Che cos’è una Cop e quali sono i suoi obiettivi?

Il prossimo novembre si terrà a Dubai la Cop28. Ma che cosa significa esattamente Cop? E perché ha un ruolo così importante?
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Francesco Castagna 7 Novembre 2023

Sapevi che ogni anno tutte le nazioni che fanno parte dell'Onu si riuniscono per una conferenza in cui si parla di clima, salute globale ed economia? Se non eri a conoscenza di questo evento sappi che, a cavallo tra novembre e dicembre, solitamente si tiene la COP, il summit delle Nazioni Unite in cui si discutono le politiche da mettere in atto a livello globale per contrastare il riscaldamento globale e i relativi effetti dei cambiamenti climatici. All'evento partecipano diverse figure, ognuna fondamentale per il ruolo che riveste e le sue relative funzioni: ministri dell'Ambiente, inviati speciali per il Clima, ambasciatori, e i cosiddetti "sherpa", ovvero la diplomazia internazionale.

Durante la Cop i Paesi membri delle Nazioni Unite si riuniscono ai tavoli di discussione per avanzare proposte su come affrontare temi legati alla riconversione delle industrie, della finanza, su come intervenire per garantire una sicurezza alimentare nei Paesi più deboli e su come fronteggiare l'innalzamento della temperatura, per contenerlo entro 1,5°C, come stabilito dagli Accordi di Parigi del 2015. Quest'anno la Cop si terrà a Dubai, negli Emirati Arabi Uniti, e il Presidente del summit sarà Ahmed Al Jaber, CEO di Adnoc e ministro dell'Industria e delle Tecnologie avanzate.

Che cos'è

Se ti stai chiedendo cosa significhi la sigla "Cop", sappi che è l'acronimo di Conference of Parties, ossia Conferenza delle Parti: si tratta della riunione annuale dei Paesi che hanno ratificato la Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici (Unfccc, sigla che sta per United Nations Framework Convention on Climate Change).

La Convenzione è un trattato internazionale in materia ambientale che fu firmato durante il Summit della Terra tenutosi a Rio de Janeiro nel giugno del 1992.

Già allora si parlava della necessità di ridurre drasticamente le emissioni dei gas serra per frenare il riscaldamento globale. Il trattato però non poneva dei limiti giuridicamente vincolanti, ma prevedeva la stipula di protocolli che avrebbero fissato degli obiettivi precisi: il più importante di questi è il protocollo di Kyoto, che fu adottato al termine delle intense trattative portate avanti in occasione della Cop3 nel 1997.

Devi sapere che la prima Cop si è svolta però a Berlino nel 1995, e da allora la strada delle negoziazioni sul clima è stata costellata di fallimenti (come nel caso della Cop15 di Copenhagen nel 2009) e di successi (come nel caso della Cop21 di Parigi nel 2015, da cui uscì una pietra miliare nella lotta contro i cambiamenti climatici come appunto l'Accordo di Parigi).

Obiettivi

Sei anni fa a Parigi avvenne qualcosa di eccezionale, per certi versi: tutti i Paesi che aderivano all'Unfccc decisero di collaborare per contenere il riscaldamento globale ben al di sotto dei 2 gradi, puntando a limitarlo a 1,5 gradi rispetto all'epoca pre-industriale. L'Accordo di Parigi fu salutato come un traguardo storico, ma per il momento le promesse sono ancora lontane dall'essere mantenute.

Nel 2015 ciascun Paese si impegnò a creare un piano nazionale indicando i propri obiettivi di riduzione delle emissioni di gas serra. Questi piani vengono definiti Nationally Determined Contributions (in sigla Ndc). I Paesi concordarono che ogni cinque anni avrebbero presentato un piano aggiornato che rifletteva la loro massima ambizione possibile in quel momento per quanto riguarda il contrasto alla crisi climatica. Ecco, tra poche settimane i Paesi sono chiamati a presentare al vertice di Glasgow (ritardato di un anno a causa della pandemia, come dicevamo prima) proprio i loro Ndc aggiornati.

Il punto è che da una parte ci sono Paesi – in prima fila troviamo l'Unione Europea e gli Stati Uniti – che mostrano quanto meno di voler proseguire lungo la strada di una decarbonizzazione da perseguire in tempi relativamente brevi. Ce ne sono altri invece che presentano piani di riduzione delle emissioni a dir poco irrisori e che non stanno facendo abbastanza per ridurre l'utilizzo di combustibili fossili: Russia, India, Australia, solo per citarne alcuni. Mettere d'accordo gli interessi di tutti è un'operazione molto complicata. Per questo basta davvero poco per far naufragare una Cop. Solo che, come ci ricorda l'ultimo rapporto dell'Ipcc, il tempo per invertire la rotta è sempre meno e non possiamo più permetterci un nulla di fatto.

La Cop26 e la Cop27 hanno poi introdotto nuovi obiettivi per la tutela ambientale e il contrasto al riscaldamento globale. Se la prima aveva introdotto per la prima volta un patto per l'uscita dal carbone, la seconda Cop27 è stata centrale per il fondo Loss and Damage. Ma cosa uscirà dalla prossima Cop?

(Scritto da Federico Turrisi il 28 settembre 2021;
modificato da Francesco Castagna il 7 novembre 2023)