Auto ibride ed elettriche in aree pedonali: il problema della nuova legge di bilancio 2019

Un comma inserito nella manovra finanziaria del 2019 potrebbe riportare la mobilità italiana indietro di decenni, almeno sul fronte del rispetto dell’ambiente. Riesci a immaginare corso Vittorio Emanuele a Milano pieno di macchine? Cerchiamo di capire insieme cosa rischia di accadere se non verrà modificato il provvedimento.
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Giulia Dallagiovanna 8 Gennaio 2019

Il 1 gennaio 2019 è entrata in vigore la nuova legge di bilancio. Si tratta del documento con il quale il governo comunica al Parlamento quali spese intende affrontare e quali entrate prevede all'interno del bilancio dello Stato per il 2019. Ma non è di economia che volevo parlarti.

Nel testo compare una frase che ha fatto insorgere le associazioni ambientaliste e sta facendo molto discutere sui siti d'informazione. Sembrerebbe, in sostanza, che dal primo dell'anno in poi, le auto elettriche e le auto ibride siano libere di circolare nelle zone a traffico limitato e nelle aree pedonali. Potresti insomma ritrovarti in corso Vittorio Emanuele a Milano o in via dei Fori Imperiali a Roma e dover fare attenzione a non essere investito.

Avrai capito la portata di una norma che potrebbe modificare quanto era stato stabilito addirittura 27 anni fa. Cerchiamo quindi di capire insieme cosa sta succedendo e perché significa fare marcia indietro sul fronte del rispetto dell'ambiente.

La frase che fa discutere

È stato un docente universitario di Como a individuare una breve frase che potrebbe cambiare il nostro modo di muoverci in città. Lorenzo Spallino, avvocato amministrativista, ha spiegato su Medium la novità del comma 103 all'articolo 1: "All’articolo 7 del codice della strada, di cui al decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, dopo il comma 9 è inserito il seguente: « 9-bis. Nel delimitare le zone di cui al comma 9 i comuni consentono, in ogni caso, l’accesso libero a tali zone ai veicoli a propulsione elettrica o ibrida»".

Ma di quali zone si tratta? Per capirlo, devi leggere appunto il comma 9 all'articolo 7 del Nuovo codice della strada, dove si specifica che le amministrazioni, con deliberazione della giunta: "provvedono a delimitare le aree pedonali e le zone a traffico limitato tenendo conto degli effetti del traffico sulla sicurezza della circolazione, sulla salute, sull'ordine pubblico, sul patrimonio ambientale e culturale e sul territorio".

Quindi, riassumendo, il problema è contenuto in poche righe: i comuni devono consentire "in ogni caso" il libero accesso alle zone a traffico limitato e alle aree personali da parte di automobili elettriche e ibride. Non succedeva dal 1992, da quando cioè è stata definita per legge l'istituzione di questi spazi nelle città.

Il problema nelle aree pedonali

Per spiegare quali disagi comporterà questa norma, partiamo dal più evidente e più semplice da individuare: non esisteranno più aree pedonali vere e proprie. In quegli spazi ai quali nemmeno un'auto con il pass per i disabili può accedere, avranno invece libertà di circolazione le macchine ibride ed elettriche.

Il risultato è quello di disincentivare una mobilità più sostenibile, ovvero quella a piedi e su bicicletta, in favore del ritorno a motore e quattro ruote, anche all'interno dei centri storici. Al comma incriminato, infatti, fa seguito il dato sui finanziamenti: se nella scorsa legislatura i fondi per la realizzazione di piste ciclabili ammontavano a 372 milioni di euro, ora ne saranno messi a disposizione solo due. Allo stesso tempo, 200 milioni saranno messi a disposizione fra il 2019 e il 2021 per l'acquisto di auto elettriche private.

Certo le e-car non emettono gas inquinanti, ma le macchine ibride non sono a impatto zero. Di conseguenza, la tua città rischia di diventare più inquinata e, soprattutto, più trafficata e meno a misura d'uomo.

Il problema nelle Ztl

Il discorso sulle zone a traffico limitato è invece un po' più complesso. Dalla legge di bilancio nel suo complesso, risulta chiara la volontà da parte del governo di promuovere la mobilità elettrica e ibrida e forse in questo senso va letta anche l'apertura dell'accesso alle ztl. Ma la norma, nel suo insieme, risulta quanto meno troppo generica.

L'entrata in queste aree, infatti, è stata a lungo tempo garantita anche a chi aveva optato per una macchina ibrida, nella consapevolezza che ridurre le emissioni di CO2 e polveri sottili fosse comunque un passo avanti. Ma con il passare del tempo, i comuni hanno cercato di privilegiare sempre di più una mobilità del tutto ecosostenibile: a Milano, ad esempio, i mezzi ibridi dovrebbero iniziare a pagare l'accesso all'area C a partire dal prossimo 1 ottobre. A Roma invece già dal 2017 non è ammessa la circolazione di questi veicoli all'interno delle zone a traffico limitato.

E c'è una ragione per questi provvedimenti: non è possibile sapere quando un'auto utilizza il motore elettrico e quando invece ricorre alla parte a benzina o a diesel. Anche su questo fronte, insomma, si assisterebbe a una marcia indietro rispetto alle conquiste ottenute in ambito di mobilità ecosostenibile e di città con una qualità della vita più alta.

Quanto inquina un'auto ibrida?

Più che di quanto inquina un'auto ibrida, bisognerebbe parlare di quando. Nel momento in cui utilizza solo il motore elettrico, infatti, non emette anidride carbonica o altre sostanze tossiche. Ma quando passa all'alimentazione a benzina o gasolio, l'impatto sull'ambiente è inevitabile.

Se quindi hai acquistato un'auto ibrida, potrai star certo di inquinare meno rispetto a un veicolo a motore termico, ma non sarà ritenuta a impatto zero. E considerando i risultati dei diversi report sul cambiamento climatico, non ultimo quello dell'Istituto superiore di sanità, non sembra essere più il momento di accettare misure blande.

Anche perché in Itali, sono solo 5mila le auto elettriche vendute nel 2018, contro le 82mila vetture con motore ibrido. Da questi numeri risulta chiaro quale dei due settori abbia bisogno di essere incentivato anche con leggi e provvedimenti.

Le associazioni contro la norma

Ecco perché associazioni per il rispetto dell'ambiente e in favore di una mobilità sostenibile hanno protestato contro questo provvedimento. Alcune di loro, fra le quali Legambiente, Greenpeace, FIAB (Federazione italiana amici della bicicletta) e Bikeitalia.it hanno diffuso una nota dove sottolineano le possibili conseguenze negative "a danno di abitanti, commercianti, turisti e monumenti e alla sicurezza delle persone".

Alcuni assessori alla mobilità, come quelli dei comuni di Milano e Bologna, hanno già espresso la loro contrarietà alla nuova legge. Non solo, ma anche il sottosegretario alle Infrastrutture e ai Trasporti, Michele Dell'Orco, eletto tra le file del Movimento 5 Stelle, si è dissociato da quanto scritto nel provvedimento. La speranza è quindi quella che si tratti di una distrazione, una svista che verrà presto corretta.

Nel caso non fosse così, sarai tu a poter decidere se circolare in centro con un mezzo che inquina o scegliere i mezzi pubblici e lasciare l'auto in garage.