Cane o proprietario: chi è davvero più egocentrico?

Se non indicato espressamente, le informazioni riportate in questa pagina sono da intendersi come non riconosciute da uno studio medico-scientifico.
Come spesso accade, dietro un comportamento “anomalo” di un cane, si nasconde qualche falla anche nella personalità del suo padrone. Anche in termini di egocentrismo, derivante da una mania di controllo, o dalla presunzione che obbligatoriamente il cane debba apprendere degli ordini dall’essere umano.
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Rubrica a cura di Gaia Cortese
11 Febbraio 2020

Nell’area cani che io e la mia Amber siamo solite frequentare è facile incontrare una femmina di Chow Chow. Il Chow Chow è un cane originario della Cina con una stazza piuttosto robusta, il pelo folto e una stravagante lingua di colore blu scuro. Ma c’è un’altra caratteristica della personalità che distingue il Chow Chow da altre razze di cani: è un cane molto egocentrico. Un aspetto della personalità che lo rende abbastanza difficile da addestrare. Il problema non si risolve con la scelta di un’altra razza, perché molto spesso un cane egocentrico è la diretta conseguenza di un padrone altrettanto centrato su se stesso.

Anche perché il più grosso ostacolo alla relazione è la chiusura in se stessi e l’egocentrismo, ovvero l’assurda pretesa che il mondo ci giri intorno. Un problema che è facile riscontrare tra uomo e cane, ma anche tra esseri umani. Con il cane questa condizione si verifica molto spesso perché il nostro amico a quattro zampe è fin troppo accondiscendente e se potesse si taglierebbe una zampa per renderci felici. Il cane, infatti, presenta un’antropodipendenza che non ha pari nel mondo animale e l’uomo, ovviamente, se ne approfitta.

Atteggiamenti di avversione e attaccamento nei cani (e nelle persone) derivano da un rapporto dove è presente una figura egoista.

Quando il proprietario del cane è estremamente egocentrico, convinto che il mondo gli ruoti attorno, il rapporto con l’animale è altamente compromesso e puntualmente si verificano comportamenti di disobbedienza, agitazione incontrollata, paure e in alcuni casi anche depressione. Vallo a spiegare al proprietario che non è del tutto vero che il cane ha solo da imparare dall'umano. In verità, è proprio vero il contrario.

Avversione e attaccamento sono i primi atteggiamenti che derivano da un rapporto centrato su di sé, piuttosto che sul “noi” (e questo, ripeto, si verifica anche tra le persone). L’avversione si manifesta sotto forma di aggressività, rabbia e nervosismo, l’attaccamento sotto forma di ansia, mancanza di fiducia nelle proprie capacità e apprensione.

Altro frequentatore dell'area cani era un cucciolo di pastore tedesco che all’età di un anno aveva preso l'abitudine di abbaiare a tutte le persone che incontrava per strada. Non che il cane fosse particolarmente aggressivo, ma durante il suo primo anno di vita era stato messo sotto una campana di vetro, precludendogli ogni possibilità di fare esperienza e di imparare in autonomia a comportarsi adeguatamente con le persone: fino a quel momento le sue erano state passeggiate a tarda sera, lontano da aree cani e da incontri con gli esseri umani. Unica compagnia: il suo padrone. Insomma, non era colpa del cane se poteva risultare rumoroso e antipatico a tutto il vicinato, perché non era stata sua la scelta di vivere da “asceta”.

L’egocentrico (umano) batte poi ogni primato nel momento in cui semplicemente "fa da sé". Adotta o prende un cane in allevamento e da quel momento prova ad educarlo secondo quello che ritiene più giusto, senza porsi troppe domande o farsi venire qualche dubbio in merito. Un po’ come guidare la macchina a 18 anni compiuti senza aver conseguito patente o prendere uno ski-lift senza aver preso neppure una lezione di sci.

Fonte | Marchesini Etologia, Blog di Angelo Vaira

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