Berlusconi e l’ambiente: grandi opere, rinnovabili ed emergenza rifiuti. Quali effetti hanno avuto le scelte dei suoi governi?

Dall’impatto delle grandi opere, alcune delle quali mai concluse, al taglio degli incentivi per le rinnovabili, fino alla sua opinione su Greta Thunberg e “l’ambientalismo ideologico”. Cosa resta oggi delle scelte prese dai quattro governi guidati dal presidente Silvio Berlusconi?
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Giulia Dallagiovanna 12 Giugno 2023

"Quanto ai toni apocalittici che anche certi ambientalisti hanno tentato di emulare […] Hanno citato, al solito, «l'effetto serra», parlando dei tanti pericoli di squilibrio che minacciano la terra. Voglio ricordare che un giornale come l'Economist di Londra, spesso autorevole, eccetto quando cerca di fare previsioni sui risultati delle elezioni e sull'andamento della politica in Italia, ha scritto qualche tempo fa che forse il nostro pianeta comincerà ad intiepidirsi in un lasso di tempo pari a quello che ci divide addirittura dalla morte di Caio Giulio Cesare, circa duemila anni. Non so se siano possibili previsioni scientifiche di così lunga gittata; quel che è certo è che credo sia inutile agitarsi troppo perché un po' di tempo mi pare che ce l'abbiamo!".

Era il 20 maggio 1994 e Silvio Berlusconi, appena eletto presidente del Consiglio, si presentava alle Camere per chiedere la fiducia. La storia probabilmente la conoscerai anche tu: l'Italia usciva disorientata dallo scandalo di Mani Pulite che aveva decretato la fine della Prima Repubblica. Solo l'anno precedente, Bettino Craxi, allora segretario del PSI, era stato accolto da una pioggia di monetine all'uscita dall’Hotel Raphael. Il Cavaliere era la figura che inaugurava la Seconda Repubblica: il Paese guardava a lui con fiducia. Un uomo che non proveniva dall'ambiente dei vecchi partiti, ma dal mondo dell'impreditoria. Un candidato che aveva basato la propria campagna elettorale su un liguaggio quotidiano e una comunicazione da spot pubblicitario. Si rompeva completamente con il passato.

Quel 20 maggio, dunque, i temi di cui occuparsi erano tanti, ma nel discorso del presidente trova spazio (piccolo) anche l'ambiente. O meglio, la presa in giro all'ambientalismo.

Oggi, all'età di 86 anni, Silvio Berlusconi si è spento per le complicanze dovute a una forma di leucemia. Le condoglianze vanno alla famiglia e a tutti coloro che gli erano vicini. Non possiamo però dimenticare l'impatto che la sua azione politica ha avuto sull'Italia. Potremmo forse dire che con lui si è concluso il ‘900 e che è stato tra i primi a intercettare le istanze populiste di un elettorato stanco e disgustato dalla classe dirigente di allora. Per questo motivo, vogliamo concentrarci soprattutto sulle politiche ambientali portate avanti dai quattro governi che ha guidato e che, da soli, coprono un periodo di tempo di 17 anni (9, se guardiamo al tempo effettivo in cui i singoli esecutivi sono stati in carica).

Era il 1994, dicevamo, e certo la coscienza ambientale era ancora appannaggio di pochi. Per gli italiani le priorità erano altre, perciò nessun programma di governo avrebbe messo l'ecologia al primo posto. Berlusconi, però, non sembra aver mai cambiato idea.

Nel 2003 non si presenta alla COP9, organizzata a Milano. Nel 2011, il suo governo promuove un taglio degli incentivi alle rinnovabili che segnerà una battuta d'arresto dell'intero settore. Nel 2019, rispondendo a una domanda su Greta Thunberg, racconta prima una barzelletta su svedesi e viagra e poi aggiunge: "Non penso che la via da lei proposta sia quella giusta". Contro l'ambientalismo ideologico si proclama anche il ministro degli Esteri, Antonio Tajani (sempre Forza Italia), durante il Vinitaly che si è tenuto lo scorso aprile a Verona.

È quasi impossibile racchiudere in un solo articolo 17 anni e più di storia, leggi, decreti, avvenimenti e dichiarazioni. Cercheremo però di ripercorrere i temi più importanti della politica ambientale di Silvio Berlusconi e dei governi da lui guidati.

