
Mancano poco più di tre anni alle Olimpiadi invernali Milano-Cortina, la manifestazione sportiva più importante al mondo che vedrà l’Italia come grande padrona di casa. Dopo un’estate bollente, e non per dire, durante cui le temperature hanno raggiunti picchi eccezionali, se si guarda al passato ma che potrebbero diventare una costante se si guarda al futuro, è davvero difficile pensare ai Giochi invernali così come li abbiamo sempre vissuti.
I ghiacciai continuano a ridursi, a sciogliersi, provocando tragedienon solo ambientali ma anche umane, così come lo scatenarsi di tempeste, che distruggono case e campi. L’esempio più eclatante, quello che forse abbiamo ancora tutti negli occhi, è il crollo della Marmolada, che ha portato alla morte di 11 persone e che rimarrà come simbolo della crisi climatica per l’estate 2022. Questa però è l’ultima tragedia, ma ce ne saranno altre, forse ancora più feroci. I medici per l’ambiente hanno quindi deciso di fare appello alle forze politiche per ripensare alle Olimpiadi.
“Le Olimpiadi 2026 avranno un impatto negativo sull’evoluzione della crisi climatico-ambientale che si sta manifestando a livello globale e locale con una accelerazione drammatica. Il buon senso obbliga a un atto di responsabilità e di ripensamento circa la natura del progetto”, scrivono in un comunicato.
“Le gravi alterazioni dell’ecosfera (ecosistemi, clima, biodiversità, suolo etc.) innescano dinamiche secondarie che accelerano il processo degenerativo globale a tutti i livelli, come evidenziato dagli eventi estremi di questi ultimi mesi. I fenomeni che stiamo osservando (siccità, ondate di calore, crollo dei volumi dei ghiacciai, alluvioni, frane, tempeste come quella di Vaia etc.) hanno una chiara origine antropogenica e mostrano i loro effetti devastanti sulle dinamiche ecologiche e sulla salute umana, sia su scala locale sia su scala planetaria”.
È fondamentale salvaguardare la “funzione sociale e ambientale della montagna” con misure di adattamento e con un diverso modo di concepire il turismo, “che può e deve essere promosso tramite iniziative prive di impatto ambientale e in grado di garantire l'economia delle aree interne e dei borghi che ospitano un’inestimabile ricchezza storica e culturale”.
Che cosa significa? “Gli impianti per l'industria dello sci rischiano di modificare irreversibilmente il paesaggio e di produrre effetti e costi incalcolabili a medio e lungo termine. Basti pensare ai giganteschi consumi di acqua e di energia necessari per l’innevamento artificiale. Anche l’aumento delle opere edilizie e dei servizi per i turisti della stagione sciistica produce danni diretti, come l’erosione del suolo, che si sommano a quelli indiretti, come l’urbanizzazione e il traffico”, hanno proseguito: “ISDE ritiene indispensabile che gli interventi siano limitati alla manutenzione di infrastrutture esistenti e che nessuna nuova opera sia realizzata, facendo prevalere una prospettiva di ripensamento della fruizione, del valore e della conservazione della montagna”.
Per i medici dell’ambiente, questa è la sola condizione che può rendere accettabile la decisione di ospitare le Olimpiadi invernali del 2026 in un territorio di immenso pregio ecologico, storico e culturale come le Alpi.