogna essere consapevoli che l’unico modo per essere felici è vedere felici gli altri. E poi, secondo Angela, quando si ha a che fare con gli animali non si può improvvisare. "Qui in Sicilia un fenomeno molto diffuso è quello che definisco degli accumulatori seriali. Ovvero persone che iniziano a prendersi cura di qualche cane spinte da pensieri tipo «poverino aiutiamolo», poi però non sanno gestire la situazione e finiscono per farli soffrire, o peggio, perché all’improvviso si trovano ammassate di cani”.

L'orfanotrofio

Angela così, invece, ci è nata. La sua famiglia ha sempre avuto una certa sensibilità verso i cani e gli animali e più di una volta insieme ai suoi genitori, quando era piccola, ha dato ospitalità a qualche randagio trovato per strada. Una volta cresciuta, quando ha capito come giravano le cose, Angela ha deciso che avrebbe dedicato la sua vita agli animali. “Il mio progetto iniziale, però, nasceva per sensibilizzare il cittadino con eventi e campagne, sono stata anche in Spagna e in Inghilterra per approfondire il tema e raccogliere fondi”. Quando poi nel 2014 è tornata nella sua Partinico, un paesino vicino al mare e all’ombra di Palermo, ha dato il via alla costruzione di una struttura dove poter far fiorire il progetto.

La sofferenza di un animale non si può racchiudere in un più o un meno davanti a una statistica

“La gente, però, cominciò a scambiare il luogo per un canile e nel giro di 6 mesi dai 30 cani che avevo me sono ritrovati 60. Molte persone abbandonavano cuccioli o adulti legati al cancello, qui davanti”. Così è nata l’associazione, che dal 2017 prende il nome di Zampa Siciliana. “Mi sono trovata a fare il lavoro pratico come se fossi un canile, ma non lo sono. Il canile per legge prende un cane e lo rimette sul territorio dopo 10 giorni. Questo invece è un orfanotrofio: quando un cane entra lo salviamo e poi cerchiamo di avviare l’iter per l’adozione.

Nora, fuori dalla clinica che le ha salvato la vita

I lavori al rifugio di Zampa Siciliana stanno procedendo ma tra costi, ritardi e pandemie è ancora tutto in divenire. Per ora ci sono una ventina di recinti dove i cani possono stare in cuccia e altri venti box, “a norma di legge”. In fondo, dietro a questi, si comincia a intravedere la piccola fattoria: “abbiamo salvato anche altri animali, come caprette e conigli, tutti in situazioni di difficoltà”.

Il randagismo, in Sicilia, è un fenomeno a 360 gradi e ancora troppo esteso, incontrollabile.

Nuove case 

Una piccola e temporanea soluzione sono le adozioni. La Onlus di Angela negli anni ha regalato nuove famiglie a molti animali, in Sicilia e nelle regioni circostanti e anche al Nord. Può sembrar facile, eppure per Angela le adozioni sono il momento più difficile perché il viaggio di un cane è una cosa seria, “che va gestita con professionalità e cura” e poi perché le famiglie devono rispondere ai criteri giusti. Per questo quando c’è l’interesse di una coppia o un privato per uno dei suoi cani, Angela li sottopone a un colloquio esplorativo profondo e accurato. “Chiedo sempre se hanno esperienza con gli animali, che lavoro fanno, se hanno già un veterinario. Cerco di capire se il cane potrebbe essere idoneo al contesto. In base alla zona poi ci possono essere delle persone di mia fiducia disponibili per dei colloquii di pre-affido”. Se tutto va per il meglio, il cane è pronto a partire.

I box dove vivono i cani di Zampa Siciliana

Qui entrano in gioco le cosiddette staffette, ovvero persone pagate dai futuri proprietari che trasportano i cani fino alla prossima nuova casa. “Un viaggio può costare tra i 120 e i 150 euro e ormai il randigismo ha creato però anche un business perché tanti si improvvisano staffette. Noi ci affidiamo sempre e solo a professionisti fidati perché il viaggio dal Sud al Nord è serio, serve una gabbia adeguata che attutisca i traumi forti”. A differenza di altri, però, Angela è sempre un po’ restia verso i viaggi così lunghi. Di solito invita le persone che la contattano da fuori a visitare i canili della loro zona “perché sono pieni di cani”.

Una famiglia 

Negli anni la famiglia di Angela si è allargata tanto perché per i cani che vanno, ci sono quelli che arrivano e quelli che poi restano.

Stella, che intanto continua ad abbaiare, è solo di passaggio mentre il pirata Salvatore invece ormai è di casa a Zampa Siciliana. È arrivato nel settembre dell’anno scorso, quando è stato trovato vicino a Partinico mentre vagava da solo. “Era in condizioni gravissime perché gli mancava letteralmente mezzo muso. Erano già passate molte auto prima che arrivassi, ma nessuna evidentemente si era fermata. Per quanto fossi abituata, da sola mi è preso il panico, ho chiamato le forze dell’ordine che sono arrivate ma mi hanno fatto solo l’in bocca al lupo e il verbale di affido”.