L'ambientalismo ideologico

Ripartiamo proprio da quell'ambientalismo ideologico contro cui Forza Italia ci ammonisce. Le parole di Tajani al Vinitaly sono chiare: "È sacrosanto difendere l'ambiente, ma l'ambientalismo non può diventare la nostra nuova religione, che ci venga a dire che sopra a tutto c'è l'ambiente e magari ci si dimentica dell'uomo".

Non si discostano, dicevamo, dalla linea di pensiero espressa nel 2019 da Berlusconi stesso mentre veniva intervistato da Alessandro Sallusti durante la convention IdeeItalia di Milano: "Penso che Greta Thunberg sia strumentalizzata. Non penso che la via da lei proposta sia quella giusta. Propone il fermo dello sviluppo per i Paesi sviluppati, che non è possibile. E io non credo che ci possano essere miliardi di persone che vogliono far venir meno la fame, che vogliono vivere meglio, dare un futuro alla propria famiglia, che in nome dell'ambiente rinuncino a mangiare, a spostarsi, a limitare i propri consumi, laddove ritenuti inquinanti. I ragazzi che sono scesi in strada qui da noi avevano certamente dei sentimenti nobili, da apprezzare, ma non è quella la direzione in cui dobbiamo andare se vogliamo ‘disinquinare' o non inquinare maggiormente il mondo".

Non viene però spiegata quale sia la corretta direzione da intraprendere. Siamo comunque davanti a un pensiero figlio del Novecento, dove il progresso non può essere fermato nel nome di un capitalismo che è il migliore tra i sistemi economici possibili.

Vale la pena notare come nei Paesi più ricchi vivano poco più di un miliardo di persone, mentre la maggior parte della popolazione globale è distribuita tra Africa, Asia e America Latina. Per chi ogni giorno deve confrontarsi con le conseguenze della crisi climatica senza le risorse economiche per mettere in piedi un piano di mitigazione efficace, l'ambientalismo è tutt'altro che ideologico.

Il G8 di Genova

Il G8 del 2001 è uno degli appuntamenti più importanti del secondo governo Berlusconi, eletto solo un mese prima. Dura appena quattro giorni, dal 19 al 22 luglio, ma i fatti che si verificano a Genova vengono tuttora ricordati come "la più grande sospensione dei diritti democratici in Occidente dopo la Seconda guerra mondiale", per usare le parole di Amnesty International. Nel 2015 la Corte europea dei diritti dell'uomo dichiarerà all'unanimità che durante l'irruzione delle forze dell'ordine alla scuola Diaz fu violato l'articolo 3 della Convenzione sul "divieto di tortura e di trattamenti inumani o degradanti".

Violenza contro manifestanti pacifici, irruzione alla Diaz, la morte di Carlo Giuliani e i fatti della caserma di Bolzaneto. La complessità di quei giorni non può essere riassunta in qualche paragrafo, ma è giusto sottolineare che tra le istanze portate avanti dalle 1187 realtà fimatarie del manifesto del Genoa Social Forum c'erano: una critica al sistema senza regole delle multinazionali che sfruttava i Paesi in via di sviluppo senza pagare tasse, un rifiuto della finanza speculativa vista come bolla pronta a esplodere (come poi ha fatto, nel 2008) e soprattutto la richiesta di una solidarietà tra i popoli e di un accordo globale sul clima.

Diversi esperti oggi ritengono che i movimenti ambientalisti nati a partire dal 2018 affondino le loro radici anche nel luglio del 2001. Allora però in risposta arrivarono solo manganellate.

La Cop9 di Milano

Solo due anni dopo il G8 di Genova, a Milano si tiene un appuntamento importantissimo sul fronte dell'ambiente: la nona Conferenza delle Parti delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici. La COP9. È la città natale del Cavaliere, ma lui non si presenta. In quell'occasione si concordò, tra le altre cose, di utilizzare il Fondo di adattamento, già stabilito durante la COP7, per sostenere i Paesi in via di sviluppo nel processo di adattamento ai cambiamenti climatici.

