Criminali che hanno amato i loro cani (ma non gli uomini): ma è andata veramente così?

Se non indicato espressamente, le informazioni riportate in questa pagina sono da intendersi come non riconosciute da uno studio medico-scientifico.
Dalla sinistra rivoluzionaria all’estrema destra, l’amore verso il proprio animale domestico di due personaggi storici come Lev Trotzkij e Adolph Hitler. Due personaggi senza scrupoli verso gli esseri umani, ma innamorati dei propri cani. Ma è andata davvero così?
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Rubrica a cura di Gaia Cortese
21 Aprile 2020

"Guai a chi mi tocca il cane". È una frase abbastanza comune per chi sente di amare incondizionatamente il proprio fedele amico a quattro zampe. Che detto da un incensurato, lascia comunque abbastanza tranquilli. Detto da chi è conosciuto per avere commesso diversi e gravi misfatti, desta non poca preoccupazione. Questo perché nella storia sorprende che numerosi criminali, autori di delitti e crimini spaventosi, fossero anche proprietari di un cane, tra l’altro amatissimo. Criminali che per quanto provassero un sentimento di affetto nei confronti del proprio animale domestico, non avrebbero battuto ciglio nel commettere un omicidio.

È andata veramente così?

Lev Trotzkij

Prendiamo per esempio, Lev Trotzkij, protagonista della rivoluzione bolscevica, politico e ideologo marxista russo che fece parte del nuovo governo finché non venne espulso dal partito e costretto all'esilio dal suo grande rivale Stalin. Proprio di quest’ultimo, tuttavia, Trotzkij condivideva metodi e idee. Citando le sue parole: “Il proletariato è una classe storicamente in ascesa… La borghesia, all'epoca attuale, è una classe in decadenza… La vitalità storica della borghesia è però colossale. Si aggrappa al potere e non molla la presa. Per questo minaccia di trascinare nella sua caduta tutta la società. Per strapparle il potere dalle mani occorre tagliargliele. Il terrore rosso è l'arma impiegata contro una classe votata a morire e che non vi si rassegna".

Insomma, anche Trotzkij non avrebbe trattato con i guanti di velluto eventuali suoi oppositori. A ucciderlo è stato un sicario inviato da Stalin, tale Ramón Mercader, che mise fine alla sua vita piantandogli una picozza in testa e che, per pura coincidenza, condivideva con la sua vittima un certo amore verso i cani.

Sulla sua vita ha scritto il giornalista e saggista cubano Leonardo Padura Fuentes (“L'uomo che amava i cani”). descrivendolo come un uomo che ha espresso la propria sensibilità unicamente nella relazione con i propri cani: "Il suo debole per questi animali, un’ammirazione a volte esagerata per la loro intelligenza, un fascino per la loro proverbiale fedeltà, mostrano un personaggio che, dietro la travolgente passione politica, manifesta un sentimento che lo avvicina comunque alla razza umana, molto spesso meno fedele e quasi sempre (dobbiamo riconoscerlo) meno intelligente di quella canina".

Adolph Hitler

Anche Adolph Hitler, di cui l’intera umanità conosce i crimini compiuti, amava profondamente i suoi cani. “Posso guardarlo come se guardassi un essere umano” scriveva Hitler riferendosi a Fuchsl, il suo fedele pitbull. L’animale si sedeva accanto a lui durante i pasti e Hitler era totalmente pazzo di lui. Quando durante un viaggio in treno un impiegato offrì al dittatore 200 marchi per il suo cane, Hitler rifiutò l’offerta dicendo che non lo avrebbe venduto neppure per 200mila marchi, ma in poco tempo Fuchsl gli venne rubato (forse dallo stesso impiegato ferroviario).

Esiste anche un numero della rivista americana ‘Times" che ritrae Hitler nelle vesti di "Uomo dell’Anno" con Blondi, l’altro suo amato cane che sostituì nei suoi affetti Fuchsl. Va detto però che Hitler non conosceva limiti e per quanto amasse i suoi animali, ne destinò altri a delle sperimentazioni per poterli impiegare sul fronte bellico.

Anche l'architetto personale del fuhrer, Albert Speer, non a caso soprannominato “l’architetto del diavolo”, viene ritratto in compagnia del suo cane nella casa di Heidelberg. Non si sa fino a dove arrivasse la sua passione per questi animali domestici, ma sicuramente l'architetto fa parte della schiera di criminali condannati nello storico processo di Norimberga.

Certo viene da chiedersi come tali personaggi amassero tanto il proprio cane, senza però farsi il mimimo scrupolo al momento di compiere atti malvagi nei contronti di altri esseri umani.

“Questi personaggi in verità hanno dimostrato di amare solo specifici animali. L'affetto di Hitler prima verso Fuchsl e successivamente verso Blondie,  può avere un senso rispetto alla sua storia – spiega Silvia Nava, psicologa e pet therapist -. Nella maggior parte dei casi si tratta di personaggi squilibrati, che hanno avuto relazioni difficili con i propri genitori, incapaci di avere rapporti con altre persone.

In questo caso l'animale di compagnia diventa un prolungamento della personalità del proprietario dove il cane rispecchia quello che si desidera nell’altro: il cane è fedele, obbedisce ai comandi e diventa agli occhi del padrone, perfetto. il cane non è altro che uno strumento per gestire una relazione di potere, perché il cane fa esattamente ciò che vuole il suo padrone.

Hitler era un uomo che aveva chiuso le relazioni con tutto e tutti, ma deve aver trovato una corrispondenza giusta con quel cane specifico (Fuchsl o Blondie, ma forse un altro cane avrebbe fatto una fine diversa). Il cane è, in questo caso, come un soldato: lo ricorda pure nella postura assunta".

Insomma, senza avere nè l'ambizione nè la pretesa di elevare certi personaggi, mi pare che nessuno si salvi. Se queste persone avessero incontrato sulla propria strada un cane un po' restio all'ubbidienza, forse tutto questo affetto non si sarebbe percepito.

Resta solo da chiedersi cosa avrà percepito Blondie del suo proprietario…

Questo articolo fa parte della rubrica
Con il segno zodiacale dei Gemelli, non potevo avere come unica passione quella della scrittura. Al piacere di spingere freneticamente tasti altro…