Quattro casi umani diagnosticati finora, di cui solo uno sintomatico. Poi infezioni in 107 pool di zanzare e 51 uccelli sparsi sull’intero territorio italiano. È il bilancio aggiornato dall'Istituto Superiore di Sanità dell’attività del virus Usutu in Italia.
Cugino del più noto West Nile, Usutu è un virus di origine africana isolato per la prima volta nel 1959 che ora sta lentamente tentando di sfondare i confini italiani. Ad oggi però puoi stare tranquillo: non c’è alcun allarmismo per quest’infezione virale.
Secondo il professor Massimo Clementi, direttore del Laboratorio di Microbiologia e Virologia all’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano e professore ordinario di Microbiologia e Virologia all’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano, la sua presenza sul territorio nazionale è semmai l’ennesima prova del fatto che il cambiamento climatico, tra le altre cose, sta giocando un ruolo pure nel contatto tra tra l’uomo e "nuovi" virus.
L’ha testimoniato anche una revisione della letteratura scientifica eseguita da un gruppo di ricercatori dell’University of Hawaii a Mānoa e recentemente pubblicata su Nature Climate Change.
Qui gli scienziati hanno osservato come il 58% delle malattie infettive affrontate dall'umanità in tutto il mondo (quindi 218 su 375) a un certo punto sia stato aggravato dal peso dei rischi climatici e di fattori come il riscaldamento, l’estrema siccità e le ondate di caldo, gli incendi e le precipitazioni incontrollabili responsabili di inondazioni, l’aumento del livello dei mari.
Professor Clementi, questo aumento dei contagi da Usutu-Virus rispetto al passato è davvero legato al Climate Change?
Credo sia corretto. Oggi però non possiamo ancora dire che siamo di fronte a un’emergenza, semplicemente perché non c’è. Ci sono davvero pochissimi casi. Credo però che ci debba essere una sempre maggior attenzione verso queste infezioni che ci vengono dal mondo animale e soprattutto da una gestione un po’ disinvolta dell’interfaccia tra uomo, animali e ambiente. Attenzione sì, quindi, ma senza terrore.
Può farci un identikit del virus Usutu?
Il virus Usutu è il cugino di un altro virus più noto, il West Nile. Una volta che entra nel organismo attraverso il sangue, Usutu può infettare diverse cellule, soprattutto del reticolo endoteliale, che è un sistema diffuso nel nostro organismo. Spesso l’infezione non dà sintomi e resta asintomatica, in altri casi la sintomatologia può essere lieve con dolori muscolari e articolari, cefalea e leggero rialzo febbrile. Se invece c’è un’invasione del sistema nervoso centrale si ha una vera e propria meningo-encefalite, cioè l’infezione di meningi ed encefalo. Sono maggiormente esposti a queste forme i soggetti con abbassamento delle difese immunitarie e gli anziani.
Come viene trasmesso?
Il virus viene inoculato dalla zanzara culex pipiens per via parenterale attraverso il sangue. Questi insetti infettano diverse specie aviarie che fanno da veri e propri serbatoi al virus. Ripungendo il volatile in un secondo momento, la zanzara si carica dell’agente virale e pungendo l’uomo lo infetta.
E come ci si può proteggere?
Ad oggi non abbiamo terapie specifiche contro il virus Usutu e nemmeno un vaccino. La protezione, in questo caso, equivale alla prevenzione: bisogna cercare di evitare possibilità di essere punti dalle zanzare.
Oggi in Italia sono stati confermati 4 casi.
Solo uno è sintomatico mentre gli altri stanno bene. A testimonianza che per il momento il virus Usutu è meno patogeno del West Nile.
È l’inizio di un focolaio per il nostro paese?
I casi di Usutu non sono ancora moltissimi però il fatto che ci siano state infezioni e pochissimi casi di malattia grave fa pensare che, come successo in altre situazioni, ci possa essere una crescita in un prossimo futuro. Crescita che comunque già c’è. Perché questi virus – Usutu come West Nile – per la loro presenza e sopravvivenza richiedono delle condizioni ambientali ideali che in Italia si stanno verificando con maggior persistenza: più aumentano le situazioni di caldo estivo, più c’è un incremento dei vettori che trasmettono l’infezione e più questi virus si manifestano.
Un tema come Usutu Virus oggi riempie anche le cronache generaliste e non solo quelle scientifiche, segno di una maggior sensibilità del pubblico post-pandemia. Secondo lei è un segnale positivo?
Se non arriva all’allarmismo lo ritengo un elemento positivo che ci fa anche dire che è opportuna un’informazione corretta. Come nel caso di monkeypox: l’informazione è tutto. Nel caso del vaiolo delle scimmie abbiamo a disposizione tre diversi vaccini che possono essere utilizzati ma è chiaro che serve sapere e quindi comunicare cosa abbiamo davanti, le modalità con cui il virus si diffonde e come ci si può proteggere. E va fatto in modo coretto. Sono convinto che parlare chiaro e informare chi vuoi essere informato paghi sempre.