L'Italia, assieme agli USA, ricevette invece il premio "Fossile del giorno", un riconoscimento in negativo assegnato dal Climate Action Network che riuniva le associazioni ambientaliste di tutto il mondo. Il Ministero dell'Ambiente, allora guidato da Altero Matteoli di Alleanza Nazionale, aveva presentato un piano di investimenti per migliorare l'efficienza delle centrali energetiche in Russia, in cambio dell'acquisto di quote di emissioni inquinanti a basso prezzo.

Le grandi opere

Ma torniamo al 2001 che segna, appunto, il ritorno di Berlusconi, il cui primo governo era rimasto in carica poco meno di un anno. È il momento del Contratto con gli italiani firmato in diretta da Bruno Vespa a Porta a Porta. Il quarto di cinque punti del documento prevedeva: "L'apertura dei cantieri per almeno il 40% degli investimenti previsti dal ‘Piano decennale per le Grandi Opere'". Questo intento sfocerà poi nella Legge Obiettivo, varata nel dicembre dello stesso anno, che stabiliva le procedure e le modalità di finanziamento per la realizzazione delle grandi infrastrutture strategiche per il decennio 2002-2013.

L'ultimo governo Berlusconi cadrà poi nel 2011, come forse ti ricorderai, ma a febbraio 2013 Legambiente traccia un bilancio delle grandi opere e punta il dito contro gli sprechi: l'associazione denuncia la realizzazione di appena il 9% di quanto promesso, a fronte di una spesa di 1,5 miliardi che, proseguono gli ambientalisti, avrebbero potuto essere spesi per potenziare la rete ferroviaria o la mobilità sostenibile.

Tra le Grandi Opere citate nella Legge Obiettivo c'erano ad esempio il Passante di Mestre, completato nel 2009, e che ha effettivamente contribuito a decongestionare il traffico lungo la tangenziale.

C'era poi l'autostrata A35, conosciuta come BreBreMi, aperta dal luglio 2014 ma conclusa ufficialmente nel 2017, a fronte di una spesa di quasi 2 milioni e mezzo di euro (più del doppio rispetto alle previsioni). Oggi il numero dei veicoli che la percorrono è circa un terzo di quello preventivato, a causa principalmente dei costi di pedaggio molto elevati.

Ma anche il MOSE di Venezia. Il sistema di paratine mobili non è ancora del tutto concluso, ma è già entrato in funzione a novembre 2021 proteggendo in effetti la città dall'ennesimo episodio di alta marea. Solo l'anno prima aveva invece fallito, perché azionato troppo tardi. Si prevede di concluderlo nel 2023 (il termine precedente era il 2021), vent'anni dopo la posa della prima pietra. Nel frattempo è finito al centro di un'inchiesta anticorruzione da parte della magistratura, che ha portato a 35 arresti e a un centinaio di nomi eccellenti finiti nel registro degli indagati per tangenti, fondi neri e fatture false. Nel corso degli anni, i costi di realizzazione sono aumentati progressivamente, passando da 4,1 miliardi di euro a 6,7 miliardi di euro, ai quali si devono aggiungere più di 200mila euro per ogni sollevamento.

Secondo alcuni è però un'opera già obsoleta. Lo pensa Giuseppe Caccia, ambientalista e consigliere comunale di Venezia per 17 anni, che spiega come con particolari condizioni in cui le onde del mare superano i 2,2 metri con una frequenza di 8 secondi, si possa generare l'effetto risonanza e le paratie potrebbero diventare instabili e inefficaci. Si tratta di condizioni che nella laguna si sono già viste, l'ultima volta nel novembre del 2019. Anche l'oceanografo del CNR Georg Umgiesser aveva spiegato a Ohga come, in caso si avverassero le previsioni dell'innalzamento mari di 50-60 centimetri entro la fine del secolo, "neanche il MOSE potrà fare granché".

