Basta cani legati alla catena: Viareggio cambia il regolamento comunale e ispira la rivoluzione

Il consiglio comunale ha approvato all’unanimità la proposta per modificare il regolamento in materia di tutela e protezione degli animali. La decisione può ispirare altre amministrazioni verso un cambiamento anche perché, per ora, non c’è una normativa nazionale e ogni decisione ricade sulle Regioni o sui singoli sindaci.
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Kevin Ben Alì Zinati 4 Settembre 2020
In collaborazione con Claudia Taccani Avvocato responsabile dello sportello legale Oipa

Niente più cani alla catena. Nel senso che se dovessi vederne uno agganciato potresti avvisare le autorità perché qualcuno ha commesso un’illegalità. Per ora, e speriamo sia solo l’inizio, la nuova ordinanza sarà valida nel Comune di Viareggio. Tra la fine di agosto e l’inizio del mese di settembre il Consiglio comunale ha approvato all’unanimità la proposta presentata del consigliere comunale Rodolfo Salemi e ha optato per una modifica del regolamento comunale in materia di tutela degli animali.

Cambio di passo

Se quella di Viareggio non è una scelta “rivoluzionaria”, puoi considerarla quantomeno un ottimo precedente che può far ben sperare in un cambio di passo sul delicato tema della detenzione degli animali domestici. Ad oggi, infatti, non esiste una legge a livello nazionale che definisca regole precise e uniformi per tutto il territorio italiano. Il compito spetta alle Regioni e, a cascata, alle amministrazioni locali, che si ritrovano a dettare le proprie norme su come e quando è lecito che un cane resti legato alla catena.

In diverse Regioni, per esempio, tenere il proprio cane legato alla catena è consentito ma solo in determinate circostanze: se l’animale riesce comunque a raggiungere la cuccia o il cibo, se gli viene garantito un riparo oppure se la catena ha una lunghezza, tra i 4 e i 5 metri, tale da consentirgli di muoversi liberamente. E ovviamente sono vietate le catene con punte acuminate, collari a  strozzo o apparecchi elettrici. In sostanza, la catena viene permessa a patto che non sia incompatibile con la natura del cane. Viareggio, invece, sceglie una via diversa: la detenzione a catena sarà vietatissima, non ci sono circostanze o cavilli che tengano.

Il parere dell’esperto

Per avere un’idea più chiara della situazione abbiamo parlato con la dottoressa Claudia Taccani, avvocato responsabile dello sportello legale dell’Oipa, l’Organizzazione Internazionale Protezione Animali:

“La scelta del comune di Viareggio può ispirare molte altre amministrazioni a un cambiamento importante, anche perché a livello nazionale per ora non abbiamo una normativa che definisca cosa è lecito e cosa, invece, non si può fare. Una nuova speranza affinché giustizia sia fatta verso chi maltratta gli animali arriva da una sentenza della corte di cassazione del 2018. Tendenzialmente la violazione del regolamento sulla tutela degli animali comporta una sanzione di tipo amministrativo e pecuniario. Nel 2018, invece, un uomo è stato condannato per la detenzione perenne, a catena, del suo cane. Non è da escludere, quindi, che in determinati casi a prescindere dalla normativa che vige a livello regionale o locale, possa scattare una responsabilità penale”.