Angela insieme a Gennarino

Angela non ha mai saputo di chi fosse quel cane e cosa gli fosse capitato, probabilmente gli hanno sparato. Con Salvatore in auto, ha guidato fino alla prima farmacia aperta, dove il farmacista l’ha aiutata a medicarlo come poteva, direttamente dal bagagliaio. “L’abbiamo curato per 90 giorni con dei prodotti per la ricrescita dell’epidermide. È un figlio del rifugio. Oggi Salvatore sta bene, anche senza un occhio, attorno a cui la pelle è ricresciuta lasciando però un alone nero, come la benda di un bucaniere. Poi c’è l’ultima arrivata, Nora, che è stata trovata tra le campagne di Partinico senza la zampa anteriore destra. “Il taglio è troppo netto, non è stata un’aggressione. Dopo averla curata in clinica, ora Nora ha trovato un po’ di tranquillità.

E come ogni famiglia, ci sono anche i costi che bisogna sostenere. Quando un animale randagio viene recuperato, devono essere chiamate le forze dell’ordine che devono testimoniare l’affido ufficiale e la responsabilità della persona che lo prende con sé, in questo caso Angela. “Poi va tenuto in quarantena per 21 giorni così, nel caso in cui avesse qualche malattia infettiva resta isolato e non contagia gli altri animali. Infine gli viene somministrato l’antiparassitario per le pulci”. Dopo la quarantena vengono fatti degli esami generali per controllarne la funzionalità epatica e renale, “che si aggirano attorno ai 2000 euro. Il box per tenerlo in isolamento, che deve essere a norma, costa circa 1000 euro, e se poi il cane sta male oppure è stato investito e viene ricoverato, le cliniche possono costare anche 3000 euro al mese”.

Chi non fa cosa 

Secondo Angela il problema del randagismo in Sicilia starebbe nell’approccio alla vita e alla legge che hanno alcuni uomini e donne della sua terra: non tutti riescono ancora a tener conto della salute degli animali. “Nei piccoli paesi spesso le forze dell’ordine non fanno il loro dovere. Se denuncio una persona che tiene il cane legato alla catena o un contadino che fa partorire illegalmente dieci maremmani all’anno creando un vero e proprio allevamento abusivo, succede che probabilmente quella persona è parente di quell’altra e alla fine non interviene nessuno. Ma non basta, perché poi se quel contadino dovesse venire a sapere che la denuncia è partita da me verrebbe a cercarmi, arrabbiato”.

Angela mentre con una siringa allatta un cucciolo

Poi succede anche che i privati fanno fare cucciolate continue ai loro cani, per poi venderli. “Però per dieci cuccioli uno lo vendono e gli altri li buttano nel cassonetto, quando va bene: c’è chi ci racconta che li ha dovuti annegare perché non li poteva mantenere e lo raccontano con serenità perché sanno che nessuno verrà a punirli”. Per fortuna non è tutto nero: Angela può contare su una squadra di volontari che ha a cuore il problema: “Le forze dell’ordine cercano comunque di aiutarci e ci sono anche tanti amici che ci danno una mano, non solo qui in Sicilia ma in tutta Italia, soprattutto al Nord. È comunque innegabile che controlli maggiori risolverebbero non pochi problemi.

Anche la sterilizzazione obbligatoria potrebbe aiutare a trovare meno randagi sulle strade. “Una campagna a tappeto per tutti i cuccioli da 1 anno fino ai 3. Così se un privato viene trovato con dei cuccioli, viene multato”. Con questa soluzione per Angela nel giro di 5-6 anni il fenomeno del randagismo potrebbe subire un’importante frenata. Non si fermerebbe, ma sarebbe già un buon risultato.

Domani 

Angela sa che non sarà lei a risolvere il problema del randigismo in Sicilia, o in Italia. Sa che i numeri sono enormi e che entrare nella testa delle persone, svuotarle dei cattivi pensieri e ripopolarle con una giusta dose di buon senso e civiltà non è affatto semplice. Allo stesso tempo, però, sa che la sua non è una battaglia contro i famosi e imbattibili mulini a vento. “Spero con il tempo di riuscire a sensibilizzare quante più persone possibile. Quando qualcuno mi porta un cane perché non sa che farsene cerco di non arrabbiarmi, anche se sarebbe la mia prima reazione istintiva, e provo ad instaurare un dialogo. Appena la nostra struttura sarà finita spero di vedere tanti bambini del posto giocare con i nostri animali. È da loro che bisogna partire, sono il nostro futuro”.

La sterilizzazione obbligatoria ai cuccioli potrebbe migliorare il problema del randagismo nel giro di 5-6 anni

Angela Pinzarrone, Zampa Siciliana Onlus

Nel frattempo, mentre Angela raconta del suo domani, Stella si è fatta aprire la portiera dell’auto e si è arrampicata sul suo collo fino a sbuffare nel telefono. Nonostante la nostra sia ufficialmente diventata una conversazione a tre, nella voce di Angela dall’altra parte della cornetta si riesce comunque a percepire un filo di orgoglio. Sa che la sua è una missione difficile, “che non esistono più giorni di vacanza o le malattie. Devi annullare quella parte di vita che riguarda i tuoi bisogni personali e aprirti a questo mondo. Ma va bene così”. Sa che se non ci fosse stata lei Nora, Salvatore, Jamal, Gennarino e l’Alfredone sarebbero ancora a vagare per Partinico. Sa che la sua storia può ispirare gli altri a sporcarsi le mani e dare una mano per il bene degli animali. E lo sa che, in fondo, a metterti in prima linea ti aveva già convinto al ciao.