E infine la TAV Torino-Lione , per Berlusconi un'opera irrinunciabile, i cui lavori sono iniziati nel 2000, ma non si sono ancora conclusi. Il costo complessivo si aggira attorno ai 9 miliardi, di cui l'Italia deve coprire il 35%. Secondo Massimo Zucchetti, professore del Politecnico di Torino, "Il cantiere ha già provocato un aumento rilevante di particolato e polveri sottili provenienti dallo smarino, oltre che un aumento considerevole di CO2 e inquinamento dovuto a lavori che dureranno altri 10 o 20 anni. A tutto ciò si aggiunge un aumento del consumo dell’acqua, che a lungo termine arriverà a raddoppiare, per comprendere gli effetti che il progetto avrà sulle sorgenti è sufficiente recarsi al Mugello, dove la costruzione del Tav che collega Firenze e Bologna ha completamente disseccato fonti e falde, obbligando la popolazione a rinunciare alle loro sorgenti e a usare le autobotti".

L'emergenza rifiuti in Campania

Nel 2010 riesplode l'emergenza rifiuti in Campania. Emergenza che, ironia della sorte, era iniziata proprio nel 1994, giusto qualche mese prima che Silvio Berlusconi diventasse premier per la prima volta.

Anche in questo caso è una storia complessa e travagliata, che vede la città entrare in stato d'emergenza e richiedere il supporto di altre regioni per lo smaltimento di tonnellate di monnezza. Viene costruito un termovalorizzatore ad Acerra che entra in funzione nel 2009 allo scopo di bruciare 2mila tonnellate al giorno: arriverà a malapena a 500. Vengono inaugurate nuove discariche tra le proteste di cittadini esausti che proprio in quell'anno arriveranno a bloccare alcuni camion per impedirgli di raggiungere gli invasi e daranno alle fiamme 13 autocompattatori. Va anche detto che a inizio 2010 erano stati fermati diversi automezzi che tentavano di sversare iodio 131, una sostanza radioattiva usata in medicina nucleare e per la quale sono previsti canali si smaltimento speciali.

A ottobre, dopo che la Corte europea di giustizia aveva condannato l'Italia per aver "messo in pericolo la salute umana e recato pregiudizio all’ambiente", Silvio Berlusconi promette di ripulire tutto in 10 giorni. Ma di fronte al nulla di fatto, i cittadini riprendono le proteste. Intanto si racconta della Terra dei fuochi, dei sistemi di ecoballe che non sempre sono davvero sicuri, delle infiltrazioni della Camorra nel traffico di rifiuti. Insomma, il problema è ben più grande della semplice raccolta differenziata, che il governo aveva provato a imporre ai comuni. A Napoli città arrivano ad accumularsi fino a 3.500 tonnellate di monnezza.

L'emergenza si concluderà solo nel 2011, con il trasferimento di oltre 240mila tonnellate di rifiuti in Olanda.

Gli incentivi per le rinnovabili

A Marzo 2011, solo 8 mesi prima della caduta definitiva, il governo emana un decreto che deve attuare la Direttiva europea n.28 del 2009. Un provvedimento duramente contestato dalle associazioni ambientaliste, Legambiente e WWF in testa.

Si prevede, ad esempio, la fine del Conto Energia, un incentivo statale che permetteva di ricevere una remunerazione in denaro per l'energia prodotta dal proprio impianto fotovoltaico, sostituendolo con un diverso sistema di incentivi per solare ed eolico che, secondo le associazioni, non raggiunge la sufficienza. La manovra appare in controtendenza rispetto a quanto stavano facendo gli altri Paesi europei e si paventa una vera e propria battuta d'arresto alle rinnovabili. In effetti, dopo il 2014, si passa da una crescita di 4,6 GW all'anno a solo 0,8 GW all'anno.

Quando è scoppiata la guerra in Ucraina, il ritardo dell'Italia sullo sviluppo di fonti alternative al gas è stato uno dei primi problemi con cui ci siamo dovuti scontrare.

Oggi siamo nel 2023 e la coscienza ambientale, soprattutto da parte dei giovani, è più forte. Non sappiamo come cambierà Forza Italia dopo la scomparsa del suo fondatore, ma al momento sembra condividerne lo stesso pensiero sui temi green. Eppure abbiamo vissuto diversi anni con ondate record di calore, gli eventi estremi sono sempre più frequenti e le fonti fossili sono diventate un'arma di ricatto in tempo di guerra. Viene da chiedersi se anche il partito che ha trainato la destra negli anni '90 sarà in grado di rispondere adeguatamente alle sfide della crisi climatica o se dovremo di nuovo ascoltare retorica e barzellette.