Climate Strike a Brescia: la storia di Cristina, l’insegnante che lotta contro il cambiamento climatico

L’ondata di #ClimateStrike, gli scioperi del venerdì contro il cambiamento climatico, arriva questo venerdì anche a Brescia. L’organizzatrice è un’insegnante delle scuole elementari, Cristina, sempre più convinta che il cambiamento sia nelle mani dei più giovani.
Entra nel nuovo canale WhatsApp di Ohga
Gaia Cortese 1 Febbraio 2019

Cristina è un’insegnante della scuola primaria Andersen di Gardone Val Trompia, in provincia di Brescia. Una maestra delle elementari che oggi, alle 12.30, forse al termine della sua lezione a scuola, organizza il primo sciopero del clima in Piazza della Loggia a Brescia, sulla scia dei sempre più numerosi #FridaysForFuture. Come lei stessa scrive sulla pagina Facebook Nelle nostre mani, la motivazione di questo sciopero è la stessa che muove i vari Climate Strike in Italia e all’estero: “Sui passi di Greta Thumberg, per chiedere alle Istituzioni di agire in modo coerente e urgente per affrontare le gravi problematiche ambientali ed in particolare per affrontare i cambiamenti climatici in corso".

Cristina ha sempre avuto a cuore le problematiche ambientali, ma in particolare rimane colpita quando poco più di due mesi fa segue nella propria città una conferenza del climatologo e metereologo Luca Mercalli dal titolo “Cambiamenti climatici e ambientali: il più grave problema del nostro futuro ignorato e sottovalutato".

La questione è quella dell’aumento della temperatura. Nell’ultimo secolo, infatti, la terra si è riscaldata di un grado. In particolare negli ultimi anni, dal 2003 in poi, l’aumento della temperatura media è stato costante e l’estate 2018, quella che ha spinto Greta Thunberg a iniziare il suo sciopero per il clima, è stata la quarta più calda degli ultimi 250 anni, nonostante non ci siano stati particolari picchi di temperatura.

“Sono un’insegnante alla scuola primaria e mi sono sempre adoperata per la sensibilizzazione nei confronti dell’ambiente perché è una parte cruciale e trascurata della nostra cultura. E invece, anche quando se ne parla, per esempio in televisione, l’atteggiamento diffuso è quello di spegnere o cambiare canale  – spiega Cristina, organizzatrice del Climate Strike a Brescia -. Sono convinta che sia necessario scuotere le persone perché il problema non fa parte solo della legislazione, ma della coscienza di tutti. “Crisi” e “panico” sono le parole più usate da Greta, ma gli scienziati ce lo stanno dicendo almeno da un ventennio che si sta superando il punto di non ritorno e che gli effetti dei cambiamenti climatici saranno devastanti sull’umanità intera”.

“Greta è arrivata al cuore delle persone perché è lucida e ha bene chiaro quello che sta facendo e quello che tutti noi dovremmo pretendere venga fatto – continua Cristina -. Greta ha la Sindrome di Asperger, un disturbo che causa alcune difficoltà nella comunicazione e in alcuni casi problemi legati al comportamento sociale, simile all’autismo. Le persone affette da questa patologia, quando credono fermamente in qualcosa procedono come arieti; non dimentichiamoci che la stessa Temple Grandin, a cui venne diagnosticata la Sindrome di Asperger fu la prima ad occuparsi e a riorganizzare gli allevamenti intensivi delle mucche curandosi del loro benessere e della qualità della loro vita prima di arrivare inevitabilmente al macello”.

Bisogna dire ai bambini di andare a vederli i ghiacciai descritti sui libri di geografia, perché tra qualche decennio potrebbero non esserci più.

Proprio come Greta, altri adolescenti si stanno facendo notare per le loro azioni a salvaguardia dell'ambiente: da Nadia Sparkes, la tredicenne inglese diventata “famosa” per la sua abitudine ambientalista di raccogliere i rifiuti per strada nel percorso da casa a scuola a José Adolfo Quisocala che ha istituito il Banco dell’Estudiante, una banca che ha come moneta corrente i rifiuti riciclabili: i bambini che qui consegnano bottiglie di plastica e altro materiale riciclabile in cambio ottengono dei soldi sui loro conti correnti da usare per l’istruzione futura.

“Sembra che il cambiamento sia segnato dai piccoli che forse sono più lucidi di noi – spiega Cristina – . I bambini sono molto attenti e sensibili, forse sono più gli adulti a casa che rischiano di diventare un po’ insofferenti ad alcuni discorsi o esempi pratici per il rispetto dell’ambiente. Eppure non ha senso comprare ogni anno libri nuovi dove vengono descritti i ghiacciai e le nevi perenni, senza leggervi sopra nessuna criticità. Bisognerebbe dire ai bambini di andare a vederli i ghiacciai perché, avanti di questo passo, sono destinati a scomparire del tutto. Ma i ghiacciai sono anche le nostre riserve idriche e se spariscono quelli, siamo finiti”.

D’altronde non si allontana dalle idee di Cristina, un altro insegnante, Massimo Mainardi, professore di lettere, storia e geografia alla Scuola media Carozza di Salsomaggiore Terme: "Da anni ormai ho abolito i programmi di geografia per parlare di cambiamenti climatici. Ogni venerdì andiamo a fare chiasso per le vie della città, per farci vedere davanti al municipio o alle terme. L’ho chiesto naturalmente prima ai genitori, che hanno detto tutti sì. Anche perché così i miei ragazzi sono più preparati degli altri, non studiano la geografia astratta".

Conclude Cristina: "Dobbiamo dare il tempo alla terra di smaltire tutta la C02 che è stata prodotta dall’uomo. In questo momento il Pianeta è come una persona che ha fatto chemioterapia. Ci sono persone che muoiono di tumore, altre si salvano, ma inevitabilmente, conducono poi una vita più delicata. La speranza è che la Terra si salvi".

Cristina e altri sostenitori dello sciopero contro il cambiamento climatico, oggi riuniti in Piazza della Loggia a Brescia.