La situazione del West Nile in Italia: quanti sono i casi e quali zone sono più a rischio

Ad oggi il conteggio è fermo a 15 casi totali e 4 decessi, ma altri tre casi potrebbero essere confermati a breve. È il caso di preoccuparsi?
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Giulia Dallagiovanna 22 Luglio 2022
* ultima modifica il 22/07/2022

Ci sono 15 casi confermati e tre sospetti di West Nile Disease nel Nord Italia. Purtroppo è già stato contato anche qualche decesso, ma si rimane per ora lontani dai numeri registrati nel 2018, quando i casi totali furono 365. Bisogna dire che nella maggior parte degli episodi, chi entra in contatto con il virus può non accorgersene perché i sintomi risultano molto lievi o del tutto assenti. Solo nell'1% delle persone colpite si sviluppa un'infezione grave. Come forse già saprai, questo patogeno viene trasmesso da una zanzara. Quello che invece forse ancora non è stato comunicato in modo chiaro è che il cambiamento climatico sta favorendo anche l'aumento dei contagi da questo tipo di virus.

Cos'è

La West Nile Disease è una malattia provocata dal virus West Nile, isolato per la prima volta in Uganda nel 1937. Oggi questo patogeno è diffuso praticamente in tutti i continenti, Europa compresa. In Italia lo si trova soprattutto attorno all'area del Po, ma alcuni casi sono emersi nel tempo anche in Toscana.

Viene veicolato da una zanzara piuttosto comune nel nostro Paese, di tipo Culex pipiens e Culex modestus. Ma il serbatoio naturale di questo patogeno sono gli uccelli migratori, che dal Nilo giungono fino al Po e stazionano nelle aree più umide e pianeggianti della Penisola. Possono contrarla anche mammiferi e altri animali, compresi cani, gatti e conigli. I primi casi sintomatici registrati in Italia, in effetti, furono nel 1998 e riguardarono dei cavalli nell'area di Padule di Fucecchio, la più estesa palude interna italiana che si estende tra le province di Pistoia, Lucca, Firenze e Pisa.

È dal 2008 invece che si ha notizia di infezioni trasmesse anche all'uomo ed emerse in forma sintomatica, soprattutto nella zona del Delta del Po. Per arrivare infettare l'essere umano, la zanzara, oltre che aver contratto lei stessa il virus, deve aver già raggiunto l'età adulta.

A quel punto, devi sapere che il periodo di incubazione può andare dai 2 ai 14 giorni circa e che la maggior parte delle persone, in realtà, non manifesta nessuna infezione in forma sintomatica. Il che significa che nel corso della vita potresti aver contratto anche tu la West Nile, senza essertene nemmeno accorto. In circa il 20% dei casi, invece, emergono segnali come febbre, mal di testa, dolore muscolare e articolare, rash cutanei (su tronco ed estremità), congiuntiviti, nausea, dolori addominali, diarrea e difficoltà respiratorie. Il pericolo vero, però, riguarda meno dell'1% dei casi e sono quei pazienti che sviluppano anche meningite, encefalite o paralisi flaccida acuta. È in queste situazioni che si parla di forme neuroinvasive e in cui, purtroppo, possono verificarsi anche dei decessi.

I casi in Italia

L'ultimo bollettino dell'Istituto superiore di sanità riporta di 15 casi totali, segnalati tra l'inizio di giugno e il 19 luglio 2022, di cui:

  • 9 si sono manifestati in forma neuroinvasiva (4 in Emilia-Romagna, 3 in Veneto e 2 in Piemonte)
  • 5 dono stati identificati in donatori di sangue (2 in Lombardia, 3 in Veneto)
  • 1 caso per ora è semplicemente sintomatico (in Veneto)
  • 4 persone sono decedute (2 in Veneto, 1 in Piemonte e 1 in Emilia-Romagna)

Altri tre casi sono in attesa di conferma. Si trovano tutti in Veneto e hanno sviluppato una forma neuro-invasiva. Purtoppo due di loro sono già deceduti.

Tieni presente che in questo conteggiano rientrano solo quei pazienti che hanno manifestato la malattia in modo sintomatico ed è anche per questo motivo che il numero dei morti appare particolarmente impattante sul totale dei positivi.

Dobbiamo preoccuparci?

Come forse avrai già intuito, non è il caso di allarmarsi. Lo stesso Istituto superiore di sanità conferma che il numero dei casi emersi è "leggermente più alto, ma comunque confrontabile, rispetto a quelli registrati negli altri anni non epidemici, e lontano dai valori osservati nel 2018". Ma cos'era accaduto in quell'anno? Andando a ripescare i report di quel periodo, si legge che la trasmissione era iniziata prima rispetto agli anni precedenti e che già al 16 giugno si contava un paziente confermato in Italia. Alla fine della stagione estiva, il totale fu di 365 casi, 148 forme neuroinvasive e 19 decessi.

Nel 2018 furono registrati 365 casi in totale e 19 decessi

Questo ci dimostra che il virus non è un ospite nuovo nel nostro Paese e infatti dal 2002 è attivo il Piano nazionale di sorveglianza specifico per la West Nile allo scopo di monitorare l'introduzione e la circolazione del patogeno. Questo significa, ad esempio, che nelle regioni in cui sono emerse persone infette, tutte le sacche di sangue donato e gli organi per i trapianti vengono testati anche per la West Nile.

Cosa c'entra il cambiamento climatico

La zanzara che in Italia trasmette il virus della West Nile è una specie molto comune nel nostro Paese. Non è insomma un insetto importato dall'estero. Il problema, però, è che il caldo ne accelera il ciclo vitale, facendola diventare adulta più in fretta. In questo modo è in grado di infettare con settimane di anticipo rispetto a quanto accadeva prima. "Il cambiamento del clima rischia di portarci più casi", ha confermato Fabrizio Montarsi, dirigente del laboratorio di parassitologia, micologia ed entomologia sanitaria dell'Istituto Zooprofilattico sperimentale delle Venezie.

Lo stesso patogeno, inoltre, tende a replicarsi più rapidamente con le alte temperature. Il risultato è che se di norma gli insetti positivi al West Nile vengono trovati a partire da fine giugno, quest'anno sono comparsi già all'inizio del mese.

Estati caldissime e inverni poco freddi potrebbero inoltre favorie l'arrivo della zanzara Aedes aegypti, in grado di trasmettere virus tropicali ben più pericolosi, come la febbre Dengue o la Chikungunya. Entrambe le infezioni ad oggi vengono riscontrate solo in pazienti di ritorno da viaggi in Paesi a rischio. Ma gli esperti monitorano con attenzione la situazione climatica nelle regioni del sud, che potrebbero diventare la casa ideale per l'insetto.

Come si previene la West Nile?

Prevenire la West Nile significa, nel concreto, evitare di essere punti dalle zanzare. Un'operazione praticamente impossibile, soprattutto per chi vive nelle aree più umide dell'Italia, ad esempio la Pianura Padana. Il consiglio quindi è di ridurre il più possibile il rischio, indossando abiti leggeri ma con pantaloni o maniche lunghe e utilizzando i classici repellenti che vi sono in commercio. Se poi hai un balcone o un giardino, ricorda di svuotare i sottovasi almeno una volta a settimana e, se possibile, evita di lasciarli pieni di acqua. I comuni delle regioni più interessate inoltre dovrebbero effettuare il monitoraggio e la disinfestazione, che miri a ridurre la popolazione di zanzare presenti sul territorio.

Fonti| Istituto superiore di sanità; Ministero della Salute;

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